Il caso

Il ritorno di Grillo in tv ignorato dai social M5s. E Conte lo striglia: "La politica non si mischi ai processi"

Simone Canettieri

Il fondatore del Movimento è andato da Fazio su Nove, ma la comunicazione grillina lo ha ignorato. L'ex premier non se la prende per la battute del comico, ma sulla polemica con Bongiorno dice: "La politica resti fuori dalle Aule dei tribunali"

Alla fine dello show di Beppe Grillo restano due elementi: il 12,5 per cento di share su Nove (per la gioia di Fabio Fazio) e le polemiche sull’attacco a Giulia Bongiorno, senatrice del Carroccio e legale della vittima nel processo a Ciro, figlio del garante. Per il resto nel M5s nessuno dei big (ex ministri, ex sottosegretari) sembra aver guardato l’intervista a quello che una volta era il loro capo supremo, umorale e spietato. “Che ha detto?”. “Io avevo un impegno”. “Ho letto qualcosa sulle agenzie”. Risposte standard dei papaveri grillini (ormai contiani).

“Beppe” ormai non fa più paura. E le sue invettive politiche – al contrario della spinosa vicenda del figlio – vengono accolte con un misto di curioso disinteresse o almeno distacco. Per esempio, i canali del M5s hanno completamente ignorato il ritorno in tv di Grillo dopo nove anni (l’ultima volta andò da Bruno Vespa a “Porta a porta”). Né alla vigilia dell’evento, né dopo. Nemmeno un accenno sui social. Niente.

Grillo, come si sa, è il garante del M5s, ma ne è anche un dipendente, in virtù di un contratto di circa 300 mila euro per la comunicazione. Da Fazio il comico-guru ha sfottuto Giuseppe Conte (“quando lo abbiamo scelto era perfetto per la politica: quando parlava non si capiva”). Sicché l’ex premier si è trovato a commentare queste parole con un sorriso: “Sono autoironico, è stato divertente e mi ha fatto ridere”. Sulla vicenda Bongiorno, Conte ha preso le distanze dal fondatore del M5s: “La politica non deve mischiarsi ai processi in corso”.

Un modo elegante per non entrare sulla polemica con la senatrice della Lega (che ha accusato Grillo di intimidazioni e pressioni sul tribunale dove si sta svolgendo il processo), ma anche per togliere al garante un ruolo politico che ha perso. Come si capisce anche dal tentativo di candidare alle Europee la storica collaboratrice Nina Monti: ipotesi respinta. E così a Grillo non rimane che scrivere un libro su questi anni in cui “ha peggiorato l’Italia”. Una casa editrice importante si è già fatta sotto. Il resto sono rumori di sottofondo, come le parole di Davide Casaleggio contro il nuovo corso. 
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.