Come quelle del governo e senza coperture: le proposte del Pd contro il carovita

Luciano Capone e Carlo Stagnaro

Bonus carburante (già annunciato da Urso), rinvio della liberalizzazione del mercato elettrico (annunciato da Pichetto e in contrasto con il Pnrr), coperture indefinite. Il piano anti inflazione presentato da Schlein fa acqua da tutte le parti

L’impatto mediatico è stato quasi nullo, la conferenza stampa è stata per lo più ignorata, ma il Pd ha inaugurato la battaglia d’autunno contro il governo e il carovita con cinque proposte: tre hanno un significativo impatto sul bilancio mentre due sono (contro)riforme strutturali. Il problema è che le coperture individuate sono estremamente vaghe e contraddittorie, mentre le riforme rischiano di essere controproducenti sia per i consumatori sia ai fini del Pnrr. In più, almeno due delle idee del Pd sono già state annunciate dal governo Meloni, sicché – anziché fare la mosca cocchiera – il Nazareno rischia di apparire come la pulce passeggera.

 

Il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, è stato molto preciso nel descrivere e quantificare le spese che chiede al governo di mettere in campo: un miliardo per un bonus carburante da 200 euro, un altro miliardo per il trasporto pubblico locale, un centinaio di milioni per libri scolastici e mense per gli studenti, e circa 600 milioni per prorogare l’estensione del “bonus sociale luce e gas” per le famiglie (che però nel 2022 è costato 3,2 miliardi e nel 2023, finora, 2,5 miliardi). Le proposte del Pd ricalcano in parte le iniziative del governo: per esempio, il bonus carburanti per le famiglie a medio-basso reddito è stato già annunciato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso. A ogni modo, mentre è molto chiaro come Elly Schlein intende spendere i soldi, non è per nulla chiaro dove intende prendere le risorse.

 

Le coperture indicate sono “l’extra gettito fiscale sui carburanti” e “la rimodulazione dei Sussidi ambientalmente dannosi” (Sad). Il problema è che l’uno, cioè l’extragettito sulla cui quantificazione è lecito avere molti dubbi, se c’è, è già stato impegnato: Urso ha detto che lo userà per il bonus carburanti. Nel chiedere di usare la stessa copertura individuata dal governo per fare esattamente ciò che il governo intende fare, forse Misiani intende candidarsi a portavoce di Urso. L’altra copertura, cioè il taglio dei Sad, coincide esattamente con quel tipo di sgravi che il Pd chiede di espandere. I Sad sono infatti in grandissima parte sconti fiscali a favore di famiglie e imprese, che si presume favoriscano comportamenti con potenziali ricadute negative sull’ambiente. Quindi gli interventi richiesti dal Pd, pensati proprio per favorire il consumo di energia (inclusi i carburanti tradizionali), ricadono esattamente nella definizione di Sad.

 

Questi ultimi sono censiti in un catalogo compilato dal ministero dell’Ambiente. Le voci più importanti sono il differente trattamento fiscale tra benzina e gasolio (3,4 miliardi nel 2021), il credito d’imposta per i beni strumentali nel Mezzogiorno (1,7 miliardi), l’Iva agevolata per l’acquisto di nuove abitazioni non di lusso (4,9 miliardi) e gli sgravi su Iva e accise sul consumo domestico di energia elettrica (2,4 miliardi). Quali di queste tasse vorrebbe aumentare il Pd, e di quanto? Senza dare almeno un’indicazione, la proposta è vuota. Anche perché viene da chiedersi come mai Mr. Hyde Misiani, da responsabile economico del nuovo Pd di Schlein, chieda con forza di alzare imposte che il Dr. Jekyll Misiani, da viceministro dell’Economia e autorevole esponente del vecchio Pd, si è ben guardato dal toccare.

 

A destare perplessità sono anche le proposte di riforma con cui il Pd pensa di rispondere ai problemi degli italiani e a una congiuntura economica sempre più tendente al peggio. Una riguarda il blocco dell’indicizzazione degli affitti, sulle orme della misura ancor più radicale del divieto di sfratto voluta dal governo Conte II. È comprensibile la volontà di sostenere famiglie a basso reddito che possono avere difficoltà ad arrivare a fine mese: ma perché non farlo usando, qui sì e con ragione, denari pubblici, focalizzando l’aiuto su chi ne ha veramente bisogno? Perché, invece, invocare un provvedimento che beneficia indistintamente tutti gli affittuari, ricchi e poveri, e danneggia indistintamente tutti i proprietari di casa?

 

Ancora più incomprensibile è l’ultima richiesta, cioè l’ennesimo rinvio della liberalizzazione del mercato elettrico. Intanto, il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha già detto di volersi muovere in questa direzione, quindi il Pd va al traino del governo (in questo caso è la responsabile Conversione ecologica, Annalisa Corrado, autrice della proposta, a candidarsi a portavoce di Pichetto). Secondariamente, il meccanismo previsto per la liberalizzazione – aste con la selezione dell’offerta più bassa – è disegnato per minimizzare la bolletta, come è accaduto per le piccole imprese nel 2021 e per le microimprese nel 2022 (il Pd può verificare sulle relazioni dell’Arera in proposito). Ma è davvero sorprendente che il Pd non sappia che il superamento della maggior tutela è una delle riforme da cui dipende l’erogazione delle rate del Pnrr. È come se l’opposizione sentisse l’esigenza di correre in soccorso della maggioranza su una misura che danneggia i consumatori, peggiora la credibilità del paese e riduce la possibilità di riscuotere i fondi europei negoziati (indovina chi?) dagli esponenti del Pd. Tanto nel governo Conte II quanto nel governo Draghi, infatti, la responsabilità dei rapporti con l’Europa era di Enzo Amendola mentre l’attuazione del Pnrr era affidata al sottosegretario alla presidenza, Roberto Garofoli, già capo di gabinetto dei ministri Padoan e Gualtieri.

 

Come nel meme dell’Uomo ragno, il Pd si è intrappolato in un gioco di specchi in cui, convinto di fare opposizione responsabile, esorta il governo a sfasciare i conti pubblici, lo critica quando non lo fa (vedi Superbonus) e lo sostiene nella crociata autolesionista contro le riforme previste dal Pnrr.