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l'evento di fdi

L'Angelus di Meloni fra nemici ed europee

Simone Canettieri

La leader chiude Atreju con una lunga lista di nuovi e vecchi avversari. E il suo popolo l’acclama: “Bella di casa, candidati!”

Per l’annuncio forse bisognerà aspettare il salotto tv di Nicola Porro di questa sera, se la domanda sarà contemplata e concordata (sarebbe il secondo colpo dopo la chiacchierata con Elon Musk di sabato). O magari la conferenza stampa di fine anno, in programma giovedì. Questione di giorni. Tuttavia da Atreju, la festa patronale di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni sembra aver arato ben bene il terreno della sua prossima candidatura come capolista alle europee. Gli argomenti non le mancano, in modalità construens e soprattutto destruens. I patrioti di tutto il globo terracqueo ci sperano e l’acclamano: “Ah bella de casa, candidati!”. 
In un intervento di un’ora e dieci – trasmesso integralmente da RaiNews 24, una sorta di “TeleGiorgia” – la premier ha messo giù una lista di nemici che a rileggerli tutti in fila viene un po’ di fiatone: Chiara Ferragni (con i pandori), Maurizio Landini (con gli scioperi e il salario minimo), Giuseppe Conte (con il Superbonus e il reddito di cittadinanza), Elly Schlein (con citazione morettiana del “mi si nota di più se” visto che ha dato buca all’evento), Roberto Saviano (con i libri e la serie tv sulla camorra e l’attico a New York), i giornali (molto citati), i poteri forti che sono anti italiani, il mainstream, i gufi, la sinistra sui femminicidi (“perché banchetta sulle tragedie per il consenso”), i grillini come categoria del “partito della disonestà”. 

 

E sicuramente qualcuno sarà rimasto nella nostra penna. Chi non sarà stato citato dalla premier invece ora potrebbe avere problemi di autostima. Tuttavia, l’idea di assistere a una catena di montaggio di nemici c’è stata. Altro che la marmotta dello spot che confezionava le cioccolate. In un clima denso di spirito natalizio – nonostante le temperature marocchine – il comizio tanto atteso e partecipatissimo diventa la fabbrica dell’avversario. Con un avvertimento finale che è stato questo: “Fino a quando ho alle spalle il consenso del popolo italiano non c’è verso di liberarsi di me”. Bandiere tricolori al vento, tutti in piedi. Lacrime della protagonista, i ragazzi di Gioventù nazionale in blu Estoril pronti a porgerle una felpa brandizzata. Fratellini d’Italia.

 

Rapido sguardo sugli alleati: sono tutti un po’ annichiliti. D’altronde Matteo Salvini nel suo intervento aveva provato a scavalcare a destra e in sovranismo la padrona di casa. Dando un calcio al Mes (“inutile e dannoso”), facendo gli auguri al Papa (“ma cacci i mercanti dal tempio che usano l’otto per mille per finanziare le ong che ci scaricano i migranti”). E però alla fine anche il vicepremier del Carroccio si arrende  all’evidenza dei sondaggi e soprattutto allo spirito del tempo. Con parole che mai avrebbe pronunciato in pubblico: “Da secondo si sta benissimo, specie se c’è Giorgia al comando”. Un inchino. Un tributo chissà quanto calcolato alla Papessa del centrodestra, prima che inizi il personale Angelus. Anche Antonio Tajani – che dal palco indica con un dito il cielo quando parla del Cav. che non c’è più – alla fine dirà che “in questo centrodestra non ci saranno battibecchi anche se apparteniamo a famiglie politiche diverse”. 

 

A proposito: Arianna Meloni, sorella madre e numero due del partito, in vista delle elezioni parla di sé: “Preferisco stare nelle retrovie, ma sono un soldato…”. Seguirà un delicato momento personale di Arianna: “Giorgia ha capito che non è sola, e così mi sono emozionata”, dirà la sorella d’Italia, ringraziata dalla leader dal palco per l’organizzazione di questa festa in cui “tutti si sono fatti il mazzo”. Giovanni Donzelli, che è il motorino organizzativo del partito e di questa kermesse, ti guarda sorridente e dice che insomma Giorgia non ha ancora deciso cosa fare, lo dirà dopo la manovra. E durante la feste di Natale metterà la testa sulle liste. Con partner così deboli nei consensi rispetto a chi dà le carte, il timore che la maionese impazzisca c’è. Ecco perché magari prima di dirlo coram populo, Meloni potrebbe riunire Tajani e Salvini per cercare, o almeno far finta, di coinvolgerli nella fatal decisione. Francesco Lollobrigida, ministro della real casa, agli amici che gli chiedono di fare l’aruspice brussellese risponde “chissà” e fa notare questo bel clima di concordia all’interno della coalizione. Indizio per il no o strategia?  
Però qui tutti vogliono scrivere Giorgia Meloni alle europee. Fabio Rampelli, di lei già maestro, lo auspica perché “sarebbe un gran segnale”. E così tutti i vari big e amici che si aggirano tra casette e pista di pattinaggio (avvistato anche l’amico di famiglia, Marco Mezzaroma, presidente di “Sport e salute” e ministro ombra dello Sport: “Ma ho 58 anni, almeno non chiamatemi rampollo!”). Di questa edizione monumentale di Atreju a Castel Sant’Angelo restano le impressioni del momento e i sogni senza tempo come l’epifania di venerdì scorso di Andrea Giambruno o lo sbarco di Elon Musk, mister natalità con la fecondazione in vitro o surrogata.

 

Si capisce perché in questo clima da torcida “l’amico Santi”, cioè Santiago Abascal di Vox, si sia presentato quasi dimesso al momento di prendere la parola per non più di cinque minuti per dire che insomma non spera che Sánchez sia appeso a testa in giù e che quindi era stato frainteso dalla sinistra mediatica. La Capa assicura che comunque vada non rinnegherà il passato. Dal palco cita e ringrazia Ursula von der Leyen, ma sembra un errore di fabbrica nel giorno della produzione straordinaria di nemici meloniani. In serata le risponderà Fedez.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.