La presidente della commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo (foto Ansa)

moralisti e paraventi

Il M5s (con il Pd e la Lega) non presenta le liste elettorali al controllo dell'Antimafia

Simone Canettieri

Secondo le indicazioni dell’organismo di Palazzo San Macuto, i partiti avrebbero dovuto inviare a 75 giorni dal voto i nomi degli aspiranti sindaci e consiglieri comunali affinché fossero vagliati. Ma grillini, dem e leghisti alla scadenza si sono voltati dall'altra parte

Fatali dimenticanze.  Chi grida alla gogna degli impresentabili nelle liste elettorali sembra alimentare questo cortocircuito mediatico-giudiziario. In vista della mini tornata del prossimo 22 ottobre quasi tutti i partiti, eccetto Fratelli d’Italia, si sono sottratti al controllo preventivo della commissione Antimafia. Secondo le indicazioni dell’organismo di Palazzo San Macuto i partiti avrebbero dovuto inviare a 75 giorni dal voto i nomi degli aspiranti sindaci e consiglieri comunali affinché fossero vagliati, e magari sostituiti in corsa, prima del gong: il deposito delle liste previsto il 21 settembre. Ma così non è stato. Il caso più eclatante a Foggia. Il comune venne sciolto per mafia dal Consiglio dei ministri nell’agosto del 2021. L’ente era già caduto, in via ordinaria su intervento del prefetto, dopo le dimissioni rassegnate dall’ex sindaco leghista Franco Landella.

 

Landella fu arrestato poco dopo con l’accusa di tentata concussione, corruzione e rimesso in libertà dopo dieci giorni. La commissione d’accesso inviata dal Viminale  rilevò poi, come si legge nella relazione, “un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata”.  Nonostante l’allarme, la politica foggiana si ripresenta fischiettando alle urne senza sentire il bisogno di affidarsi a un organismo esterno, forte dei rispettivi codici etici. Gli unici partiti che hanno presentato in maniera preventiva le liste alla commissione presieduta da Chiara Colosimo sono stati Fratelli d’Italia e Forza Italia. La Lega – che qui corre senza lo spadone di Alberto da Giussano ma con il nome “Prima Foggia” – no. Tutto il centrodestra appoggia il forzista Raffaele Di Mauro. Ha risposto all’appello, non vincolante, anche Nunzio Angiola, ex deputato M5s poi passato con Azione, e ora candidato sindaco di due civiche. Tutti gli altri no. A partire da Pd e M5s che con gli altri alleati del campo largo corrono per tirare la volata all’aspirante sindaco Maria Aida Episcopo. 

 

L’idea del controllo preventivo partì dalla precedente commissione presieduta dall’ex grillino Nicola Morra su input di Wanda Ferro di FdI e ora fa parte dello statuto della Bicamerale. Servirebbe – e il condizionale è d’obbligo a questo punto – evitare un film già visto tante volte: la conferenza stampa dei vertici dell’Antimafia che a bocce ormai ferme, cioè a liste depositate, iniziano a fare l’elenco dei buoni e dei cattivi, secondo il codice di autoregolamentazione dei partiti e la legge Severino. Parole a uso e consumo degli indignati di professione che rimangono senza conseguenze come nei migliori (o peggiori) talk-show. Quando l’altro giorno durante la seduta della Commissione è stato sollevato l’argomento, il Pd si è difeso con Debora Serracchiani dicendo che il codice etico dem è già abbastanza stringente e autosufficiente. E lo stesso discorso, all’incirca, è stato suggerito dai grillini con il vicepresidente Federico Cafiero De Raho che si è giustificato per la mancanza spiegando di non aver ricevuto l’email di sollecito, nonostante la legge del controllo preventivo sia stata istituita dall’organismo di cui fa parte ai massimi livelli. Colosimo a dire il vero ha avvisato di questa scadenza i capigruppo di tutti partiti che siedono in commissione, ma anche quelli di Camera e Senato.

 

La risposta è stata abbastanza deludente così come quella negli altri centri chiamati al voto sempre il prossimo 22 ottobre. Il medesimo discorso vale infatti per l’appuntamento nelle province autonome di Trento e Bolzano. Anche qui solo Fratelli d’Italia ha risposto all’appello. Tutti gli altri nel centrodestra, ma anche Pd e M5s, per esempio, si sono voltati dall’altra parte. Pronti magari ad attaccare, o a fare le vittime, se a liste depositate usciranno gli impresentabili, candidati da esporre al pubblico ludibrio, ma senza più possibilità di essere revocati perché la legge non lo consente. L’appuntamento del 22 ottobre – al di là di Foggia, di Trento e Bolzano e delle suppletive del collegio senatoriale di Monza rimasto vacante dopo la morte di Silvio Berlusconi – porterà ai seggi anche i cittadini di altri piccoli comuni sciolti per infiltrazioni mafiose negli ultimi anni. E’ il caso di Rosarno (il cui Consiglio comunale è decaduto tre volte di seguito), Villa Ricca, Nocera Terinese e Simeri Crichi. Oggi sono dimenticanze, domani scandaletti di giornata.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.