foto Ansa

l'intervista

“Meloni annaspa sugli sbarchi, giusto dirlo. Ma Schlein rinunci agli slogan”. Parla Giorgio Gori

Valerio Valentini

Il sindaco di Bergamo supporta la scelta di Bonaccini di insistere sull'incoerenza del governo in tema immigrazione. Ma avverte: "Guai a compiacersi dell'incapacità della destra"

Lui il dubbio di tanti suoi compagni di partito lo scioglie con nettezza: “No che non è un cedimento culturale”. Non è cedere alla cultura della destra, cioè, ricordare a Giorgia Meloni che aveva promesso soluzioni drastiche per fermare “l’invasione”, mentre ora che è al governo lei, e con un numero di sbarchi mai visti, fischietta. Rinfacciarle l’incoerenza, dunque: è quello che ha fatto Stefano Bonaccini, giorni fa. E per Giorgio Gori tutto ciò non è legittimare la retorica sovranista. “La situazione nelle città è davvero oltre il livello di guardia e ha fatto bene Bonaccini a denunciarla”, dice il sindaco dem di Bergamo. “Per anni la destra ha blaterato di porti chiusi e di blocchi navali. La situazione di queste settimane dimostra che quella propaganda era totalmente farlocca: che fermare i flussi è molto più complicato di quanto si diceva – e non basta un protocollo firmato in fretta e furia a metterci un tappo –; che le Ong in mare non sono un “pull factor”, ma al contrario un aiuto ad evitare naufragi e vittime; che i rimpatri sono una pratica se possibile ancora più complessa, e che la mancanza di qualunque pianificazione da parte dello Stato genera una situazione di grave difficoltà nei territori dove i migranti vengono paracadutati a decine da un giorno all’altro. Per non parlare dei problemi legati alla permanenza sul territorio di centinaia di migliaia di irregolari che nessuno mai rimpatrierà e che nessuno si sta però preoccupando di aiutare ad integrarsi" 

Bene così, dunque, per il Pd: se Meloni, quella che voleva affondare le navi delle ong, annaspa, la sinistra ci guadagna. “E’ vero il contrario, temo. Da una situazione sempre più emergenziale Meloni trae legittimazione per fermare i flussi ‘a ogni costo’, dove il primo costo è il sacrificio dei diritti umani dei migranti esposti alle persecuzioni di Saied, in Tunisia, o delle milizie libiche. O il numero sempre più alto dei morti nella traversata del Mediterraneo. Guai a compiacersi dell’incapacità della destra”. Compiacersene magari no, d’accordo. Ma provare a esasperare le contraddizioni interne al fronte sovranista, sul tema, forse questo il Pd potrebbe sforzarsi di farlo. 

“La verità – spiega il sindaco Gori – è che sull’immigrazione qualunque semplificazione demagogica è inutile. Vale per le 'sparate' di Salvini e Meloni ma vale anche per l’'accogliamoli tutti' che ha sedotto una certa sinistra. E’ necessario un forte senso della realtà. I valori umanitari sono fondamentali, ma a questi vanno uniti visione di lungo periodo, pragmatismo e capacità organizzativa, non proprio le migliori qualità di Salvini. Capisco quindi che taccia. Anche Meloni è in evidente difficoltà. A maggior ragione è necessario che il Pd parli, a sua volta superando gli slogan e le semplificazioni per accedere ad una visione solidale ma pragmatica, basata appunto sui valori di legalità e sicurezza, in grado di convincere la maggioranza dei nostri concittadini"

Elly, di’ qualcosa. A questo, siamo?  "Schlein ha sollecitato a più riprese la nascita di una missione “Mare Nostrum” europea, per limitare i naufragi e moltiplicare i salvataggi. E’ una proposta giusta: quella segnata dal Mediterraneo non è la frontiera italiana, è la frontiera meridionale dell’Europa. Nel frattempo ha affidato la delega sull’immigrazione a Pierfrancesco Majorino, che su questo tema sta facendo un lavoro molto serio. Ha coinvolto parlamentari, amministratori locali, esperti ed operatori del terzo settore. L’obiettivo è arrivare quanto prima alla formulazione di una proposta di legge complessiva sull’immigrazione; proposta che necessariamente deve superare la Bossi-Fini e tutta la legislazione emergenziale che si è stratificata negli ultimi anni. A me pare un modo serio per affrontare un tema così complesso"

