L'intervista

Parla l'ex Ragioniere dello Stato, Monorchio: "Superbonus imprevedibile. Giorgetti e Meloni affidabili"

Carmelo Caruso

"Ingiusto dare tutta colpa del buco Superbonus a Mazzotta. Quando la politica attacca un funzionario capace è sempre sgradevole". I ricordi del Ragioniere indicato da Guido Carli

Andrea Monorchio, è lei l’ultimo dei grandi ragionieri dello stato? “Si dice questo?”. Si dice questo. “Mi lusinga. Ho fatto il mio”. Quanti anni ha? “Ottantaquattro”. E da ragioniere? “Tredici. Ho servito nove governi e sempre con rigore, disciplina, fedeltà”. Chi è stato a chiamarla? “Il ministro Guido Carli, un grande italiano. Ho avuto la fortuna di lavorare con politici e tecnici impareggiabili. Ho avuto una carriera  piena, felice”. Giuliano Amato? “Eccezionale”. Giulio Tremonti? “Intelligenza sottilissima”. Lei conosce il nostro attuale ragioniere, Biagio Mazzotta? “Certamente. Lui era un bilancista”. Un bilancista? “Erano i giovani funzionari che si occupavano di bilancio. Deve sapere che noi ragionieri dello stato eravamo chiamati ‘eccellenze’. Ragioniere e capo della Polizia erano gli unici ad avere questo titolo. Poi è cambiato tutto con la Legge Bassanini. E’ arrivato lo spoils system. Non mi faccia dire quello che penso”. Ne diciamo una parte? “Davvero, non voglio parlare con malanimo. Diciamo che ho visto trentenni promossi direttori generali. La regola è diventata ‘togli il tuo che metto il mio’. Per carità nulla di male, ma non sempre questo metodo funziona”.

Ha sentito che il governo, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, vuole sostituire il “bianco” Biagio, a causa del Superbonus? “Ho sentito e ho letto articoli pungenti, importanti, proprio sul vostro Foglio”. Come è stato possibile non accorgersi di un buco da duecento miliardi? “Da quello che ho capito è un problema di dati. Ma Biagio è bravissimo. Aveva fatto l’ispettore capo del bilancio. Il migliore. Conosceva il bilancio a memoria. Io mi sono compiaciuto quando è stato indicato ragioniere. Mi sembra ingiusto dargli tutta la colpa. Biagio non lo merita. Erano numeri difficili da prevedere. Quando la politica attacca un funzionario capace è sempre sgradevole. Non bisogna mai prevaricare. E’ stata la mia regola di vita”. L’altra? “Trovare sempre una soluzione”.


Caro “ragioniere”, cosa deve fare un buon ragioniere dello stato? “Avere il coraggio di dire sempre la propria opinione e lasciarla per iscritto”. Al Mef si ripete “ah se ci fosse Monorchio”, e a Mazzotta si consiglia “dovevi fare come Monorchio”. Monorchio prendeva i governi a pedate? “Non mi sarei mai permesso”. E allora perché i governi avevano paura di lei? “Quella che voi chiamate paura era in verità un’altra cosa”. Cos’era? “Una leale collaborazione”. Lei collaborava con Andreotti? “Sono stato il primo ragioniere dello stato a partecipare ai Consigli dei ministri. Ricordo ancora le parole del presidente: “Cari ministri, se non avete nulla in contrario, il ragioniere resterà con noi”. Nessuno era contrario? “Non si è mai opposto nessuno. Io restavo e rispondevo alle domande. Era Andreotti”. Lei è calabrese, di Reggio Calabria, nel meridione si dice “il ‘no’ ti scioglie e il ‘sì’ ti lega”. Quanto è importante per un ragioniere sapere dire di “no”? “Ogni mio rifiuto era motivato. Ma erano ‘no’ che non avevano animosità. Io stesso mi prodigavo a cercare una soluzione. Individuavo nelle maglie del bilancio le risorse che mi venivano chieste, difendendo sempre la finanza pubblica, l’equilibrio”.

Pure Sabino Cassese, nel suo ultimo libro, parla della Ragioneria come ‘potere oscuro’, un sotterraneo che non sempre motiva le sue decisioni. Perché vi siete guadagnati questa fama? “E se fosse una fama ingiusta? Posso consigliare un libro anche se pecco di vanità?”. Pecchiamo. “E’ il mio, scritto con Luigi Tivelli. Il titolo è ‘Memorie di un Ragioniere generale. Tra scena e retroscena” (Il Rubbettino). La prefazione è di Gianni Letta. Mi fa un elogio che è l’elogio di una funzione che non è sempre in conflitto con la politica”.

Com’è stato lavorare con il governo Berlusconi? “E’ stato un privilegio. Ricordo quando mi chiamò il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro”. Cosa le chiese? “Mi chiese di aiutare il ‘giovane’ Berlusconi perché forse, sorridendo, mi diceva Scalfaro, ‘Berlusconi non conosce dove si trova Palazzo Chigi’ ”.

Lei avrebbe previsto il buco Superbonus? “Direi una sciocchezza nel dire che lo avrei previsto. E’ una domanda a cui non posso rispondere. Il Superbonus mi sembra un meccanismo le cui conseguenze erano difficili da prevedere. E’ da capire come sono state fatte le stime. Quello che mi sento di dire è che il rapporto Ragioneria-governo funziona se non c’è astio. Io ero il primo collaboratore del ministro. Gli preparavo i promemoria. C’era un gioco delle parti. Quando il ministro doveva dire di ‘no’ si appoggiava alla Ragioneria”. Vogliamo fare un bilancio? “Ma io ormai sono in pensione”. Un bilancio su Giorgetti ministro dell’Economia e Meloni premier? “Sotto il profilo della finanza pubblica hanno dimostrato, e continuano a dimostrare, che sono capaci di difendere la finanza pubblica. Sono affidabili. I risultati sono evidenti”. E’ quasi Pasqua.  Cosa auguriamo? “Di  arrivare  vecchi come sono arrivato io. Senza animosità malanimo, racncori. Pacificati.  Tanti auguri. Ovviamente pure al bravo Biagio”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio