Ignazio Marino in bicicletta - foto Ansa

Il chirurgo colpisce ancora

Il "Quarto stato" di Ignazio Marino per l'Europa: in bicicletta e con Avs

Marianna Rizzini

L'arrivo su due ruote a Palazzo Grazioli, ex regno del Cav. e ora nuova sede della stampa estera, con Bonelli e Fratoianni, per la scienza e contro la guerra. "I'm back", dice l'ex inquilino del Campidoglio, citando Arnold Schwarzenegger

Lo avevamo lasciato nel 2015, Ignazio Marino, sindaco in bicicletta nonché aspirante pedonalizzatore defenestrato dal Pd nell’annus horribilis di Mafia Capitale. E in bicicletta lo ritroviamo, baldanzoso e sorridente, mentre entra – simbolo nel simbolo – in quel Palazzo Grazioli che fu teatro d’azione di Silvio Berlusconi ma ora è anche nuova sede della stampa estera, un tempo poco tenera con il Cav. Non bastasse, il Marino in bicicletta si reca a Palazzo Grazioli per annunciare ufficialmente la propria candidatura alle Europee con Avs, l’Alleanza Verdi Sinistra di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. E infatti quando scende dalla bicicletta i due lo accolgono protettivi, assieme a un piccolo esercito di scienziati che riempiono le liste rosso-verdi con l’intento di dare all’Europa “il coraggio di osare”. Intanto il piccolo esercito con Marino al centro avanza nel cortile, e l’incedere in modalità “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo rende l’occasione a suo modo solenne.

 

 

Si saluta così, dunque, al primo piano, il secondo capitolo della saga “il marziano colpisce ancora”, dove il marziano è lui, l’ex sindaco stralunato cui i vertici del Pd, guidato allora da Matteo Renzi, spiegarono energicamente che era il caso di lasciare il Campidoglio (seguirono le dimissioni sue e di 26 consiglieri comunali, con tanto di notaio), ma chi colpisce ancora è sempre lui: la versione aggiornata del Marino professore di Chirurgia alla Thomas Jefferson University, nell’America da cui, sempre nel terribile 2015, giunse via NYT l’epitaffio sulla “Roma del degrado”. E lui, Marino, aveva giurato di non fare mai più politica, dice, e anzi aveva chiesto a un’amica suora di “sparargli nel polpaccio” (per non fare troppi danni da imperizia  balistica) in caso avesse trasgredito. Ma l’amica non ha mantenuto la promessa e lui è qui, tra i dioscuri della rivincita Bonelli&Fratoianni, forti di sondaggi incoraggianti e della sensazione positiva (supereremo il quorum, faremo anche di meglio, dice Bonelli) e soprattutto di quella che dev’essere una sottile pur se inconfessabile soddisfazione: altro che ultima ruota del carrozzone “campo largo” che Elly Schlein vorrebbe.

 

  

Al Pd, è il concetto, gli Avs hanno sfilato da sinistra non soltanto suggestioni civico-ecologiste ma anche nomi illustri di ex e non ex: da Marino, appunto, a Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace che ha rifiutato una candidatura dem per la posizione del Pd sulla guerra, a Massimiliano Smeriglio, ex vicepresidente del Lazio zingarettiano ed eurodeputato che ha lasciato la delegazione dem a Bruxelles per la “direzione chiusa e incerta” di Schlein, annunciando nel contempo di volersi ricandidare con loro, Bonelli e Fratoianni. I quali, nel frattempo, ripetono i punti fondamentali del programma: viva la scienza (da cui i prof. candidati); no ai negazionismi sul clima; lotta alle diseguaglianze; pace come orizzonte immediato. E Marino si siede placido e ascolta Fiorella Belpoggi, emerita direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, e  Sergio Ulgiati, presidente del comitato Etico e Scientifico di Europa Verde e docente di Chimica dell’Ambiente, e la capogruppo alla Camera di Avs Luana Zanella e infine Bonelli e Fratoianni che parlano dell’Europa immersa in un “nuovo Medioevo” (“la guerra non è neutra”, dice Fratoianni, “occorre scegliere dove stare e noi stiamo con la pace”).

 

Ignazio Marino con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs alla Sala Stampa Estera - foto Ansa

  

Ascolta, ma poi parla, Marino, e si concede anche il vezzo di dire che no, la famosa Panda rossa della discordia (finita in un nulla) non l’ha mai venduta, e, sereno rispetto al passato forse anche per via dell’assoluzione dall’accusa di peculato, giunta nel 2019, cita il cardinale Carlo Maria Martini, si rammarica per le spese militari e le mancate spese per la Sanità e ostenta una sardonica magnanimità: “Sapete, in sala operatoria mi prendono in giro perché sono un cultore dei film di Arnold Schwarzenegger. Beh, avete presente quella scena in cui lui si guarda intorno e, con elaborazione da supercomputer, dice  ‘I’m back’?”. È l’ultima parola, ultima e  prima di una nuova serie
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.