L'intervista

"I Meloni meglio dei Kennedy. Non è familismo ma militanza". Parla Bocchino

Carmelo Caruso

"Arianna Meloni si candidi. La differenza tra destra e sinistra è che a destra le carezze, l’amore hanno preceduto il successo e le cariche". I sentimenti a destra raccontati da Italo Bocchino

Italo Bocchino, lei ha cognati, zii, nipoti, cugini che fanno parte del governo Meloni? “Non ho parenti, ma di più: ho amici”. Bene, il cugino di Fazzolari nominato alla guida dell’Iss; Arianna Meloni, capo della segreteria di FdI; il marito è ministro dell’Agricoltura; ci sono i La Russa, e abbiamo pure i Ciriani, uno ministro, l’altro sindaco. Sembra la canzone di  Modugno, “Io, mammeta e tu”. Dunque, caro Bocchino, è familismo spavaldo o frequentavate tutti lo stesso bar? “A destra si sono solo intrecciate politica e vita. In Inghilterra, i fratelli Miliband erano ministri nello stesso governo, oggi, in Parlamento abbiamo la moglie di Franceschini e Fratoianni. La compagna di Emiliano è stata assunta in regione. La differenza tra destra e sinistra è che a destra le carezze, l’amore hanno preceduto il successo e le cariche” .


Le piacerebbe Arianna Meloni capolista alle Europee? “Senza dubbio. Proviamo a immaginare, per paradosso, una sfida tra mogli e mariti di destra e sinistra”. Meloni-Lollobrigida li facciamo sfidare dalla coppia Franceschini-De Biase? “Non ci sarebbe storia. Meloni-Lollobrigida prenderebbero più preferenze”. Bocchino, il deputato di An, il più amato da Pinuccio Tatarella, da Gianfranco Fini, il direttore del Secolo d’Italia, ci spiega perché lo fate endogamico? Ovviamente, il governo! “Piero Ignazi, un politologo di sinistra, ha dedicato dei saggi sull’Msi”. Come sa, noi leggiamo solo le veline di Fazzolari. Cosa scrive Ignazi? “Che nell’Msi una generazione è cresciuta materialmente insieme. I campi estivi, gli studi, la vita di partito. Quello che si ostina a chiamare familismo, nel caso della destra, era la sana e intensa militanza. Abbiamo passato la giovinezza nelle sezioni e ci siamo pure innamorati. E’ una colpa? Io credo di no. E pure gli italiani”. Suo padre? “E’ stato segretario dell’Msi”. Sua sorella? “Consigliere dell’Msi”. E però, il suo primo matrimonio è stato con Gabriella Buontempo. Missina? “Di famiglia socialista. Per la prima volta si incrociavano due tradizioni”. E’ vero che era tradizione, nell’Msi, informare i segretari di sezione e di partito sui vostri fidanzamenti? “Era consuetudine far sapere, al tempo a Gasparri e Alemanno, le unioni, gli affetti che nascevano nel partito”. Era la Sacra Rota della Fiamma? “No, era solo franchezza, una franchezza che ci dovevamo”. I giornalisti, per colpa vostra, si sono ridotti a dover inseguire i funzionari dell’ufficio anagrafe. Lo sa? “Vogliamo togliere i diritti politici ad Arianna solo perché è moglie di Lollobrigida e sorella di Giorgia?”. E dirigente, capo del tesseramento… “Una dirigente adamantina e trasparente. La questione della candidatura riguarda solo lei. A me sembra che ci sia del sessismo nei confronti di Arianna. Tifo perché si candidi. Anche qui, un’ulteriore differenza”. E quale ancora? “A differenza delle mogli di sinistra, Arianna non sarebbe inserita in un listino bloccato. Alle europee si corre con le preferenze. Se si candida metterebbe a tacere le cornacchie della sinistra”. A destra, vanno di moda i lupi del compagno della premier, Andrea Giambruno. Anche Fiorello, come il Foglio, pensa che sia Giambruno il vero rivale di Meloni. Ha ragione Fiorello? “La sinistra dell’articolo 21, della libertà di stampa mi sembra accecata. In Italia ci sono circa 15 mila giornalisti. Ebbene, la sinistra, il Pd, pretende che valga per 14.999 eccetto Giambruno”. Ma se sei compagno della premier e fai pure l’opinionista, trovi il lupo di sinistra… non è pure questo un sillogismo alla Giambruno? “Con tutto il rispetto a me sembra un pensiero di un partito andato in pappa. Le elezioni si vincono con i programmi non con le ossessioni. A questo punto ci starebbe: in bocca al lupo”. Un noto dirigente della destra, ne ometteremo il nome, ha confidato: a destra rovinano più i cognati che i fascisti. Francesco Merlo la chiamò la cognatocrazia. Come si cura? “Ricordo un film celebre di Totò. Lui a piazza del Duomo con il cartello ‘rovinato dal cognato’”. Vuole dire “premiato dalla cognata”? “Ripetere che Lollobrigida è il cognato di Meloni è una barbarie. Lollobrigida è uno dei leader di quel mondo. Ha una storia riconosciuta e lunga trent’anni”. La Bce ha appena bocciato la tassa sugli extraprofitti, Germania e Francia ci rispediscono migranti. Sembra che l’Italia di Meloni sia il Giappone d’Europa, soli e circondati dal mare. Non ha questa impressione? “In Francia, Macron è un leader in difficoltà. Scholz, una stella che non ha mai brillato. Attaccare l’Italia è come in fisica. A ogni azione del governo, come la tassazione sugli extraprofitti, corrisponde una reazione uguale e contraria della Bce”. Sabotaggio? “Nessun sabotaggio solo il timore che Meloni, in Europa, possa diventare la prova che delle destre ci si può fidare”. Le banche non (si fidano) molto. Tassare gli extraprofitti è giusto? “E’ sbagliato tassare un profitto accumulato dalle banche? Io credo di no. C’è chi la chiama tassa extraprofitti, io lo chiamo tassa di solidarietà”. Gentiloni è un fellone, un antitaliano, o attaccarlo è da italiani scemi? “Andate a vedere se in Francia il commissario non fa gli interessi della Francia.  Criticarlo non è lesa maestà. Le elezioni europee provocano in Gentiloni, un uomo del Pd, che potrebbe candidarsi con il Pd, o puntare a un ruolo, quello che viene definito un calo di tensione”. I Meloni si credono i Kennedy italiani? “I Meloni non sono i Kennedy. Per fortuna. I Kennedy erano figli del potere e della ricchezza, i Meloni della fatica e del lavoro”. I Melony? “Tutta la vita”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio