Voci da Pontida

I giovani della Lega: "Meloni distratta sui territori, ma noi siamo indietro su diritti e ambiente"

Alessandro Luna

Su diritti, cannabis e temi ambientali la generazione Z del Carroccio sembra più vicina a Schlein che alla destra

E’ la Lega della Generazione Z, tutta diritti e autonomia. A Pontida, alla festa dei giovani che precede quella nazionale di domani, dopo i discorsi dei “grandi”, gli under 35 del partito di Salvini si ritirano sulle collinette intorno al pratone, pronti ad applaudire, salvo sorprese, Marine Le Pen. Casse a tutto volume, tende da campo per la notte e bottiglie di vino nelle borse frigo. Parlando con questi ragazzi, si capisce che c’è un’anima nuova e che un po’ soffre il gap generazionale con quella che chiamano “la Lega senior”.

Più di un militante racconta che i ragazzi sotto i 25 anni hanno difficoltà a “dire in giro che sono della Lega”, a scuola o all’università, proprio perché vengono subito associati a posizioni che, ormai, le nuove generazioni respingono.

“Io ho votato i referendum di Cappato su fine vita e testamento biologico”, dice al Foglio il coordinatore della Lega Giovani di Monza e Brianza Matteo Lando. Che continua: “Sulla cannabis una grande parte dei giovani della Lega ha superato quelle rigidità che sono invece ancora molto forti nel “partito senior”. Ma questo rende difficile attirare nuovi giovani nel nostro movimento. Pure sul cambiamento climatico, visti da fuori sembriamo poco interessati all’ambiente, non è così. Ma chi ha meno di 25 anni questi temi li sente molti forti e urgenti. Se vogliamo intercettarli anche il partito “senior” forse dovrebbe considerare di fare qualche passo avanti”.

Insomma, tra diritti, cannabis e ambiente, la Lega giovani può sembrare, a uno sguardo disattento, più vicina a Schlein che a Salvini. Certo, sono paradossi. Anche se qui a Pontida, tra salsicce sulla griglia e canti popolari,  sembra di trovarsi in una festa dell’Unità. La generazione Z del Carroccio non era nata quando l'Umberto, cioè Bossi, ragionava su autonomia, secessione e celodurismo. E quindi le istanze sono divere.

“Noi sembriamo una Festa dell'Unità? Ora non esageriamo”, dice Alessandro Corbetta, giovanissimo capogruppo della Lega in Regione Lombardia. “Ma la Lega è popolare, come lo era la sinistra di un tempo. Un’aspirazione che il Partito democratico ha abbandonato e che noi raccogliamo. E’ questo che ci distingue dalla sinistra di oggi e che ci rende incompatibili: la difesa dell’identità. La sinistra ha deciso di aprire le porte a una globalizzazione anche culturale che ci omologa tutti, da tutti i punti di vista. Invece le tradizioni, le identità territoriali e le nostre differenze culturali sono ciò che la Lega difende”.

E Meloni? “Meloni ha uno sguardo patriottico nazionale, non ha la stessa attenzione ai territori”, spiega Lando, che quando gli chiediamo un giudizio sull’attuale premier ci risponde: “Il sentimento generale qui è che Meloni, a differenza nostra, è una leader di opposizione. La Lega, per quanto possa apparire appariscente o folkloristica, è un partito di governo. Siamo stati alla guida del paese con Berlusconi, con i cinquestelle, con Draghi, e ora di nuovo con Meloni. Amministriamo molti comuni e regioni, sappiamo governare. I limiti di Meloni si stanno vedendo, rispetto alle promesse che aveva fatto in campagna elettorale. Questo non toglie la stima che abbiamo per Fratelli d’Italia e l’entusiasmo con cui ci lavoriamo insieme”.

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