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elly & Carlo

Tra Schlein e Calenda c'è una magica consonanza: lei svuota il Pd e lui riempie Azione

Salvatore Merlo

Da quando la segretaria del Pd ha riscoperto il piglio di sinistra, ecco che il leader di Azione maneggia il suo nome con dolcezza. Dove lo trovava, lei, un altro cui scaricare quei rompiscatole dei riformisti? E lui dove la trovava un’altra esecutrice testamentaria del Pd maggioritario?

Per dirla con Quasimodo, Elly sta nel cuore di Carlo – trafitto da un raggio di sole – ed è subito travaso. Lei svuota il Pd, lui riempie Azione. Ed entrambi sono contenti così. Pare infatti sia stata, quella dell’altra sera tra Elly Schlein e Carlo Calenda, una telefonata mantecata. Nel senso che se voi aveste prestato le parole di un presunto contendente al suo contraddittore, non ne sarebbe quasi risultata discordanza alcuna. “Collaboreremo”. D’altra parte la loro affinità è cresciuta inarrestabile nel tempo, come l’inflazione. Quando ella, anzi Elly, era ancora la signorina né né, quando cioè ancora nuotava a rana tra i “ma”, i “se”, i “tuttavia” e i “sebbene”, senza mai dire con esattezza ciò che volesse sulle spese militari o sulla maternità surrogata, ecco che Carlo, cioè Calenda, la liquidava così: “Per me Schlein è un gigantesco punto interrogativo”.

 

Da quando invece ella, ovvero Elly, ha finalmente sciolto le riserve e ha detto di essere contraria all’aumento delle spese militari e a proposito di maternità surrogata candida il radicale Marco Cappato a Monza, insomma da quando Schlein ha riscoperto il piglio di sinistra, ecco che Calenda, ovvero Carlo, maneggia il suo nome con dolcezza. E come dargli torto? L’altro giorno trenta consiglieri regionali liguri del Pd sono passati in Azione. Altri, in Toscana, dicono di voler fare lo stesso. E chissà che accadrà altrove, pure in Parlamento, dopo le amministrative e le europee.  

 

L’una si libera degli oppositori interni e l’altro intravede uno spazio elettorale lasciato libero. Raramente ci è accaduto di assistere infatti a un consesso più garbato, caratterizzato da amabilità e da gentilezze come quello tra Schlein e Calenda. Naturalmente vogliono bene anche alla mamma, sono teneri verso i bambini e soccorrevoli nei confronti dei nonni. Ma l’amore che si portano l’un l’altra è forse incomparabile. Dove lo trovava, lei, un altro cui scaricare quei rompiscatole dei riformisti? E lui dove la trovava un’altra  esecutrice testamentaria del Pd maggioritario? D’altra parte hanno anche tante altre cose in comune. Entrambi  entrano ed escono con una certa pendolarità dal Pd, entrambi detestano Matteo Renzi, entrambi sono italiani ma un po’ anche americani, e come ella, anzi Elly, indossa sempre lo stesso genere di Adidas bianche (quante ne ha?) lui cambia montatura di occhiali Ray-Ban (ma quanti ne ha?). Secondo alcuni, infine, sono entrambi attrezzati per la politica più o meno come lo zulù medio per la psichiatria. Ma questa è soltanto una cattiveria. Chissà che invece stavolta insieme non l’abbiano azzeccata.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.