Paradossi

L'attacco di Crosetto alle toghe infastidisce Forza Italia

Ermes Antonucci

“Ma come, prima rinviate tutte le proposte di riforma della giustizia, a partire dalla separazione delle carriere, e poi denunciate il rischio di interventismo dei magistrati?", dice al Foglio un colonnello di Fi rivolgendosi agli alleati meloniani

E’ con disorientamento, ma soprattutto con una certa dose di fastidio che i parlamentari di Forza Italia hanno accolto le parole del ministro Crosetto sulla magistratura (“Mi raccontano di riunioni di una corrente su come fermare Meloni”). Un paradosso, a prima vista, se si considerano le numerose critiche rivolte negli ultimi anni dal partito fondato da Silvio Berlusconi contro le toghe politicizzate. Eppure nel mirino degli esponenti azzurri c’è una contraddizione piuttosto evidente nell’operato della maggioranza meloniana in materia di giustizia: “Ma come, prima rinviate tutte le proposte di riforma della giustizia, a partire dalla separazione delle carriere, e poi denunciate il rischio di interventismo dei magistrati? Ma allora riformatela questa magistratura”, afferma al Foglio, in via confidenziale, un colonnello di Fi rivolgendosi direttamente agli alleati meloniani. 

 

Ai forzisti non è andato giù, in primo luogo, che la riforma della separazione delle carriere tra pm e giudici sia stata rinviata dal governo a data da destinarsi, dopo le innumerevoli promesse del Guardasigilli Carlo Nordio. “Comprendiamo le ragioni di far procedere su due percorsi diversi la riforma costituzionale della forma di governo e quella della separazione delle carriere, anche per evitare che si tenga un unico referendum su una riforma costituzionale molto ampia. Crediamo, però, che queste decisioni debbano essere adottate in seguito a vertici di maggioranza e che comunque poi debbano essere definiti tempi certi per l’approvazione delle riforme della giustizia”, dichiara al Foglio il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin. Insomma, va bene tenere fuori la separazione delle carriere dalla riforma del premierato, ma Forza Italia non è disposta a rinunciare al suo cavallo di battaglia.

 

Lo ha fatto capire chiaramente il viceministro alla Giustizia e senatore di Fi, Francesco Paolo Sisto, in un’intervista al Corriere: “Per noi è una storica battaglia di principio, per cui il giudice, terzo e imparziale per la Costituzione, non può avere la stessa maglia del pm. Una riforma che può procedere in ‘parallelo disgiunto’ con il premierato. In modo che eventuali referendum restino distinti, autonomi e lontani fra loro. L’unica condizione, giusta, posta dal governo è che non ci sia un referendum unico per non confondere gli elettori. Ma nulla impedisce un percorso in contemporanea, sfasato nei tempi finali. E, se ci saranno i referendum, si posticiperà di un congruo tempo quello sulla separazione delle carriere, o viceversa”. “Chiediamo che il percorso non si interrompa: è in commissione Affari costituzionali alla Camera e proseguirà regolarmente, fino alla conclusione dell’iter”, ha concluso Sisto. 

 

Ma non è solo il rinvio della separazione delle carriere a creare fastidi in Forza Italia. Lontano dai riflettori, i parlamentari azzurri sottolineano come negli ultimi mesi tutti i grandi temi riguardanti la giustizia, sui quali il partito azzurro aveva avanzato le sue proposte, abbiano subìto un’improvvisa frenata: abuso d’ufficio, prescrizione, intercettazioni, interdittive antimafia. C’è anche chi, con una certa malizia, ricorda il “no” espresso a inizio anno da Fratelli d’Italia contro l’istituzione di una commissione di inchiesta sull’uso politico della giustizia, proprio quello denunciato ora da Crosetto. 

 

Oltre ai fastidi, resta il disorientamento sul contenuto della denuncia lanciata dal ministro della Difesa. Se con l’espressione “riunioni di una corrente di magistrati” Crosetto intendeva riferirsi al recente congresso tenuto dalla corrente di sinistra Area, allora c’è da dire che in quell’occasione non si è sentito dire nulla di diverso rispetto ai congressi tenuti negli ultimi trent’anni dai magistrati di area di sinistra. Diverso sarebbe il discorso se Crosetto fosse a conoscenza di fatti ben più circostanziati, che però in quel caso avrebbero dovuto essere portati all’attenzione dell’autorità giudiziaria. 

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