"Perché il trucismo di Conte sui migranti è pericoloso". Parla Andrea Orlando

Valerio Valentini

Il destino di Schlein, le prospettive del campo largo. L'intelligenza artificiale e le contraddizioni da sciogliere nel Pd. "La retorica del leader grillino sull'accoglienza e la povertà è da propaganda elettorale, ma alimenta una guerra tra ultimi e penultimi che finisce col fare il gioco della destra", ci dice l'ex ministro del Lavoro

Dunque sì, c’è pure il trucismo “di sinistra” o che di sinistra pretende d’essere. “Che non è solo quello espresso da Giuseppe Conte”, premette Andrea Orlando. E che però proprio nelle dichiarazioni fatte dal leader grillino a Lampedusa – “Diamo 50 euro al giorno ai migranti, mentre le famiglie italiane fanno la fame” – ha trovato una sua compiuta formulazione. “A Conte ricorderei che non esiste, come lui sostiene, una ‘terza via’, quando si parla di diritti umani: o li si tutela, oppure no. E la posizione del Pd sul tema, a dispetto di quanto lui ripete, non è quella dell’accoglienza indiscriminata, e lui lo sa benissimo”. E se lo sa, allora?  “Riconosciamogli tutta la comprensione del caso, ché la sfida per le europee sollecita gli istinti meno nobili. Ciò che mi preoccupa, della sua narrazione, semmai è questo alimentare l’idea che ci sia una guerra tra ultimi e penultimi. Perché questo, oltreché fastidioso, è anche pericoloso”.

Pericoloso, addirittura? “Sì, perché qui si passa dalla tattica alla sostanza politica. Perché se tu affermi che è in nome della tutela delle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese che bisogna rinunciare all’accoglienza  dei migranti, non puoi poi scandalizzarti se Meloni applica la stessa logica al Reddito di cittadinanza, dicendo che lo smantella per tagliare il cuneo fiscale ai lavoratori meno abbienti. Gli italiani poveri non sono certo taglieggiati dai migranti. Semmai bisognerebbe aggredire l’evasione fiscale, combattere ben altre disuguaglianze. Altrimenti si alimenta la stessa retorica di Salvini e Meloni”.

E qui c’è da chiedersi, appunto, se non ci sia un eterno ritorno del grilloleghismo, quando si parla di immigrazione: qualcosa d’antico, di Conte I.  “Il M5s resta coerentemente ambiguo, sul tema. Ma arrivare a scimmiottare la destra sovranista sperando di ricavarne qualcosa in termini di consenso mi pare ingenuo, di questi tempi. Dopodiché, certo, è vero che la mancanza di politiche d’integrazione si riflette maggiormente proprio sulle fasce più deboli del paese, sulle periferie, sulle aree disagiate”.

A proposito: sindaci e governatori, di ogni colore politico, già dicono di non volere ospitare i Cpr previsti dal governo. “Le virtù dell’autonomia, verrebbe da dire. Anzitutto, gli amministratori di centrosinistra hanno detto di sì all’accoglienza diffusa e noi ai campi di concentramento.   Ma qui, dietro questa specie di sindrome Nimby applicata ai migranti, c’è di più e di peggio. C’è, in sostanza, il fuoco della propaganda xenofoba alimentato per anni dalla destra che brucia qualsiasi tentativo di definire un approccio ragionevole. Ora, io credo che il Pd, a ogni livello, non debba sottrarsi alla responsabilità dell’accoglienza, come peraltro ha sempre fatto. Ma riterrei quantomeno doveroso che Meloni e Salvini compiano un pellegrinaggio in ciascuno dei luoghi in cui in passato accorrevano per spalleggiare i sindaci che protestavano contro l’apertura di centri d’accoglienza. E che da quelle stesse piazze facciano comizi per spiegare, con la stessa veemenza, che l’equazione tra immigrazione e insicurezza è fallace”.

C’è pure un altro spettro che s’aggira, nella retorica di FdI: l’intelligenza artificiale. Meloni ne ha evidenziato i pericoli perfino all’Assemblea generale dell’Onu. “Ho visto che il presidente della commissione Lavoro della Camera – dice Orlando, che del Lavoro è stato ministro con Draghi – ha avviato un’indagine conoscitiva sull’IA. Non so se sa che anche in commissione Attività produttiva ce n’è una in corso. Proporrei una bella indagine conoscitiva per scoprire se tra le due indagini conoscitive c’è un nesso. Quanto alla sostanza, direi che siamo alle solite: il populismo agita fantasmi, ingigantendoli, anziché governare i processi. Anzi, la ministra Calderone per prima cosa ha negato il diritto di accesso all’algoritmo per i rider e gli altri lavoratori delle piattaforme. Al di là delle chiacchiere all’Onu l’Italia non è per nulla protagonista dei tentativi di regolazione che l’Ue sta portando avanti. Ed Elon Musk viene ricevuto a Palazzo Chigi come un capo di stato”.

Quanto al centrosinistra, invece, le divergenze di questi giorni su Lampedusa e dintorni dimostrano di nuovo l’evanescenza di questo campo largo. O no? “Sui temi economici mi pare ci sia una sostanziale sintonia tra Pd, M5s e Calenda: dal fisco alla sanità al salario minimo. Certo, permangono differenze, ma è uno sforzo, quello di unire, che vale la pena di essere sostenuto. E anzi, direi che ora serve un salto di qualità sul piano delle riforme istituzionali”.

Poi, però, c’è la politica estera. Su Cina e Ucraina, tra Pd e M5s le distanze sono grosse. Conte contesta il sostegno militare a Kyiv. Grillo esalta la Via della seta. “Le distanze ci sono, è vero, ma sbaglia chi gioca a esasperarle anziché lavorare per sanarle nel solco del vero collante del centrosinistra, che è l’europeismo. E questo resta, ancora, il discrimine rispetto alla destra sovranista. E credo che questo, cioè l’aver condotto il M5s su posizioni europeiste, resta il merito che va riconosciuto a Conte”.

Aiuterebbe, in tutto ciò, una segretaria del Pd più assertiva. Sembra invece la tiepidezza la cifra di Elly Schlein: ed è il rimprovero che in tanti, anche da sinistra, iniziano a muoverle. “Quando è stata assertiva, le hanno rimproverato di essere settaria. Ma il problema non il conducente, ma la macchina. E guidare il Pd logora. Ci sono contraddizioni congenite mai risolte, nel partito, e sarebbe disonesto pretendere che Schlein le sciolga in pochi mesi. Quanto ai cambi di umori di alcuni opinionisti, non sono quasi mai casuali”.

Allusione che va chiarita, questa: c’è forse un voler far intendere che, di fronte ai tentennamenti di Meloni, c’è chi auspica che il Pd individui un candidato premier più solido di quanto non sia Schlein? “La tentazione di eterodirigere il Pd è assai diffusa, in Italia, specie in chi di solito neppure lo vota. Siamo un paese con 60 milioni di commissari tecnici e altrettanti segretari del Pd”.

 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.