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L'intervista

“Premierato? La solita recita tra maggioranza e opposizione. Ma la riforma si farà”. Parla Gasparri

Ruggiero Montenegro

"Dall'opposizione solo accuse strumentali. Ai nostri parlamentari dico di fare attenzione ai pareri degli esperti, soprattutto quelli favorevoli", dice il capogruppo in Senato di Forza Italia, che invita la maggioranza a non esasperare i toni

Siamo alle solite. “Quelli urlano che la democrazia è minacciata e noi urliamo un’altra cazzata. Una bella recita”. E’ il gran teatro delle riforme costituzionali secondo Maurizio Gasparri. Il senatore invita la maggioranza a non esasperare troppo i toni perché, lascia intendere, non ce n’è bisogno. Questa volta in cartello c’è il premierato, con le classiche polemiche tra destra e sinistra. Gasparri, che idea si è fatto? “E’ un po’ come il dibattito sulla par condicio, come la discussione sul picco influenzale a gennaio o come quella sulle code in autostrada ad agosto”. Un botta e risposta tanto prevedibile, quanto noioso. “Con questa riforma istituzionale è uguale, il solito gioco delle parti. L’ho detto anche ai miei”.

Dopo nove legislature e un passaggio da ministro delle Telecomunicazioni, oggi Gasparri è capogruppo di Forza Italia in Senato. Conosce i palazzi romani ed è convinto che alla fine il premierato si farà. Nel frattempo però meglio non prestare il fianco all’avversario. “Ho pregato i nostri amici, i nostri parlamentari, a guardarsi bene prima di tutto dai pareri favorevoli degli esperti, sono quelli a complicare le cose”. Va bene la bagarre politica insomma, ma senza esagerare. “Questa riforma, d’altra parte, è un qualcosa che esiste già da 30 anni, sin da quando Berlusconi è sceso in campo, contro Prodi e poi contro Rutelli o Bersani. Da allora i cittadini pensano con il proprio voto di scegliere il premier. La Costituzione è in ritardo sulla coscienza popolare, che questa riforma l’ha già maturata. Ora si tratta solo di dare forma a tutto questo”, spiega Gasparri al Foglio. Il senatore comunque non pare troppo preoccupato dalle opposizioni. “Muovono accuse strumentali, vedono l’arrivo di Attila e il ritorno del fascismo. Ma in fondo non ci credono nemmeno loro, sono francamente esagerati. Per non parlare dei professori di sinistra, un po’ parrucconi, con i loro allarmi democratici. Questa riforma è il minimo sindacale. Io, come tanti altri, avrei voluto l’elezione diretta del presidente della Repubblica, con poteri all’americana. Ma non si può fare perché qualcuno si spaventa”. E però è stata proprio la premier Meloni a metterci il carico, definendo il premierato “la madre di tutte le riforme”. Sarà per questo che si sono spaventati? “Macché, hanno paura delle democrazia diretta. Quando abbiamo proposto il presidenzialismo vero e proprio, la sinistra ha rilanciato con il premierato. Adesso che l’elezione diretta del premier è in campo, parlano di cancellierato tedesco. Se li seguissimo anche su questo modello si inventerebbero un’altra cosa ancora, ci chiederebbero pure i rigatoni all’amatriciana. Così magari se fanno una magnata e passa la paura”, scherza il senatore. “Non si spaventino. Ripeto: è una riforma che nei fatti esiste da anni, è il Parlamento a essere in ritardo”. 

Proprio ieri intanto la commissione Affari costituzionali del Senato è tornata a riunirsi per esaminare una serie di emendamenti, alcuni dei quali proposti dai partiti di minoranza. Si discute delle dimissioni del premier e di norme anti-ribaltone. L’obiettivo è che i lavori della commissione si chiudano entro aprile, così da portare in aula il testo a maggio e ottenere un primo risultato concreto da spendere in campagna elettorale. “Mi sembra si stia andando verso un buon punto di caduta”, ragiona Gasparri: “Ho fiducia nei colleghi in commissione, ne ho meno verso i presunti esperti che vogliono sabotare la riforma. Poi se ci sono degli aggiustamenti da fare, perché no. Ci sarà di sicuro il tempo e il modo. Ora l’importante è non fermare il treno”.

Resta il nodo dei poteri del presidente della Repubblica, che il nuovo disegno costituzionale va inevitabilmente a toccare. “Di certo il premier avrà una maggiore capacità di incidere sullo scioglimento del Parlamento – argomenta l’ex ministro – Ma il capo dello stato, ormai da anni, anche per via della crisi del sistema politico, svolge un ruolo molto superiore a quello che la Costituzione gli affida. Noi vogliamo finalmente correggere questo aspetto. Ho visto presidenti della Repubblica operare perché ci fosse un governo al posto di un altro, anche se quest’ultimo era legittimato dal voto”. Di chi parla? “Quando sarà passato abbastanza tempo, accanto agli episodi ci metterò anche nomi e cognomi”. Nel frattempo non ci resta che aspettare il referendum costituzionale. E’ davvero inevitabile o c’è ancora margine per coinvolgere le opposizioni? “Temo sia inevitabile, le opposizioni devono recitare la loro parte, li capisco. Ma – conclude Gasparri – sarà una consultazione molto facile per noi: democrazia o intrighi di palazzo? Abbiamo già pronti anche gli slogan”. Auguri. 

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