Il colloquio

Parla Conte: "Il Pd ha ridotto il caso Salis a un balletto mediatico. Non è Tortora. No alle primarie a Bari"

Carmelo Caruso

"Gettata nel casting della candidature, l'idea di candidarla è stata una sgrammticatura. Il M5s ha seguito quanto chiesto dal padre. C’è un rischio di alimentare la reazione degli ungheresi". Le cartoline del leader del M5s

Questi sono i francobolli di Giuseppe Conte. La mancata candidatura di Ilaria Salis con il Pd? “Un balletto mediatico, una sgrammaticatura”. Il suo trattamento in Ungheria? “L’azione del governo è blanda”. Il caso Salis? “Non è il caso Tortora”. Dal Transatlantico. Presidente Conte? “Ma che piacere. Sedetevi. Purtroppo ho poco tempo. Vado a Bari”. Mandiamo delle cartoline a Schlein? “Non posso parlare ma posso ascoltarvi. Siete così gentili da farmi una rassegna, da Foglio, dei principali fatti?”. Siamo nati per questo, Radio Conte 24. Il “caso” è la rinuncia di Salis a correre con il Pd. Presidente? “Vi prego, non trascinatemi”. La sua opinione? “Che ne pensate?”. No, presidente. Cosa ne pensa lei?  “Se proprio devo…”. La seguiamo fino al binario. “Dare alito politico, lasciare intendere  di candidarla, far crescere l’aspettativa, non ha giovato. Sono fortemente preoccupato per il papà Salis di cui rispetto la tenace battaglia”.

 
Papà Conte cosa avrebbe fatto con Ilaria Salis? “Sicuramente non ne avrei fatto un simbolo e lo dico a sua tutela, perché non essendo Ilaria Salis un caso Tortora rischiamo di alimentare la reazione dell’Ungheria. Questa vicenda della candidatura mancata ha riflessi negativi”. Potrebbe accanirsi l’Ungheria? “C’è un rischio di alimentare la reazione degli ungheresi. Chiedono punizioni esemplari anche perché ispirate a motivazioni politiche”. Il presidente Conte si allenta la cravatta circondato dai suoi viceconti, i parlamentari, che lo omaggiano e lui: “Grazie, cari. Grazie”. Quando si muove ha i suoi nobili comunicatori che annotano e divulgano il suo pensiero meridiano. Il Conte di Appula, nato a Volturara, usa termini come “alito”, “ammonito”, “agone”, “giovato”, “blando”. Uno dei suoi allievi ci offre caramelle Tabù per sciogliere la lingua. Il Conte totem dice “che il M5s è diverso” e che lui non si candida in Europa come vogliono fare altri leader. Lo vogliono fare Meloni e Schlein. Il presidente ci interroga: “Ne conviene pure lei che non è corretto prendere in giro gli elettori? Candidarsi e non andare in Europa è un inganno. C’è un’ansia da candidature. Ne conviene?”.

 

Conte anche al barista della buvette riesce a dire: “Ne conviene che il toast è un po’ freddo?”. Il barista piegato da così tanta altera lingua risponderebbe: “Presidente, ne convengo e rilancio. Il toast non lo paga e le offro pure la spremuta”. Presidente, se lei è d’accordo dobbiamo continuare a parlare della questione. “Come lei sa, non vorrei”. Ma il caso Salis è un caso giudiziario, ne conviene? “Questo è vero”. Ne conviene che è materia sua? “Sono un professore di diritto”. Il grande Enzo Tortora disse dove “eravamo rimasti”. Ecco, presidente, eravamo rimasti ai “giochi di ruolo” di un partito…  Diceva che la preoccupano, è corretto? “Sì, mi preoccupano questi giochi della politica su un caso giudiziario. Sono giochi che non lasciano presagire nulla di buono per la diretta interessata”. Presidente, ma sul serio a lei non era venuta in mente questa candidatura alla Tortora? “Le ripeto, noi del M5s siamo diversi”. Presidente, elude? “Mi hanno colpito le parole del padre di Ilaria. Noi del M5s abbiamo da subito rispettato le indicazioni del babbo che invitava a non strumentalizzare il caso sul piano politico”. Pure Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana, alla Camera dice che “non si scherza con la pelle di Ilaria Salis”.

