Ansa

prima del voto in abruzzo

Il campo largo ci riprova sul salario minimo. Ma la politica estera divide ancora Pd, M5s e centristi

Ruggiero Montenegro

Le opposizioni (senza Renzi) lanciano una raccolta firme per riportare il tema dei salari al centro dell'agenda. Le ambiguità di Conte su Trump però sollevano le perplessità di Pd e Azione. "Distanza incolmabile", dice Calenda, che in Basilicata e Piemonte potrebbe sostenere i candidati di centrodestra

Provano a dare un segnale d'unità, alla vigilia delle elezioni in Abruzzo dove, per un volta, il campo largo è davvero largo, da Giuseppe Conte a Carlo Calenda. "Abbiamo deciso di lanciare insieme una legge di iniziativa popolare per riproporre il Salario minimo di nuovo in Parlamento", fanno sapere in una nota i leader delle opposizioni, con l'eccezione di Matteo Renzi.  Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Azione, +Europa e Psi.+ hanno sottoscritto ieri una proposta che mira  a "rafforzare i contratti collettivi e stabilire che sotto i 9 euro non è lavoro ma sfruttamento".

Dopo il tentativo senza esito in Parlamento, si ricorrerà con banchetti e gazebo. "Vediamo se avranno il coraggio di affossare anche una legge firmata da centinaia di migliaia di cittadine e cittadini. Raccoglieremo le firme in tutte le città e anche online per affermare un diritto tradito nel paese e dal governo Meloni", hanno attaccato ieri le opposizioni, che puntano a riportare al centro dell'agenda un tema che gode di ampio consenso nel paese e può essere giocato in chiave elettorare in vista delle europee. 

Ma se il fronte interno offre l'occasione di trovare un terreno comune, le divergenze non mancano. "Concentriamoci su ciò che unisce", è il mantra ripetuto da più parti sullo slancio del voto e del successo sardo di Todde, ma anche dell'intesa attorno a Luciano D'amico, candidato in Abruzzo al voto domenica. 

I guai però arrivano da fuori, dalla politica estera. E ancora una volta su questo punto Giuseppe Conte si è mostrato ambiguo. Biden o Trump? "Tuteliamo l'interesse nazionale con qualsiasi presidente", ha sviato la domanda l'ex premier parlando a La7. "Lidentità del M5s non si definisce dalle elezioni altrui ma dalle posizioni prese in Italia", ha aggiunto, sottolineando anche che "Biden ci lascia insoddisfatti sulla politica estera".  Quella di Conte è una (non) posizione che già nelle scorse settimane aveva suscitato critiche anche da buona parte del Pd, schierato apertamente con il presidente americano in carica e ancor di più contro Trump e il mondo che rappresenta.  Anche il posiziomento sull'Ucraina continua a dividere M5s e dem, come si è visto plasticamente nel recente voto al Parlamento europeo. 

 

Si tratta di questioni su cui una sintesi almeno oggi appare difficile, anche perché per sfidare Meloni servirà tenere insieme i partiti del centro, +Europa e Azione con quel 6-7 per cento stimato dai sondaggi. "Tra noi e il M5s la distanza è incolmabile", ha ribadito stamattina Calenda, secondo cui "Conte non è un vero progressista". Il leader centrista ha insomma detto chiaramente che un'alleanza di governo non è nelle cose. "L'Abruzzo è una questione locale", nessuno si illuda.

E in effetti la tenuta del campo largo è già a rischio pure in Basilicata, dove si vota ad aprile. Chiorazzo, nome inizialmente proposto dal Pd, potrebbe presto fare un passo indietro, dopo le pressioni grilline. Le stesse che per il momento rendono difficile un accordo anche in Piemonte. Così Azione, che valuterà "caso per caso", potrebbe sostenere i governatori uscenti, Bardi e Cirio, entrambi di centrodestra. 

Di più su questi argomenti: