Pier Cairo

La voglia matta di politica di Pier Silvio Berlusconi e Urbano Cairo. Sondaggi e piani

Carmelo Caruso

Forza Italia (e anche Renzi) dicono che il figlio del Cav. a settembre potrebbe fare l'annuncio. Cairo è forte di sondaggi sul suo gradimento. E' l'altro bipolarismo

Tutte le grandi avventure  iniziano così: “Mi creda, non mento. Ho visto Pier Silvio Berlusconi all’assemblea di Forza Italia, sì, lui. Aveva il bavero alzato. Vi ha fregato. Era lui!”. Un banchiere: “Le confido un segreto. Gira un sondaggio lusinghiero su Urbano Cairo, il faraone del Corriere della Sera e di La7. Il suo gradimento cresce. Vuole scendere in campo. E’ pronto”. L’ultima fantasia italiana è “Pier Cairo”, lo sbarco  in politica degli editori alla milanese, il bipolarismo antenna-tipografia. Alla Camera, Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano, di FdI, una chioccia, uno  che conosce entrambi, è sicuro “che si candideranno. Il difficile è prevedere quando lo faranno”. Pier Silvio, ad di Mediaset, l’uomo che veste sempre  in jeans, dicono che abbia cerchiato come data il 29 settembre 2024, il compleanno del padre e che quello potrebbe essere il giorno dell’annuncio. Matteo Renzi, ai direttori dei quotidiani, da mesi, non fa che ripetere, “ve lo spiego io. Arriva, Pier Silvio. E cambia tutto”. Meloni, sta serena?

Pier Silvio Berlusconi è come Carmelo Bene: appare ormai alla Madonna, al popolo di Forza Italia, ai pargoli di Silvio. Da giorni, alla Camera, corre la voce che sarebbe stato visto partecipare a un evento di Forza Italia. La fonte: “Mi dicono a un evento in Lombardia. Nessuno lo ha scritto”. Andiamo a chiedere ad Alessandro Sorte, che è il coordinatore   di FI in Lombardia, uno che meriterebbe un ritratto per simpatia e perché la moglie, diciamo, è una fan di Elly Schlein. Dunque, caro Sorte, è vero? “La partecipazione di Pier Silvio a un evento lombardo non mi risulta”. E’ sicuro o mente? “Come potrei con il bene che gli voglio e che  voglio al Foglio?”. Se Pier Silvio non era a Milano qui le cose sono due: o hanno visto un ologramma, uno di quelli di cui scrive Mauro Crippa di Mediaset, il direttore dell’Informazione, un tipo alla Martin Scorsese, oppure Pier Silvio era a Roma al congresso che ha incoronato Tajani. Un deputato di FI dice che questo “è impossibile. Il Berlusconi presente era Paolo, lo zio”. La fonte: “Vi dico che c’era Pier. Credetemi”. A Mediaset al settimo piano (non si capisce perché in televisione tutti quelli che comandano, come in Rai, stiano al settimo piano) rispondono che Pier Silvio “è felice che FI cresce. E’ contentissimo di Tajani. Ma questa idea che faccia politica richiederebbe tempo. Per come è fatto, almeno tre anni”. Anche al padre, Gianni Letta spiegava che non era il caso e che serviva tempo. Si sa come è finita: in due mesi è nata Forza Italia. In verità, allora, uno che la pensava in maniera diversa, a favore della discesa,  c’era. Era il capo della pubblicità di Mondadori,  un piemontese, l’uomo che più gli somiglia per voglia di vivere, amare; basta andare a su Instagram al profilo Urbano Cairo.  Tenacia vuole che Cairo sia oggi il rivale del figlio Pier Silvio e pure qualcosina in più. Possiede  il Torino, il Corriere, e poi su La7 ha  Lilli Gruber e Marco Travaglio, che sono i busti di 8 e mezzo. Più che a destra, Cairo guarda a sinistra, al centro, tra Pd e M5s, lo spazio che sarebbe (stato) di Renzi e Calenda se solo non avessero fatto  a sportellate. Pier Silvio, che ha un ministro degli Esteri a disposizione, un partito ce l’ha, e pure in salute. Basta lucidarlo con due paroline che tanto gli piacciono. Una è “moderato” e l’altra è “responsabile”. A  Cologno Monzese, i manager, tutti concentrati sulla costruzione di una piattaforma di tv private con i partner spagnoli e tedeschi, offrono alternative: “Non è Pier Silvio che farà politica, dovete guardare a Via Solferino. Cairo ha il Corriere. E’ una potenza di fuoco. Pensate come sta facendo ballare la famiglia Elkann”. Parlando di Corriere, e di carta, non si può che rivolgere il pensiero a Marina Berlusconi, presidente di Mondadori, la sorella, la più grande della famiglia, una che ancora ricorda quanto male hanno fatto al papà. Ebbene, sarebbe preoccupata di questa fantasia di Pier Silvio, che fantasia poi non è, anche solo per la prima legge della termoeditoria, la legge di Crippa, il prossimo Fedele Confalonieri. La legge sarebbe questa: “Un editore che non edita la Settimana enigmistica non può che fare politica”. Berlusconi, che nelle sue ultime ore di vita non ha sbagliato nulla  (il partito a Tajani, l’eredità spartita con amore tra i figli) dicono chiamasse Crippa e Confalonieri per ricordare: “Le nostre tv devono trasmettere messaggi di libertà anche dopo di me”. Sulla libertà, che significa anche essere libertini, lasciarsi andare,   dispiace per Berlusconi, ma Cairo vince. Questa storia dei sondaggi sul suo gradimento è arrivata anche a De Corato di FdI: “Ne sento parlare pure io,  e secondo me li commissiona Cairo, che, sia chiaro, è un imprenditore abilissimo”. E a dirla tutta è anche spiritoso, oltre a essere un marinaio. Ha un giornalista in ogni porto, redazione, li seduce (“vieni con me a Solferino”) e poi scappa come nel film “Casablanca”. Cairo conosce  la “Roma santa e dannata” di Dagospia e quella di Veltroni, ma Pier Silvio può contare sull’Alfa Gianni Letta, la spider, una macchina velocissima di relazioni romane. L’ultimo a misurare il gradimento di   Pier Silvio è stato Mimum, il direttore del Tg5. Esito? Da Mediaset: “E’ dimostrato che Pier Silvio ha un consenso pure a sinistra”. Piace. Pensare che una delle  grandi accuse rivolte a  Silvio Berlusconi era di non avere scelto un delfino. Lui, il Cav. l’avrebbe detta così: “Per fare un Berlusconi ne servono almeno due. Un figlio e un faraone”. Pier Cairo.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio