Il ponte Lega-America

Donald Salvini. Punta tutto su Trump e non cede la Lega lombarda

Carmelo Caruso

Sfrutta il marchio dell'ex presidente americano e vuole mandare leghisti alla Cpac che si terrà a Budapest. Rilancia ancora contro Meloni. In Lombardia "no" a Romeo candidato unico

Matteo Salvini ha trovato l’America: Elon Musk lo conforta, Donald Trump alla vita lo riporta. Ora   loziona le ferite con l’ex presidente americano che per il segretario della Lega “può rovesciare la storia”, pure la sua. E’ in corso un avvicinamento e si muovono sensali, think tank, che tifano per il gemellaggio. Nelle prossime settimane sono in calendario due appuntamenti, due convention europee, di conservatori e repubblicani, e la Lega vuole andare a vedere, partecipare con delegati. La prima, ad aprile, il 16 e il 17, è la conferenza che si tiene a Bruxelles, la “National conservatism”, dove sarà ospite il premier dell’Ungheria, Orbán. L’altra, la più importante, è la Cpac, la convention dei repubblicani trumpiani, che si terrà il 25 e 26 a Budapest. Salvini reagisce. Non consegnerà la Lega lombarda a un candidato unico ma la farà contendere con un congresso. Vuole trasformare il veleno che riceve in potassio. 


Salvini sta dunque facendo la scommessa delle scommesse. E’ sicuro che la sua linea, virare a destra tutta, gli permetterà di rimanere leader della Lega e di mantenere lo stesso consenso, di congelarlo. Fa suo un vecchio adagio di Silvio Berlusconi: prendere tempo per guadagnare tempo. La mozione di sfiducia, contro di lui, in discussione alla Camera, è scivolata come ultimo punto all’ordine del giorno e potrebbe essere messa ai voti dopo Pasqua che è sempre la festa della resurrezione. Salvini è cattolico. Ha ricominciato ad andare in televisione, in Rai, e crede fermamente nel miracolo. E’ come nel film di Emanuele Crialese, “Nuovomondo”, quando gli italiani si immaginavano l’America come una piscina di latte. Per Salvini la vittoria di Trump equivale a un mondo di latte che Meloni non può bere per la carica che ricopre, mentre lui sì. Non è l’eventuale rapporto con Trump che fa gola a Salvini, rapporto che è sempre tra pari e pari, tra presidente americano e premier italiano. A Salvini fa gola il marchio Trump. Questo fine settimana sul palco di Wind of Change, a Roma, l’emissario indiano di Trump, Vivek Ramaswamy, uno che viene dato come possibile potente alla Casa Bianca, qualora Trump vincesse, gli ha conferito il bollo di leale trumpiano e Salvini lo esibisce. E’ stato quello di Ramaswamy l’intervento più applaudito e sembrava quasi di rivedere Maria Giovanna Maglie quando scandiva che “un confine aperto non è un confine”. C’è una fascinazione trumpiana nei confronti del leader della Lega che contende Elon Musk a Meloni. Salvini in tre passaggi arriva a Musk, da Musk a Trump e lo fa con il repost. I tweet del fondatore di Tesla a favore di Salvini sono stati favoriti da una giornalista olandese presente alla convention romana. Si chiama Eva Vlaardingerbroek e viene seguita da Tucker Carlson, ex conduttore di Fox News, protagonista dell’intervista a Putin, quella dello scorso 8 febbraio. E’ interessante il tragitto Italia-America: il tweet della giornalista olandese, in difesa di Salvini, che viene processato, è stato ripostato da Musk, che, con la sua Tesla, lo ha riportato il Sole 24 Ore, starebbe per investire in Italia, avviare una produzione di furgoni elettrici. C’è poi un think tank che si sta facendo notare per contenuti e forza comunicativa. E’ il forum Eu-Us che ha comprato spazi pubblicitari su quotidiani nazionali e alla stazione Termini. Si tratta di un think tank riconducibile sempre al Trump pensiero, animato da collaboratori dell’ex presidente, e che veicola messaggi come questo: “Le politiche Eu stanno mettendo a rischio la civiltà occidentale”. Salvini sta risalendo sul trattore. Ancora una volta, ieri, ha rombato contro l’Europa. Era in visita a Bergamo, per un sopralluogo da ministro, e ha ricordato che alle elezioni  europee si può scegliere una maggioranza senza sinistra. Di pomeriggio, a Matera, lo ha detto, e meglio: “Per me questa commissione Ue è sciagurata. Il centrodestra è su posizioni diverse in Europa”. Sono parole arrivate ad Antonio Tajani che si è sentito in dovere di aprire l’album di famiglia. A “Tagadà”, La7,  ha ricordato che, nel 2019, la presidenza di von der Leyen è stata resa possibile grazie alla Lega e che “c’erano i 5 Stelle e la Lega al governo, io chiamai Salvini dopo il via libera di Conte a Timmermans, e da quello che ho saputo Salvini intervenne e Conte lasciò la candidatura di Timmermans”. Sulla politica estera, sull’Ucraina, la posizione di Salvini è sempre l’arcobaleno: “Pericoloso parlare di invio di soldati”. Lui i sacchi di sabbia li prepara a Milano. Il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, al Corriere della Sera, a Marco Cremonesi, il Marc Bloch della Lega, ha confermato che si candiderà al congresso lombardo. Se la dovrà vedere con l’attuale segretario quello che ha avuto la fiducia di Salvini, il Cecchetti, Fabrizio, che non potrà che riaverla. Si parla perfino di un galantuomo, un terzo nome, l’ex tesoriere Giulio Centemero per mettere pace tra Romeo e Cecchetti. Quindi non si cede come i cosacchi: governo, partito... Salvini più viene spinto giù e più risale. La sua longevità da leader   viene garantita da chi non smette di seguirlo. Un Salvini senza polemiche è solo un Tajani minore. Dovrà dire grazie a chi ancora ne scrive. E’ il racconto della sua  crisi infinita che impedisce di mettere  fine alla sua storia.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio