(foto LaPresse)

l'incontro

Meloni s'intesta la difesa della Polizia: “Denigrano voi per colpire noi”

Luca Roberto

La premier chiama a Palazzo Chigi le forze dell'ordine e rivendica la vicinanza ai poliziotti: "C'è un clima che non mi piace di cui mi sento responsabile". Il sondaggista Noto: "E' più una copertura reputazionale che di consenso". Avanza l'ipotesi daspo per i manifestanti violenti

Li ha chiamati a Palazzo Chigi soprattutto per ascoltarli. Capendo, dopo le polemiche sulle manganellate di Pisa su cui si è espresso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che il momento era particolarmente propizio. Così oggi Giorgia Meloni s’è tolta l’elmetto abruzzese indossato virtualmente in piazza a Pescara e s’è mischiata tra i poliziotti, accogliendo nelle stanze del governo i principali sindacati della categoria. Circa tre ore di incontro in cui la premier ha voluto manifestare tutta la vicinanza sua e dell’esecutivo (erano presenti anche i ministri Tajani, Piantedosi e Giorgetti, oltre al sottosegretario Mantovano). Quasi a voler dire: siamo noi il vostro riferimento: “C’è un clima che non mi piace e mi preoccupa, e di cui mi sento responsabile perché parte di questo clima dipende dal fatto che c’è la necessità di attaccare la sottoscritta e questo governo”. Per questo la presidente del Consiglio ha molto insistito su un punto, quello da cui è partita: “Ritengo ingiusta la sistematica campagna di denigrazione alla quale siete stati sottoposti”. Ricordando come “nel 97 per cento delle manifestazioni che si sono svolte in questi mesi non c’è stata alcuna criticità. Solo nel 3 per cento dei casi si sono riscontrate criticità e questo dimostra l’ottima gestione dell’ordine pubblico e la vostra capacità di proteggere i siti sensibili”. Una difesa che è stata letta come un attacco alle opposizioni. E infatti la reazione di Elly Schlein, nel frattempo impegnata in campagna elettorale in Abruzzo, non s’è fatta attendere: “Sostenere le forze  dell’ordine non vuol dire non avere diritto di critica quando si vede un uso sproporzionato delle forza. E’ il sale della democrazia. Non è nostra intenzione fare campagne denigratorie, per noi vale il rispetto delle regole, da parte di tutti”, ha detto la segretaria del Pd.

 

Ma in soldoni com’è andato l’incontro? E’ stato un appuntamento interlocutorio. E infatti è servito per lo più alla premier per fare una sintesi di quelle che sono le principali richieste avanzate. La più forte è quella del daspo per i manifestanti violenti, sul modello di quanto avviene negli stadi ma applicato alle piazze e su cui il governo s’è detto disponibile a interloquire. Una proposta condivisa da un po’ tutte le sigle ma in particolare dal Siap e dal Coisp, che ha anche reso nota una lettera consegnata alla premier in cui si spiegano le ragioni della misura: “Non può più passare l’idea che sia possibile aggredire, minacciare e offendere un poliziotto senza che ci siano conseguenze! Non invochiamo impunità, ma neanche può essere consentita l’impunità a chi ci aggredisce, ferisce e offende”. Meloni non ha escluso nulla a tal proposito, ma non significa che il governo abbia deciso un cronoprogramma per l’attuazione della misura. Tra i più delusi dall’incontro, invece, c’è Pietro Colapietro, segretario del Silp-Cgil, secondo cui “non abbiamo registrato novità sostanziali, soprattutto in materia di contratto e assunzioni straordinarie. La vicinanza alle forze di Polizia e la promessa di un’accelerazione sul pacchetto sicurezza non rispondono alle esigenze vere delle lavoratrici e dei lavoratori in divisa. Le cose da fare sono ben altre”.

 

E insomma è indubbio che Meloni, nella settimana del voto in Abruzzo, è come se avesse subodorato quanto fosse importante presidiare la fetta elettorale di questa categoria. “Anche se per l’esiguità numerica delle forze dell’ordine non è che paghi tanto in termini di consenso”, dice al Foglio il sondaggista Antonio Noto. “Il vero tema è più che altro di copertura reputazionale, di vicinanza, che però non è direttamente misurabile”. Di certo c’è che nelle settimane in cui Todde dice di aver vinto perché i sardi avrebbero risposto “con le matite ai manganelli”, la premier vuole dare un segnale di compattezza e fedeltà. Che suona come un modo per dire: ci siamo, non vi abbandoniamo.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.