a Catania

La giudice Apostolico ribalta di nuovo il decreto Cutro. Gasparri: "Lasci la magistratura"

Redazione

Con una nuova sentenza il tribunale di Catania annulla il trattenimento di altri quattro migranti in un centro per rimpatrio. La maggioranza attacca: "Vicenda grave per la giustizia italiana"

La giudice del tribunale di Catania Iolanda apostolico ha deciso di non convalidare i trattenimenti nel Centro per il rimpatrio di Pozzallo disposti dal questore di Ragusa nei confronti di quattro migranti tunisini. È la seconda sentenza di questo tipo adottata dalla magistrata, finita nella bufera dopo la pubblicazione di un video dove è ripresa – nell’agosto 2018 – mentre protesta contro la decisione dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini di non far sbarcare in porto 150 profughi. Ma nel tribunale di Catania Apostolico non è la sola a sostenere l'illegittimità delle norme sancite dal decreto Cutro: l'8 ottobre il suo collega Rosario Cupri aveva annullato il trattenimento di altri sei migranti.

 

 

"Il richiedente non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda – si legge in uno dei provvedimenti pubblicati dall'Ansa – e, come già affermato da precedenti decisioni di questo tribunale, il trattenimento di un richiedente protezione internazionale per le direttive europee, costituendo una misura di privazione della libertà personale, è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge", scrive la giudice Apostolico. 

 

 

Il tecnicismo con cui la giudice motiva la sentenza è spiegato dall'Ansa: lo status di richiedente asilo si assume con la manifestazione della volontà di invocare la protezione e nei quattro casi trattati tale volontà è stata espressa già a Lampedusa, per cui non poteva essere applicata sui quattro casi la cosiddetta procedura di frontiera una volta arrivati a Pozzallo. La conclusione della giudice è che il loro trattenimento decade.

Anche in questo provvedimento Apostolico torna sulla questione della garanzia da cinquemila euro prevista dal decreto Cutro per evitare il trattenimento nei Cpr. La tesi è la stessa della precedente sentenza: la misura è "incompatibile con la direttiva Ue del 2013". 

 

Continua la polemica

Alla notizia della nuova sentenza i partiti di maggioranza hanno risposto con parole molto dure. "Le sue posizioni meriterebbero valutazioni sotto il profilo disciplinare – ha detto il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) – dovrebbe lasciare la magistratura con urgenza".

"È una vicenda grave per la giustizia italiana. Serve un intervento da parte degli organi competenti", ha scritto in una nota Erika Stefani, capogruppo della Lega in commissione Giustizia a Palazzo Madama. Poco prima lo stesso partito del Carroccio aveva diffuso un commento: "Giustizia o politica? Prima in una piazza dove si insultano le Forze dell'Ordine e si difendono gli sbarchi, poi in tribunale per rimettere in circolazione altri clandestini. Un intervento è necessario, come consentito dalla Costituzione, per rispetto della legge, del buonsenso e del popolo italiano".

A supporto della Lega è intervenuta anche Antonella Zedda, senatrice e vicecapogruppo di Fratelli d’Italia: "Sull’immigrazione in Italia esistono due fronti contrapposti: da un lato il governo Meloni, che attraverso le nuove normative espelle immigrati clandestini con divieti di ingresso e sgomina bande di scafisti, come avvenuto nelle ultime ore grazie al lavoro della squadra mobile di Trapani; dall’altro una certa magistratura politicizzata, che disapplica le leggi per impedire l’immigrazione illegale di massa rimettendo in libertà immigrati clandestini arrestati. Gli italiani, stanchi di avere città poco sicure e di doversi sobbarcare il carico di un'accoglienza impossibile, sanno da quale parte stare".

Le accuse alla giudice - alimentate anche dal ministro Salvini - riguardano l'opportunità di manifestare contro una decisione del ministro dell'Interno, come ha fatto Apostolico nel 2018. Riguardo al video pubblicato dal leader della Lega, le opposizioni hanno sollevato dubbi di dossieraggio, accuse smentite dalla stessa polizia. Anche la premier Giorgia Meloni è intervenuta sul caso: "È legittimo chiedersi se una persona che partecipa a una manifestazione contro un ministro sul tema dei migranti e poi adotta una sentenza sulla stessa materia agisca senza pregiudizio".