(foto Ansa)

il colloquio

Fidanza: “Agli alleati di Salvini servirebbe una bella Fiuggi”

Luca Roberto

Il capodelegazione di Ecr al Parlamento europeo: "Il vertice di Id a Firenze? Non ci sentiamo sfidati. Afd? Ci sono posizioni interne e scelte geopolitiche che per noi non sono negoziabili"

Il capodelegazione di Ecr al Parlamento europeo Carlo Fidanza dice che a Firenze, alla riunione di Identità e democrazia, “non ci hanno invitati. Ma non c’è nessuno sgarbo. E’ normale che sia così. Anche ai nostri eventi non prevediamo la presenza di partiti che non fanno parte del gruppo. Non ci sentiamo né sfidati né altro”. Dentro FdI esorcizzano il summit del fine settimana parlando di una contro-convention che terranno sabato a Pistoia, così come del panel sulle alleanze europee all’interno di Atreju. Eppure tra i Conservatori sanno che quello di domenica non sarà un appuntamento banale: “Casca a fagiolo perché hanno un risultato importante da festeggiare: quello olandese”. Anche se, come s’è saputo ieri, Geert Wilders nel capoluogo toscano non ci sarà. 

 

E insomma, almeno a parole, tra i meloniani non c’è apprensione, bensì attesa paziente per capire che piega prenderà la corsa alle europee. Secondo l’ultimo sondaggio di Europe Elects, Id sarebbe in forte ascesa, veleggia verso gli 87 seggi (oggi ne ha 60), proprio a discapito di Ecr. “Ma i tempi della politica sono lunghi: ci vogliono ancora molti mesi prima delle elezioni. E’ semplicemente il segno che in tutta Europa spira un vento favorevole alla destra”, dice ostentando una cerca calma Fidanza. Quel che ci si dice tra i maggiorenti meloniani di stanza a Strasburgo è che non ci si deve preoccupare tanto della crescita del gruppo più a destra dell’Europarlamento. Quanto dei messaggi e dei contenuti che saranno veicolati da qui in avanti. Il Ppe, che resta il baricentro della prossima coalizione che governerà l’Europa, reputa indigeribili alleati come Marine Le Pen e Afd. “E io credo che su alcuni punti i tedeschi pongano dei limiti insormontabili. Diciamo che avrebbero bisogno anche loro di una specie di Fiuggi, che però non credo sia all’ordine del giorno, poiché dal loro punto di vista la loro ricetta funziona”, dice Fidanza. “Non è un bel servizio alla democrazia demonizzare il 20 per cento dei tedeschi, il 30 per cento dei francesi. Ma certo ci sono posizioni interne e scelte geopolitiche che per noi non sono negoziabili. Altrimenti finiamo a rincorrere anche l’ultradestra bulgara, che sta intorno al 20 per cento e però è dichiaratamente filoputiniana. Credo che dobbiamo guardare con favore, invece, al processo di costituzionalizzazione di una parte dell’ultradestra. Perché non penso che il Wilders di domani sarà lo stesso Wilders di ieri”. 

 

Allo stesso modo, fanno notare sempre dal partito della premier, non aiuta il doppio standard del Partito popolare. Che da un lato considera impotabili i compagni di viaggio di Salvini. E dall’altro, pur attaccando Sanchez in Spagna per l’amnistia concessa agli indipendentisti catalani al fine di agguantare di nuovo il potere, non chiude la porta ad accordi con i socialisti. In Italia, invece Meloni è pronta a chiuderla quella porta? Se la Lega vi proponesse un patto anti inciuci lo sottoscrivereste? “Non abbiamo bisogno di nessun patto, da sempre siamo alternativi alla sinistra e continueremo a esserlo. Ma bisogna sapere che le convergenze che si formano per far nascere una nuova commissione sono diverse da un’alleanza stabile. E’ successo anche ai nostri alleati polacchi, che con il loro voto hanno consentito la nascita della commissione von der Leyen e poi sono stati all’opposizione per quattro anni e mezzo”, ci dice ancora Fidanza.
A proposito di alleanze, che fine ha fatto il dialogo con i Popolari? “Teniamo un canale aperto, che si è intensificato con le ultime votazioni al Parlamento europeo, ad esempio sugli imballaggi di plastica. E’ un dialogo che continueremo a coltivare dopo il voto”, spiegano ancora fonti di FdI a Strasburgo.

Il premier ceco Fiala, esponente di Ecr, si presenterà alle europee in una lista unica con i Popolari. Sul fatto che da noi un modello del genere non possa funzionare, dentro Fratelli d’Italia però non hanno dubbi. “Lì lo fanno in un’ottica di rafforzamento interno. Per noi è molto meglio andare divisi, ognuno per conto proprio, in modo da raccogliere un numero di voti più alto. E poi dopo vedere che tipo di partita giocare”.

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