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Editoriali

Adolfo Urso parla ancora a vanvera di aerei 

Redazione

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy parla di prezzi da ricatto delle compagnie low cost e offre un esempio sballato

Il ministro Adolfo Urso era partito abbastanza bene nelle risposte volanti ai giornalisti all’entrata del consiglio competitività a Bruxelles. Le contestazioni a Ryanair di cui ha parlato inizialmente avevano senso e anche interesse, per i troppi sussidi e poco trasparenti grazie ai quali la compagnia aerea riesce a dominare il mercato e tenere a distanza i concorrenti. Doveva essere una parte del dossier ben preparata. Poi è arrivato il demone che lo spinge ad andare sempre un po’ oltre e un po’, va detto, a vanvera. L’algoritmo, sua bestia nera, lo seduce, lo attira, e lui ci casca.

Così, tentato e sfidato, ha voluto aggiungere una parte di dichiarazione contro il misterioso sistema di determinazione dei prezzi aerei, in realtà nient’altro che un normalissimo tariffario con qualche variazione in base ai tempi della prenotazione. Non richiesto il ministro si è cimentato in un esempio, come si diceva, a vanvera. Piccola pausa, sguardo di chi sa, e giù con l’accusa per cui l’algoritmo sarebbe responsabile di prezzi da ricatto, anche 1.000 euro, per i cittadini sardi o siciliani costretti a partire all’improvviso per Milano o Roma per cure mediche. Per smentirlo basta qualunque estratto dagli accordi fatti dalla Sicilia e dalla Sardegna per la continuità territoriale. Con tariffe immodificabili e davvero abbordabili.

Accordi rinnovati da diversi ministri e da diversi governi. Niente di difficile, anche perché sia le regole comunitarie sia quelle italiane consentono di imporre tariffe speciali per la “continuità territoriale” con le isole. A quel punto la situazione del rapporto Urso/stampa è precipitata. Un calcolo sbagliato o un’affermazione infondata, è inevitabile, travolgono il dialogo e, se non corretti rapidamente, lo distruggono. Così è finita a (piccoli) insulti, con il ministro che, alle obiezioni su quei costi strampalati dei biglietti, non ha trovato altra replica che prendersela, un po’ grillinamente, con i “privilegi” dei giornalisti. Bene, ma dove lo mettiamo lo svantaggio di reggere un microfono di fronte a un ministro che tira fuori cifre a caso?

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