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L'imprevedibile gravitas di Meloni nell'affrontare in pubblico una sua crisi privata

Giuliano Ferrara

Per molti tra noi che non scommettevano un soldo di cacio sulla premier, sulla coalizione, sugli uomini scelti alla guida del governo, la sorpresa è forte. Capacità di giudizio, tempismo, amara determinazione psicologica: lo stile questa volta è la donna

Altri si divertiranno a commentare la separazione tra Giorgia Meloni e Andrea Giambruno, è inevitabile divertirsi a spese delle coppie scoppiate in un quadro piuttosto sbrindellato e casuale di informazione gossippara. Qui non si ha tanta voglia di divertirsi, non è precisamente il momento della spensierata leggerezza. Il poco che si può dire, senza compunzione ma anche restando minimamente seri, è che quest’ultima botta di stile di Meloni era prevedibile per i molti che la stimano ma non per chi a fatica ha imparato in questo anno di governo a considerare le sue qualità, con riserva. 

Bisognerà indagare il segreto della sua gravitas, del suo impegno a cancellare il brutto di una vecchia tradizione ideologica, a estirpare le radici di scelte che durante l’ascesa alla popolarità e al potere sembravano corrive, qualche volta banalmente populiste, inquadrate da un nazionalismo e sovranismo talvolta da operetta. Come si fa, con certe premesse e una coalizione infestata dai derivati del peggior opportunismo, a confermare e sviluppare con coerenza una politica estera e di difesa euroccidentale severa e senza indulgenze per le retromarce o le affermazioni a mezza bocca? Parlo ovviamente di Ucraina e Israele, che sono poi le due questioni principali del tempo d’oggi. Come si fa a stemperare l’effetto delle numerose gaffe e delle dichiarazioni o degli atti tributari di una sproporzione evidente rispetto non al pensiero unico ma a un pensiero possibile in una società aperta? Come si fa, su immigrazione e politica economica, a affrontare un momento di crisi con saggezza, lasciando il campo a scelte che sono discusse e contrattate, anche con successo, nella un tempo aborrita Europa delle élite?

Liberarsi della demagogia, insistere su criteri anche culturali impliciti nell’identità della destra, ma senza trasformare il programma e la bandiera in un ostacolo insormontabile al governo accurato delle cose, con evidenti eccezioni in alcuni campi importanti ma non decisivi, non è un compito facile, e non era detto che una volta deciso di fare quel compito lo svolgimento sarebbe stato tale da far passare l’esame minimo di democraticità e di liberalismo delle opzioni di fondo. Insomma è appena ovvio che si può essere contro il governo Meloni, non accettare molte delle sue pratiche, ma non si può credibilmente negare che la destra italiana, sotto il controllo di quella figura minuta e apparentemente tirocinante, faccia una prova accettabile e più che decente.

Per molti che l’hanno sostenuta e le hanno creduto, il segreto non c’è. Per molti tra noi che non scommettevano un soldo di cacio su di lei, sulla coalizione, sugli uomini scelti alla guida dell’esecutivo, la sorpresa è forte. Gravitas è in sé parola pesante e forse pedante. Non se ne trovano altre per dire come la presidente del Consiglio ha deciso di affrontare, nel contesto pubblico della sua funzione, una sua crisi personale e familiare esplosa nelle forme più importune, satiricheggianti, surreali, a colpi di fuorionda. Berlusconi fu indebolito dalla crisi del suo matrimonio, e fece della sua virilità dongiovannesca, in mezzo alle persecuzioni in nome del senso del pudore, un elemento di autolesionismo politico a tratti devastante. Qui il tratto è completamente rovesciato.

L’elettorato femminile si identificherà nella capacità di giudizio, nel tempismo, nell’amara determinazione psicologica che hanno guidato lo scioglimento del problema posto da comportamenti imbarazzanti del partner della numero uno e padre di sua figlia. Non avrebbe senso fare del moralismo o contromoralismo straccione, ciascuno decide per sé in circostanze che a tutti possono capitare. Ma occorre riconoscere che al motto “lo stile è l’uomo”, cedendo per una volta a una variante di genere, bisogna aggiungere, e non capita spesso, che “lo stile è la donna”. Complimenti.
 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.