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prevenzione e sicurezza

Non c'è tempo da perdere per alzare il muro contro l'abuso di fentanyl

Ferdinando Cancelli

Il Piano nazionale di prevezione tenta di arginare la diffusione e il commercio dell'oppiode sintetico che sta distruggendo l'America e che da poco è comparso anche in Europa

Il 9 maggio scorso si è svolta a Roma la conferenza stampa sull’aggiornamento delle attività previste dal Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici. Era presente tra gli altri anche Carlo Locatelli, il direttore del Centro antiveleni dell’Istituto Maugeri di Pavia. Per rendersi conto dell’importanza del tema è necessario fornire qualche elemento. Le sostanze stupefacenti o psicotrope alterano l’attività del sistema nervoso centrale con modalità diverse a seconda del tipo di molecola: si va dall’effetto allucinogeno di sostanze come l’Lsd, dietilammide dell’acido lisergico, all’effetto stimolante di cocaina e amfetamine, all’effetto deprimente come quello esercitato dall’eroina e dagli oppiacei. A quest’ultimo gruppo appartiene il fentanyl, un oppioide sintetico con impiego analgesico o anestetico, da 50 a 100 volte più potente della morfina e da 30 a 50 volte più potente dell’eroina.

  

Il fentanyl, normalmente utilizzato in cerotti transdermici a rilascio controllato, è un farmaco fondamentale nella terapia del dolore e in medicina palliativa, spesso prescritto in situazioni di dolore intenso, di difficoltà ad assumere altri oppiacei per via orale e per pazienti affetti da insufficienza renale, vista la sua farmacocinetica favorevole in questi casi. Il fatto che possa essere usato per scopi diversi e voluttuari distraendolo dal mercato farmaceutico o producendone clandestinamente degli analoghi rende ancor più insidioso il pericolo che rappresenta. In forma liquida (per spray o colliri) o in polvere lo possiamo trovare associato a droghe “classiche” come eroina, cocaina e metamfetamine. Spesso compare sul mercato illegale nella forma di derivati come alfentanyl, sufentanyl, remifentanyl che hanno già provocato in Europa, soprattutto in Germania, numerose intossicazioni e decessi, alcuni dei quali anche nel nostro paese. Gli effetti di un’intossicazione sono quelli classici di un sovradosaggio di oppioidi: sedazione, sonnolenza, confusione mentale, nausea, vomito, vertigini, fino alla depressione respiratoria, all’incoscienza e, nei casi più gravi e non trattati, alla morte. Una dose molto piccola, pari a 2-3 millesimi di grammo, può, se inalata o assunta in altro modo, anche attraverso la cute, causare la morte. Pensiamo che uno dei comuni cerotti utilizzati per il trattamento del dolore rilascia in 24 ore 600 microgrammi, cioè meno di 1 mg di sostanza, comunque già equivalente a circa 60 mg di morfina assunta per bocca. I numeri aiutano a comprendere come, anche per le forze dell’ordine impegnate nel contrasto del fenomeno, sia pericoloso maneggiare la sostanza e di conseguenza le precauzioni che si devono prendere.

  

Il mercato primario del fentanyl e dei suoi derivati è rappresentato dagli Stati Uniti dove il consumo illegale di oppioidi rappresenta una vera e propria emergenza nazionale. Provenienti per lo più da laboratori clandestini in Messico, Colombia e Asia, nel 2022 queste sostanze sono state sequestrate dalla Drug Enforcement Administration (Dea) in quantità strabiliante: 6 tonnellate di polvere e 59,6 milioni di compresse contraffatte, calcolando qualcosa come quasi 400 milioni di dosi potenzialmente letali che avrebbero invaso il mercato. Purtroppo la quota sfuggita ai sequestri è da immaginare altrettanto cospicua, visto che nello stesso anno si sono registrati sempre negli Stati Uniti e secondo il Center for Disease Control (Cdc) di Atlanta 73000 decessi da oppioidi sintetici. In Europa senza dubbio per il momento i numeri sono di molto inferiori (137 decessi registrati nel 2021) ma l’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (Emcdda) segnala un costante aumento di oppioidi di sintesi provenienti da laboratori clandestini cinesi ma anche europei. Il controllo del fenomeno, sebbene il prof. Locatelli abbia affermato in conferenza stampa che l’Italia è ben preparata sia a livello organizzativo che scientifico, resta difficile per vari motivi: anche in caso di decesso la concentrazione della sostanza resta nel circolo molto bassa e difficile da rilevare in laboratorio, i volumi che gli spacciatori devono trasportare sono molto piccoli e facili da occultare rispetto a molecole meno potenti, i laboratori attrezzati per le indagini tossicologiche del caso sono pochi.

  

Il Piano nazionale di prevenzione si articola in vari punti: dal potenziamento dei controlli per impedire l’accesso, la diffusione, la circolazione illecita e la diversione della sostanza per usi non sanitari, al monitoraggio del web che è il più grande mercato anche per queste sostanze, alla sensibilizzazione di istituzioni e cittadini, alla standardizzazione di procedure di laboratorio efficaci, alla formazione degli operatori sanitari, sociali, delle forze di polizia. Il fentanyl, come più in generale gli oppiacei, ha un antidoto: è il naloxone. Il Piano nazionale prevede anche un migliore approvvigionamento e distribuzione di questo farmaco, l’unico in grado di bloccare gli effetti letali come la depressione respiratoria. Il documento messo a punto dagli organi istituzionali termina con una parte dedicata alla gestione di un’eventuale emergenza dovuta all’irrompere sul mercato illecito di grandi quantità di fentanyl e derivati, nella speranza che una molecola così utile continui a restare confinata al sollievo del dolore di tanti pazienti ai quali la prescriviamo quotidianamente.

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