Mariastella Gelmini (foto LaPresse)

Tempo scaduto?

“Meloni non prenda in ostaggio il Mes”, dice Mariastella Gelmini (Azione)

Sulla ratifica del fondo salva-stati maggioranza non uniforme, e opposizione all'attacco

Marianna Rizzini

"Il voler usare il Mes come mezzo per la trattativa indebolisca l’Italia, invece di rafforzarla. Nessun paese si augura di dover usare il fondo salva-stati, ma è importante poter contare su questo strumento in caso di difficoltà", dice l’ex ministra. Botta e risposta tra Schlein e Meloni

“Prendere in ostaggio il Mes in vista del nuovo Patto di Stabilità, come sta facendo il governo Meloni, non mi pare sia la mossa migliore per aiutare il paese, in questo momento”. E’ preoccupata per il limbo in cui le sembra si trovi l’Italia, Mariastella Gelmini, oggi deputata di Azione, già ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie nel governo Draghi, e ancora prima esponente di spicco di Forza Italia e ministro dell’Istruzione nel governo Berlusconi IV: “Il temporeggiamento sulla ratifica del fondo salva-stati deve finire”, dice Gelmini dall’opposizione, di fronte al panorama di una maggioranza spaccata proprio lungo il confine del Mes, il cui arrivo in Aula, previsto in calendario per il 14 dicembre, è accompagnato da profezie di slittamento (poi confermate a fine giornata), dovute in parte al muro leghista e in parte alla linea scelta dalla premier (con Forza Italia in mezzo): legare l’eventuale sì al Mes alla preventiva discussione in Europa su Patto di stabilità e Bilancio.

“Io penso che alla fine il governo sarà costretto a ratificare il Mes, anche perché l’Italia è l’unico paese a non averlo fatto, e questo significa bloccare tutti gli altri paesi”, dice Gelmini, convinta che “il voler usare il Mes come mezzo per la trattativa indebolisca l’Italia, invece di rafforzarla. E’ stato un errore questo giocare a rimpiattino con l’Europa, come pure lo è stato il non aver voluto usare il cosiddetto ‘Mes sanitario’, qualche mese fa. Nessun paese si augura di dover usare il fondo salva-stati, ma è importante poter contare su questo strumento in caso di difficoltà. Ed è arrivato il momento di affrontare la questione, smettendo appunto di tergiversare”. C’è chi pensa che Forza Italia, in questi giorni, non abbia combattuto abbastanza per velocizzare la ratifica, mentre nel governo emergevano tendenze diverse, in direzione del freno. Gelmini conosce bene il partito in cui ha militato per anni: “Forza Italia in questo momento risente del clima nella maggioranza e dello sbilanciamento a destra della coalizione”, dice, “ma sono sicura che, se dipendesse da quello stesso partito, il Mes sarebbe stato già ratificato, anche vista la crescente insofferenza in Europa per questo procrastinare”. Intanto, all’orizzonte, si stagliano le elezioni Europee. Azione – che come altri partiti al centro del centrosinistra deve puntare al quorum – è in fase di dialogo con altre formazioni e altri leader, da Emma Bonino (che dice di non fidarsi di Carlo Calenda) a Cateno De Luca. “Noi non stiamo partendo dalle alleanze, non pensiamo sia questo l’approccio che paga. Noi partiamo dalle proposte, come ci chiedono anche i tanti giovani under 30 iscritti ad Azione. Come pure, rispetto al governo, cerchiamo sempre di fare un’opposizione costruttiva che parta dal merito e dai contenuti. Questo significa che quando il governo avanza una proposta che condividiamo diciamo sì, e quando cede al populismo diciamo no. Credo sia questa la politica del futuro”. Futuro che ora chiama l’Italia a una scelta: “Credo che la maggioranza sarà costretta a ratificare il Mes, con buona pace dei sovranisti”. E ieri la premier Giorgia Meloni così rispondeva alle critiche dell’opposizione e alle parole della segretaria del Pd Elly Schlein che la accusava di “fare il gioco delle tre carte”: “Perché non lo avete ratificato quando siete stati al governo, se era così fondamentale farlo in tempi rapidi?”, diceva Meloni. “Non si può parlare del Mes se non si conosce il contesto. Un governo serio tiene conto del contesto, e in quel contesto fa calare degli strumenti. Perché parliamo di strumenti e non di totem ideologici. Quando saprò quale è il contesto nel quale mi muovo saprò anche che cosa secondo me bisogna fare del Mes”. (Contesto: cioè la trattativa complessiva sul Patto di stabilità e il bilancio). 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.