L'intervista

Parla Mario Capanna: "Israele è fuorilegge, antisemita. All'università serve boicottare"

Carmelo Caruso

"Israele è il primo fondamentalista, pratica uno sterminio di massa contro il popolo palestinese. Non si può cooperare con quello stato. L’università non può essere neutra". La versione del leader del Movimento studentesco, simbolo del 1968

E’ un’intervista da Capanna. Il boicottaggio universitario contro Israele? “Necessario. Israele è uno stato fuorilegge, una fabbrica indefessa di antisemitismo”. Rompere i rapporti scientifici con le università israeliane? “Assolutamente, sì” Israele sta compiendo uno sterminio di massa”. Mario Capanna, leader del movimento studentesco, del ’68, all’università di Torino, alla Normale di Pisa, e ultima Milano Bicocca,  i senati accademici chiedono ai rettori di schierarsi con la Palestina, lei si schiera con gli studenti? “Certo. Ma serve una premessa”. E’ boicottaggio contro Israele o no? “Non è boicottaggio”. E allora cos’è? “Università  è il luogo della totalità dei saperi”.  E cosa significa? “Gli atenei non possono ignorare la tragedia immane della Palestina. Israele pratica uno sterminio”.

Capanna, che fa? “Sto scrivendo un libro”. Su cosa? “Sulla tragedia immane della Palestina”. Quando lo presenta? “Il 22 aprile, a Roma”. Cosa prova nel vedere gli studenti protestare, chiedere ai rettori di fermare lo scambio scientifico con Israele? “Non posso che essere d’accordo. Rompere è l’abc. Mi dovete seguire”. Israele? “E’ l’unico stato al mondo che non ha fissato i confini perché segue il sogno del grande Israele. Ovvero tutta la Palestina, dal fiume al mare. E’ lo stesso slogan di Hamas”. Li accomuna? “Israele è il primo fondamentalista. Ha il record mondiale di risoluzioni dell’Onu sul cessate il fuoco che non ha rispettato”. Cosa vuole dire? “Che è uno stato fuorilegge. Anche gli arabi sono semiti dunque la reazione di Israele è da antisemita”. Antisemita? “Non lo dico io, ma i fatti. Gli studenti fanno bene a mobilitarsi a sensibilizzare il senato accademico”. E la diplomazia scientifica? Perché si dovrebbe rompere con gli scienziati israeliani? “Non si può cooperare con quello stato. L’università non può essere neutra”. Questo non è uno slogan da 1968? Il suo 1968? “Abbiamo imparato proprio in quell’anno che i nostri studenti devono prendere partito. La neutralità dell’università è stata mandata all’aria proprio allora”. Ernesto Galli della Loggia, sul Foglio, Paolo Mieli sul Corriere hanno parlato di cedimento del corpo accademico. Da quando la protesta contro un governo dovrebbe portare a boicottare un popolo? “Le parole di Galli della Loggia e Mieli sono difese corporative. Sono parole da ultrà. Rompere è un segnale che viene dato a Nethanhayu”. E il 7 ottobre, la strage di civili israeliani, li dimentica? “Non lo dimentico certo”. Ma? “Ma siamo di fronte a un governo che sta usando la fame come arma”. Anche lei lo definisce “Genocidio”? “Se non piace la parola genocidio, non usiamola”. Quale vuole usare? “Sterminio di massa contro il popolo palestinese”. Israele non deve difendersi? “So che sto per dire una cosa enorme. Ma la reazione dello stato di Israele va oltre il motto biblico, occhio per occhio e dente per dente. Oltre la decimazione nazista. Il rapporto è di uno israeliano per dieci palestinesi”. E le università cosa dovrebbero fare? “Quello che fanno. Protestare. Gli studenti non dovrebbero forse dirlo, vedere quanto accade? Siamo oltre all’inverosimile. Mi rifaccio alle parole di Edith Bruck, scrittrice israeliana deportata. E’ lei ad aver parlato di un tsunami di antisemitismo del governo israeliano”. Perché confonde ancora governo e popolo? “Sono d’accordo che non si devono confondere, ma con i distinguo, le furbizie, le parole ipocrite non si va da nessuna parte. Anzi, si fa un danno a Israele. Io odio i sepolcri imbiancati”. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, che dice: “l’università è uno strumento di pace” è un sepolcro imbiancato? “E’ un vaso di coccio, il problema è il governo, il problema è la premier”. Meloni? “Il suo governo è filo israeliano. Ha lasciato proiettare su Palazzo Chigi i colori della bandiera israeliana”. E quale sarebbe la colpa? “Si è schierata con un paese belligerante”. E i regimi  che vogliono cancellare lo stato di Israele? “Ma è una giustificazione risibile. Lo sanno tutti che Israele ha testate nucleari e nessun paese avrebbe la forza di cancellarlo”. Insomma, è un altro, il solito, 1968? “Non sono comparabili”. E però? “E’ bellissimo vedere questi giovani che si muovono”. Come Capanna? “Io penso e scrivo”. Quale sarebbe il titolo del libro? “Ah questo non posso dirlo. Vi aspetto”. Un libro imbiancato.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio