Marco Marsilio (Ansa)

l'intervista

Marsilio: "Non sono mitomane né fascistone. Sono un moderato. Lavorerò con D'Amico”

Luca Roberto

"Ho detto di aver fatto la storia? Mi riferivo al mio piccolo. Zio Bersani? Ho risposto per le rime a una battuta sagace dell'ex segretario. Sono pronto a parlargli, eludendo il teatrino di questi giorni. C'è stato un tentativo di mostrificarmi", dice il presidente dell'Abruzzo 

Roma. Non si scusa con Bersani dopo avergli dato dello “zio a spasso per l’Abruzzo”. “Non mi risulta che lui si sia scusato con me. Ma sono pronto a parlargli, eludendo il teatrino di questi giorni”. Eppure il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio al Foglio dice di condividere l’appello alla sobrietà di Meloni: “Non mi sembra di aver esagerato con i festeggiamenti. Ho detto di aver fatto la storia? Ma mi riferivo al mio piccolo, suvvia. Non sono un mitomane”.

Presidente Marsilio, la ripeterebbe quella frase d’irrisione nei confronti dello “zio Bersani e del nonno Vendola, a spasso per l’Abruzzo”, pronunciata subito dopo essere stato rieletto? “Ho solo risposto per le rime a una battuta sagace dell’onorevole Bersani. E ho solo fatto notare che non credo si sia mai occupato di Abruzzo prima di queste settimane”, racconta l’esponente meloniano al Foglio. “È chiaro che c’è stato un evidente tentativo da parte dei vari Conte, Schlein, Bersani, Calenda, di mostrificare l’avversario, cioè io. Tutti quei continui riferimenti ai tre mari che bagnano l’Abruzzo, come se una qualsiasi persona senziente possa mai averlo detto. È stato scritto che sono indagato quando non è vero, che governo in smart working come se non fosse normale utilizzare alcune piattaforme per le sedute della giunta. Ecco, ai tentativi di dileggio e diffamazione io rispondo tirando fuori gli artigli”.

Eppure in molti hanno letto queste reazioni piccate come un ulteriore elemento di spavalderia della destra che non sa vincere. Non era stata la stessa premier Meloni a predicare sobrietà quando vinceste le elezioni politiche un anno e mezzo fa? “E infatti io sono d’accordo con Giorgia. Ma non mi sembra di aver superato certi limiti di sobrietà. Mi sono limitato a stappare qualche bottiglia. Il problema è che se sei di destra devi preoccuparti di non sorridere troppo. Ma avete visto come hanno festeggiato con la Todde in Sardegna: sembrava che avessero preso la Bastiglia!”.

Non ha offeso i sardi dicendo che “l’unica sarda contenta è mia moglie”? “Ma anche lì, era una battuta. E di certo in Sardegna non sono tutti elettori di Todde, se è vero che ha vinto per 1.600 voti”. Eppure, presidente, preso da un certo entusiasmo ha anche detto, domenica sera, di aver “fatto la storia”. “È evidente che ero contento, nel mio piccolo, del fatto che per la prima volta un presidente dell’Abruzzo fosse stato riconfermato. Non sono mica un mitomane. E a proposito di festeggiamenti, sarebbe meglio far notare come, casualmente, l’Università di Teramo abbia piazzato l’inaugurazione dell’anno accademico proprio il giorno dopo le elezioni, con una lectio magistralis di uno stretto collaborate di D’Amico. Forse la vera festa la stavano organizzando loro”.

A proposito del suo sfidante, vi siete sentiti? “Sono andato ad abbracciarlo, è una persona di valore”. Vuol dire che collaborerete? “Sapete come va a finire in casi come questi. Spesso dopo le elezioni i partiti si riprendono i loro spazi, ma se davvero D’Amico rimanesse il leader dell’opposizione sono disposto a lavorare con lui su temi trasversali che ci possano unire”. Perché, presidente, voi di Fratelli d’Italia avete sempre questo spirito di rivalsa quando vincete? “Nel 1994 si iniziò a pensare che a destra potesse vincere solo Berlusconi. Nessuno avrebbe scommesso una lira su Gianfranco Fini. Poi però il mondo scoprì che questo neofascista pezzente lurido e puzzolente tutto sommato aveva un aplomb, una sua preparazione. Ma invece di dire che anche a destra non erano tutti degli incompetenti si diceva che il capo era bravo ma gli altri no. Lo stesso succede adesso con Meloni, dopo le paure per l’accoglienza a livello internazionale, per la crescita dello spread. E allora è vero che anche sui territori c’è uno spirito di rivalsa, ma non è che s’è sottovalutato troppo a lungo questo mondo? Perché noi, penso a Pierluigi Biondi all’Aquila, a Luca Ciriani a Pordenone, a Francesco Acquaroli nelle Marche, una classe dirigente ce l’abbiamo eccome. Ed è pure molto brava”.

Tra poco inizia il suo secondo mandato. Ci promette che sarà all’insegna della sobrietà? “Il miglior complimento me l’ha fatto il segretario nazionale di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, che è abruzzese. Non sono un becero fascistone che si fa odiare dagli avversari. Sono un moderato”.
 

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.