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l'intervista

Scajola: “Difendo Toti e non mi candido governatore in Liguria” 

Francesco Gottardi

"L’inchiesta non torna e arriva a ridosso delle europee: così la gente non andrà più a votare. In un sistema democratico è pericoloso pensare che una qualunque istituzione, dalla regione al governo, possa cadere con un mandato d’arresto", dice l'ex ministro e attuale sindaco di Imperia

L’arresto di Giovanni Toti “getta discredito sulla politica con la P maiuscola”, dice al Foglio Claudio Scajola. “L’inchiesta non torna, fa male a tutte le istituzioni e arriva a ridosso delle europee: così la gente non andrà più a votare”. E il vuoto di potere che si spalanca in Liguria? “Io ho già dato, mi batto per l’europeismo di Forza Italia”. Magari non il solo. “FdI nel Ppe? Meloni si sta muovendo bene”.

Tra Toti e Scajola esistevano sfumature forziste, divergenze politiche. “Siamo stati distanti per tanto tempo”, riconosce il sindaco di Imperia. Eppure oggi usa tre volte la parola dolore. “Lo ribadisco. Il dolore quando apprendi che una persona con cui collabori è stata arrestata. Il dolore per una persona che ritengo per bene e onesta. Ma soprattutto, da uomo delle istituzioni, il dolore per uno scenario esacerbante: chi dà la colpa alla magistratura da una parte, chi alla politica corrotta dall’altra. Questo dibattito fa male a tutti, comunque la si pensi”. E arriva a meno di un mese dalle elezioni. “Tanti aspetti non mi convincono. Se si tratta di imputazioni legate al triennio 2020-22 rimpiango il vecchio codice, quando le inchieste avevano un tempo massimo per essere svolte. Ora invece tengono sotto scacco le persone. Sono interminabili, eppure non possono aspettare venti giorni in più: procedure del genere non portano  che discredito dell’opinione pubblica e dunque l’allontanamento della medesima dal voto. Capite  i miei interrogativi”.

L’empatia di Scajola viene dall’esperienza. Ha avuto a suo carico 14 procedimenti giudiziari: una sola condanna in primo grado. Per il resto assoluzioni, archiviazioni, prescrizioni. “Stiamo attenti a non cascare nell’ennesimo processo mediatico”, il monito dell’ex ministro. “A leggere certi articoli sembra che Toti sia intervenuto per arricchire il suo patrimonio. Non è così. Eppure i titoli fanno intendere questo, mica i bonifici nei confronti del suo comitato. Bonifici dichiarati, badate bene”. C’è chi non vedeva l’ora di gridare alla nuova Tangentopoli. E c’è chi rilancia, come Scajola. “Come si può pensare che le campagne elettorali non abbiano dei costi? Allora nasce un problema: dobbiamo tornare al finanziamento pubblico ai partiti. E fare chiarezza legislativa su ciò che è lecito e ciò che è illecito, senza lasciare discrezione ai singoli magistrati”.

Che si tratti di corruzione o regolari finanziamenti, lo stabilirà la giustizia. Ma ci vorrà tempo. E intanto il mandato di Toti sembra segnato. “Non so quali saranno le sue prossime mosse”, continua il sindaco. “Ma in un sistema democratico è pericoloso pensare che una qualunque istituzione, dalla regione al governo, possa cadere con un mandato d’arresto”. In caso di posto vacante, il centrodestra ligure può pensare a Scajola? “Quel che ho dato ho dato, quel che ho avuto ho avuto, quel che ho sofferto ho sofferto. Siccome sono un convinto europeista, quel che ancora cerco di fare è sostenere Forza Italia in questa direzione”, firmando per primo, insieme ad Antonio Tajani, il manifesto che mette il civismo a sostegno del partito. “Ora come ora c’è bisogno di un’Italia più forte, in un’Europa più forte”. Scajola ebbe un ruolo cruciale per l’ingresso forzista nel Ppe, quasi trent’anni fa. Presto potrebbe toccare anche a FdI? “Siamo ancora in una fase di transizione: apprezzo il faticoso lavoro di Giorgia. Com’era stata l’ambizione di Berlusconi, servirà però mettere insieme le cose che uniscono e le persone con qualità”. Ce ne sono, fra i meloniani? “Per adesso fermiamoci qua”.
Francesco Gottardi

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