(foto Ansa)

Il caso

Il governo si divide sul terzo mandato. Tajani: "Non va rivisto". Crosetto: "Il popolo è sovrano"

Redazione

Il ministro degli Esteri in mattinata aveva bocciato la revisione del limite di due mandati per gli amministratori: "Non è che possiamo fare le leggi per qualcuno". Ma in FdI iniziano a pensarci: "Decidono i cittadini", dice il titolare della Difesa

Era stata una bocciatura tout cour quella di Antonio Tajani nei confronti del terzo mandato per i governatori. "Non è che possiamo fare le leggi per qualcuno, e poi è sano garantire un ricambio nella leadership delle regioni dopo 10 anni. Un conto sono i sindaci dei comuni piccoli, un conto i Presidenti delle regioni", aveva detto intervistato dalla Stampa. Così, a rispondergli a stretto giro, evidenziando tutta la spaccatura che c'è nel governo sul tema, ci ha pensato il ministro della Difesa Guido Crosetto: "Questa è l'idea di Tajani, io mi occupo di difesa e non di riforme istituzionali", ha premesso Crosetto. "Ma sui mandati ho sempre pensato, avendo fatto il sindaco di un piccolo comune al fianco di un comune il cui sindaco ha fatto il sindaco per 52 anni che se i cittadini vogliono eleggere qualcuno è giusto che lo eleggano. Io non ho mai pensato servissero regole tecniche quando devi confrontarti col giudizio popolare. La Costituzione dice che il popolo è sovrano". In sostanza, aprendo alla possibilità che anche per i governatori valga un allargamento del limite dei due mandati.

Come già ampiamente spiegato, gran parte della questione risiede nella ricandidatura ipotetica del presidente del Veneto Luca Zaia, il cui futuro, lontano dalla Regione, rimane un'incognita. Non a caso proprio lo stesso governatore ha risposto sul punto. "Cosa vuol dire che è 'sano' bloccare l'amministratore dopo 10 anni? Perché 'sano' si presta a molte interpretazioni. Siccome io penso che 'sano' sia anche un termine pericoloso, vorrei capire da Tajani cosa significa 'sano' ... perché siamo in Veneto", ha detto.

Il partito più sensibile all'eliminazione del limite, infatti, è la Lega di Matteo Salvini. Recentemente ne ha parlato, legandola alla riforma del premierato, anche il ministro per gli Affari regionali e l'Autonomia Roberto Calderoli. Ma anche dentro Fratelli d'Italia, che in teoria si è sempre opposta a una revisione anche in ragione di numeri in crescita che consentirebbero di conquistare città e regioni con candidati propri, hanno iniziato a serpeggiare i primi dubbi. Uno tra i primi a esporsi sul tema è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: "Ne discuteremo", aveva detto partecipando all'ultima assemblea dell'Anci. Dando credito alle ipotesi di chi voleva, l'associazione dei comuni su tutti, una revisione al più presto. Le nuove tensioni (o quanto meno la divergenza di vedute) che fanno capolino all'interno della maggioranza, anche all'interno dello stesso governo, dimostrano che la partita è tutt'altro che chiusa.