(foto Ansa)

Il caso

Altro che apertura liberale: FdI fa i congressi (quasi) solo dove ha già deciso chi deve vincere

Luca Roberto

Su 101 appuntamenti già celebrati, solo in 13 occasioni c'erano due candidati al ruolo di coordinatore. Nel resto d'Italia il partito si è affidato a parlamentari e ai soliti fedelissimi. I casi di Roma e Napoli (e del Trentino) preoccupano Meloni

Se come dice Gianfranco Fini Fratelli d’Italia avrebbe bisogno di aprirsi alle energie migliori del paese, diventare più liberale, i congressi che a livello locale si stanno svolgendo da inizio novembre raccontano tutta un’altra storia. E cioè quella di un partito cristallizzato, dove più che far arieggiare ci si occupa di piazzare e ricompensare i propri fedelissimi. Senza alcun tipo di vera competizione. Il dato più eloquente è che solo un mese fa, il 2 dicembre, Fratelli d’Italia Vercelli eleggeva in solitaria il suo nuovo coordinatore provinciale: Emanuele Pozzolo, il pistolero della festa di capodanno. Adesso che è iniziata la pratica di sospensione del deputato che succederà al partito locale? Scatterà già il commissariamento? Eppure quello piemontese non è un caso isolato: perché su 101 congressi già celebrati in questi due mesi, di contese vere e proprie tra più di un solo candidato ce ne sono state solo 13. In tutti gli altri casi si è proceduto come a Bologna: dove ha vinto la consigliera comunale Manuela Zuntini. E dove persino il responsabile organizzazione del partito Giovanni Donzelli ha usato dell’ironia nei confronti del sottosegretario Galeazzo Bignami, plenipotenziario in citta: “E’ stato molto democratico”.

 

Milano è stato uno dei pochi contesti in cui c’è stata gara: come coordinatore provinciale è stato eletto il sindaco di Ozzano Guglielmo Villani, capace di sconfiggere l’uscente Franco Lucente, assessore ai Trasporti in Lombardia. Coordinatore cittadino è invece, dallo scorso novembre, Simone Orlandi. Sono entrambe frutto della convergenza delle correnti La Russa-Santanché e Fidanza, contro i candidati sostenuti dal deputato Osnato.

In giro per tutto lo stivale il partito ha piazzato deputati e senatori: il presidente della commissione Giustizia alla Camera Ciro Maschio, coordinatore a Verona. La sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro, coordinatrice a Catanzaro. Così come a Venezia ha vinto il senatore Speranzon e a Benevento il deputato Matera. L’onorevole Francesco Michelotti, fedelissimo dello stesso Donzelli, ha vinto a Siena. In generale sono stati riconfermati la stragrande maggioranza dei coordinatori a livello nazionale. Lo è stato anche William Casoni, a Cuneo, dove però non hanno potuto votare un centinaio di militanti regolarmente iscritti al partito e anche qui aleggia lo spettro di un commissariamento. Riconferma anche per il coordinatore di Lucca Riccardo Giannoni, che nei mesi scorsi si era preso a scazzottate con il suo vice Michele Giannini: quest’ultimo ha ritirato la candidatura dopo promessa di inserimento in lista alle prossime regionali.  

Cambio di guardia invece a Ferrara, dove da unico candidato Alessandro Balboni prende il posto dell’uscente Mauro Malaguti. E chi è Balboni se non il figlio di Alberto, senatore di lungo corso di Fratelli d’Italia che presiede l’importante commissione “Affari costituzionali” a Palazzo Madama?  La sfida più avvincente è stata sicuramente a Rovigo, dove ha vinto per un solo voto (569 a 568), con tanto di riconteggio, la sindaca di Porto Viro Valeria Mantovan. Tra le poche elezioni lottate anche Vicenza, dove ha vinto il deputato e assessore comunale Silvio Giovine. Lo si ricorda per un ordinanza anti kebab e per aver espresso ammirazione nei confronti di Mussolini alla Zanzara. Il suo sfidante era Piero Puschiavo, fondatore del Veneto Fronte Skinhead, sostenuto dall’europarlamentare Sergio Berlato, che ha accusato i vertici provinciali di brogli sul numero dei tesseramenti.

Tacciati di tendenze nostalgiche sono anche il coordinatore di Cremona Marcello Ventura, consigliere regionale, che nel 2015 disse: Mussolini ha reso grande l’Italia. Salvo poi scusarsi perché “sono stato troppo superficiale”. A Imperia incoronato il senatore Gianni Berrino, dopo il passo indietro di due potenziali avversari. Berrino portava un ciondolo con la croce celtica regalatogli dalla nonna. Nel 2021 si fece immortalare mentre si vaccinava contro l’influenza e fece rimuovere il pendolo con photoshop. A Bergamo ha vinto il deputato Andrea Tremaglia, ma solo dopo che da Roma era arrivato il diktat per fermare la candidatura vicina all’assessore regionale Franco. Alla provincia di Roma riconfermato Marco Silvestroni. Ma per quel che riguarda il congresso cittadino è ancora tutto in alto mare. Così come a Napoli, dove il rischio è che il partito diventi scalabile da esterni come il ras delle preferenze Marco Nonno. In Trentino il partito sta esplodendo e all’orizzonte non c’è alcun congresso. A riprova che questo momento di confronto dentro FdI si sta riducendo a fotografia del presente che si vuole congelare.

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