Carlo Calenda e Matteo Renzi (Ansa)

l'ultima speranza

Così Marattin sfida Renzi e Calenda: la rottura non ha senso, ripensateci

La mozione congressuale del parlamentare di Italia Viva e un tentativo disperato: “Proviamoci fino all'ultimo secondo”

C'è ancora una speranza che Matteo Renzi e Carlo Calenda ritornino insieme? C'è ancora una speranza che il Terzo polo non venga ricordato così perché invece che unire le forze contrarie al vecchio bipolarismo ha scelto di disunirsi frazionandosi in tre parti, tra Azione, Italia Viva e + Europa? C'è ancora una speranza di vedere a una prossima tornata elettorale lo stesso cartello osservato alle ultime elezioni politiche, che arrivò al 7,7 per cento. Dalle parti di Renzi e Calenda in pochi credono a questa possibilità ma l'unico tra i parlamentari centristi a non aver perso le speranze è l'onorevole Luigi Marattin, di Italia Viva. Che lotta come un leone. Prima organizzando in giro per l'Italia un tour simbolico insieme a un parlamentare di Azione, Enrico Costa. Poi presentando una (clamorosa) mozione al congresso di Italia Viva. Una mozione scritta non per contendere la leadership a Renzi, naturalmente, ma per provare a suggerire una linea diversa rispetto a quella su cui ha scommesso l'ex premier: rompere con Carlo Calenda, dimostrando che nel centro c'è qualcuno che sa fare politica (Italia Viva) e qualcuno che della politica è solo un turista (Azione).

 

Sentite cosa scrive Marattin: “Ribadite ancora una volta le responsabilità personali, non saremmo onesti con noi stessi se non percorressimo un gradino di analisi ulteriore. La rottura del Terzo Polo, in ultima analisi, deriva da una mancanza di fiducia reciproca tra alcuni dei contraenti quel patto. E senza fiducia, non esiste intrapresa umana che possa essere condotta. Ecco perché la futura ripresa del progetto di costruzione di un’offerta politica liberal-democratica, qualsiasi forma abbia, non potrà mai prescindere dalla presenza di almeno elementari rapporti di fiducia tra la classe dirigente dei contraenti il patto”. E ancora: “Dopo la rottura, e lo stillicidio di dichiarazioni e azioni ostili da entrambe le parti, è forte la tentazione di (parte della) comunità di Italia Viva di rinchiudersi in un ambito fortemente identitario, di 'stringersi a coorte' attorno ai propri riferimenti sicuro, di sospettare di ogni apporto esterno e di dedicare parte delle attività allo scrutinio dei propri dirigenti per scrutarne ogni flebile segnale di 'tradimento' È una reazione umana, e pertanto perfettamente comprensibile. Ma politicamente molto sbagliata”.

Sbagliata in che senso? Marattin orchestra il suo processo esponendo due capi di imputazione. Primo.: “La comunità liberal-democratica, che in ultima analisi condivide le ragioni e i sogni che hanno portato tutti noi a unirci a Matteo Renzi nel suo progetto di cambiamento del paese, è molto più ampia di quella che attualmente si riconosce in Italia Viva. E il bacino potenziale di quelli che potrebbero essere raggiunti e coinvolti è ancora più ampio. Non esiste quindi ragione politica per rinunciare a percorrere quella prateria per rinchiudersi nei rassicuranti recinti identitari”. Secondo: “La prospettiva politica di Italia Viva è sempre stata, fin dalla sua fondazione, quella di lavorare per una più ampia aggregazione dei liberal-democratici e dei riformisti. Come dimostra il fatto che in questi quattro anni raramente ci siamo presentati agli appuntamenti elettorali con il nostro esclusivo simbolo”. Conclusione: “Non facciamoci sopraffare dalla paura, dal sospetto, dalla rinuncia alla costruzione di una comunità coesa ma più ampia, in grado di dare davvero risposte alla domanda politica presente nel paese. Il cammino verso le elezioni europee deve essere caratterizzato dal tentativo fino all’ultimo secondo di costituire una lista unitaria che si richiami a Renew Europe. E se non sarà possibile, il nostro percorso autonomo sotto la guida di Matteo Renzi dovrà comunque essere improntato ad una prospettiva politica in grado di disegnare il cammino verso la creazione di quella comunità liberal-democratica libera e forte di cui ha bisogno il nostro Paese”.

Un'altra linea è possibile? Lo sfascio è inevitabile? L'alternativa alla competizione tra Italia Viva e Azione esiste? Marattin è convinto che tornare indietro sia possibile. Per ora è eroicamente isolato. Un domani chissà.

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