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editoriali

La surreale polemica del Pd su L'Aquila Capitale della cultura

Redazione

L'accusa dei dem: la scelta del capoluogo abruzzese dettata da finalità elettorali. Eppure la proclamazione è avvenuta dopo le elezioni regionali

L’Aquila, 15 anni dopo il terremoto che l’ha colpita duramente ma non abbattuta, è stata proclamata Capitale italiana della cultura 2026 dal ministro Gennaro Sangiuliano. Ha prevalso sulle altre nove finaliste: Agnone, Alba, Gaeta, Latina, Lucera, Maratea, Rimini, Treviso e l’unione dei comuni Valdichiana Senese. La vittoria del capoluogo abruzzese è stata immediatamente segnata dalle polemiche dell’opposizione, in particolare il Pd, che ha accusato di aver “usato il titolo di Capitale della cultura per finalità elettorali” conferendo il titolo come una sorta di premio per il risultato delle elezioni regionali.

L’Aquila, infatti, si è confermata un fortino della destra: è la provincia in cui il riconfermato presidente della regione, Marco Marsilio, ha accumulato gran parte del vantaggio sullo sfidante progressista Luciano D’Amico. La polemica del Pd, però, appare ingiustificata e davvero surreale. E’ possibile che, nonostante la giuria sia formalmente indipendente, la scelta possa essere stata influenzata dal ministro Sangiuliano verso una città amministrata da un sindaco di FdI. D’altronde, negli anni passati hanno vinto prevalentemente città governate dal centrosinistra. Il punto, però, su cui cade la critica sono proprio i tempi. La procedura del ministero della Cultura (Mic) prevedeva che la scelta sarebbe avvenuta entro il 29 marzo 2024, pertanto la proclamazione sarebbe potuta avvenire anche prima delle elezioni regionali del 10 marzo. In tal caso la decisione sarebbe stata sicuramente più criticabile e, se fosse accaduto, sicuramente l’opposizione avrebbe accusato (con motivi più validi) il governo di aver usato il titolo a fini elettorali. In pratica per il Pd, che fosse avvenuta prima o dopo il voto, la scelta era comunque sbagliata. Semplicemente, L’Aquila non doveva vincere perché di destra. Una posizione inaccettabile e anche un po’ ridicola. La decisione del Mic di effettuare la proclamazione dopo le regionali, sebbene mossa dalla giusta sensibilità istituzionale, non è servita però a evitare polemiche pretestuose.

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