 

Conte che è braccato, arriva pure il Taruffi a salutarlo, sì, il Taruffi del Pd, il responsabile organizzazione di Schlein, a cui il presidente schiaccia l’occhio, è costretto a interrompere il suo ragionare. Il Taruffi gli dice che ha parlato con Paola (non può che riferirsi a Taverna, la sua omologa nel M5s) e che va “tutto bene, quasi chiusa” al che, Conte, come un padreterno, risponde al Taruffi, “caro, lavoriamo, vediamo”. La nostra conversazione subisce una pausa imprevista. Questi ragazzacci del Pd riescono a rovinare pure le convergenze poco parallele tra Foglio e Conte. Il presidente è tentato. “Come sa, io dovrei andare. Gli impegni”. Presidente, non prima di aver ragionato con noi sul comportamento del Pd. Ne conviene? “Convengo. In questa vicenda non ha brillato la sinistra. Il balletto ha finito per gettare il nome di Ilaria nel casting delle candidature e quindi direttamente nell’agone politico”. Un po’ come Marco Tarquinio, altro candidato che vuole Schlein ma non l’altro Pd. Presidente, cosa ha provato quando Schlein le ha portato via il direttore di Avvenire? “La mia stima verso Mario è tale che non dirò nulla”. Ma è vittima delle correnti del Pd, ne conviene? “Questo lo dite voi”. E però lo pensa lei… Il Conte di Appula sorride e si limita a riconoscere “ah, il correntismo”. Sembra Peter Sellers nel film “Oltre il giardino”.

 

Torniamo serissimi e parliamo ancora del caso giudiziario e di Meloni. Il presidente increspa la fronte ampia, esatta, e spiega che “il governo non è riuscito a ottenere, a favore della nostra Ilaria neppure un trattamento conforme a dignità nonostante interloquisca con un governo amico, affine”. Il Conte professore sale in cattedra: “Vede, i nostri governanti hanno scoperto in Ungheria il principio di autonomia della magistratura. Io mi chiedo cosa c’entrano manette e guinzaglio con le regole processuali. Mi sconvolge il trattamento degradante, trattamento sui cui si poteva e si deve fare una battaglia”. Cosa ci vuole far capire, presidente? “Che il trattamento dei detenuti è riservato alla polizia penitenziaria e quindi al ministro della Giustizia. Possibile che Meloni e sottolineo il nostro ministro Carlo Nordio non riescano a farsi valere?”.

 

Al presidente chiediamo pure delle università, della richiesta di interrompere gli scambi con Israele. E lui dice: “Io non vorrei che la mia università di Firenze rompa i rapporti con Israele. Io per primo sono per la diplomazia scientifica ma come sempre avviene sono rapporti tra università e università, diversa cosa è la cornice del ministero”. Ma presidente è vero che lei e Salvini, insomma, dopo la mozione di sfiducia bocciata, vi siete incontrati, sotto, nel garage della Camera? C’è ancora amore? “Non ci siamo fermati a parlare. Salutati, naturalmente. Non è mia abitudine dare testate agli altri leader. Ne conviene?”. Conveniamo che non è un’intervista ma “un colloquio”. “Se permettete, devo partire. Vado a Bari” (alle 19  rompe il Campo largo. Annuncia: “Per il M5s non ci sono le condizioni per svolgere le primarie a Bari. Serve un nuovo inizio” Il Pd: “La scelta di Conte è incomprensibile”). Presidente, ma una cartolina? “E non vi basta quello che vi ho detto?”.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio