editoriali
Il comico sovranismo bio del governo
A Dubai, Meloni sventola bandierine sulla carne sintetica ma la sovranità alimentare del suo esecutivo le fa segnare un autogol
Rimossa l’uscita dall’euro, archiviato il blocco navale, in via d’archiviazione l’opposizione alla ratifica del Mes, rinviato all’infinito il taglio delle accise, è comprensibile che Giorgia Meloni sventoli il divieto sulla “carne coltivata” come simbolo identitario. Non le è rimasto molto altro. E, tutto sommato, per quanto il messaggio sia devastante, si tratta della bandiera sovranista più innocua. Nel senso che la legge Lollobrigida vieta una cosa già vietata, non essendoci un “cibo sintetico” approvato in commercio, ma il divieto sarà inefficace appena l’Efsa ne autorizzerà uno.
Insomma, se la scienza e la tecnologia faranno progressi, la culture war sulla “carne sintetica” è destinata a fare la stessa fine di quella contro la farina di insetti. Il problema sono le argomentazioni logiche usate dalla premier per difendere il suo divieto, soprattutto se fatte da palcoscenici internazionali. La ricerca “è fondamentale”, ha detto la premier intervenendo alla Cop28 di Dubai ma “non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere”. L’argomento è in primo luogo in contraddizione con la famosa uscita del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, autore della legge, secondo cui “i poveri mangiano meglio dei ricchi”. Quindi, se Lollobrigida non ha detto una stupidaggine, il timore di Meloni è completamente infondato. Ma presumendo che alla Cop28 non conoscano il pensiero del ministro che detta la politica sulla “sovranità alimentare” del governo Meloni, la premier ha comunque detto una cosa incoerente. Perché se pure fosse vero, come sostiene Meloni, che la “carne sintetica” è destinata a sfamare più poveri del mondo, l’alternativa da lei proposta – ovvero il divieto di produrre e consumare questi cibi – per i poveri sarebbe quella di non mangiare carne. È un po’ come dire: se gli vietiamo la carne sintetica, che mangino chianina bio.
L'editoriale del direttore