Tempi? “Spero rapidi. Il problema ce lo ritroviamo noi perché anche questo governo – come peraltro i precedenti, che pure avevano un diverso colore politico – continua a gestire il fenomeno come un’emergenza passeggera, quando è evidente che si tratta di un fattore strutturale. Non c’è alcuna pianificazione. L’immigrazione continua ad essere un fenomeno subìto e non gestìto, mentre ci si illude che sia sufficiente mettere qualche decina di milioni di euro in mano al regime tunisino – facendo finta di non vedere le persecuzioni di cui è responsabile – per cercare di bloccare le partenze. I migranti continuano invece ad arrivare, e non si sa dove metterli. Vengono spediti nelle varie città, scaricati sulle spalle di prefetti e sindaci, che a loro volta li scaricano alle cooperative, più o meno virtuose. Si passano giornate affannose alla ricerca di luoghi dove stiparli, solo che i luoghi sono sempre più difficili da trovare, e anche il terzo settore non ne può più, perché nel frattempo si pagano le conseguenze dei vari decreti Salvini e Cutro, e quello che si può erogare non è più un servizio di accoglienza dignitoso, visto che i posti del sistema Sai sono stati preclusi ai richiedenti asilo e i pochi soldi che nei Cas servivano per l’assistenza medica e psicologica e per i corsi di italiano sono stati tagliati".

E poi c'è il problema dei cosiddetti diniegati. "Esatto. Perché non c’è solo l’affanno di gestire i nuovi arrivi – a decine in ogni città, ogni giorno -; c’è anche la fatica di assicurare la sicurezza in territori in cui centinaia di immigrati irregolari (si stima siano complessivamente circa mezzo milione) permangono dopo che è stato loro rifiutato il permesso di soggiorno. Il governo se la cava con un foglio che intima loro l’allontanamento, ma non è capace di rimpatriarli, quindi rimangono. Non hanno documenti, non hanno soldi e non hanno domicilio: che possono fare? O lavoro nero o attività illegali. Spaccio e furti. Qualcuno può sorprendersi che il 35% dei detenuti del carcere di Bergamo siano stranieri extra Ue privi di permesso di soggiorno? Io non me ne stupisco. Da anni denunciamo questa situazione, ma non cambia nulla, anzi: l’abolizione del 'permesso speciale', voluto dal governo dopo la tragedia di Cutro, riduce ulteriormente la quota dei riconoscimenti e aumenta quella dei dinieghi”.

La destra puntava, o così diceva di voler fare, su maggiori rimpatri. "Quando mai. Nel 2022 i rimpatri complessivi sono stati meno di 4 mila. Più irregolari nelle città, invece, con quel che consegue".

Che fare, dunque? “Io posso provare a indicare la mia, per punti. Primo, il problema non è l’immigrazione: quella regolare è anzi vitale per il nostro Paese, sia per ragioni demografiche che per colmare il crescente deficit di forza lavoro, e va pertanto incentivata. In tutto il nord Italia le imprese di ogni settore lo chiedono a gran voce. Non bastano i decreti flussi, che per come sono costruiti (possono entrare solo persone che siano richieste, nome e cognome, dai datori di lavoro) non generano nuovi ingressi ma solo “regolarizzazioni mascherate”. Si adotti invece la proposta di “Ero straniero” – col permesso temporaneo per ricerca di lavoro – o si mutuino le esperienze virtuose di Canada e Germania (con ingressi pianificati e selezionati in base a punteggi individuali) e si investano tutte le risorse necessarie per favorire l’integrazione di questi nuovi cittadini, dalla formazione alla casa. Secondo punto: allo stesso tempo si renda esigibile il diritto all’asilo per chiunque scappi da guerre, persecuzioni, terrorismo o calamità naturali. E’ inaccettabile che gli unici corridoi umanitari siano realizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Chiesa valdese, e la gran parte dei rifugiati debba affidarsi ai trafficanti di uomini. Terzo: più ingressi legali e più corridoi umanitari possono ridurre fortemente i flussi spontanei. Per evitare che questi causino naufragi e morti in mare, sì alla proposta di una missione di salvataggio europea. Quarto: i flussi spontanei possono essere ulteriormente limitati, nel lungo periodo, attraverso significativi investimenti sullo sviluppo dei paesi da cui i migranti provengono, a partire dall’Africa subsahariana. Sì dunque alla cooperazione internazionale, sia di scala europea che nazionale, e sì ad accordi che abbiano però come condizione il rispetto dei diritti umani: non possono essere tollerati campi di detenzione e deportazioni. L’obiettivo non può essere “fermare i flussi ad ogni costo”, ma promuovere lo sviluppo sostenibile di questi paesi, cosa che richiede anni non settimane. Gli accordi possono prevedere una quota di ingressi legali in cambio della collaborazione per i rimpatri. Quinto punto: il sistema dell’accoglienza va completamente ribaltato e fin dall’inizio orientato a favorire l’integrazione. Oggi i richiedenti asilo passano anni senza fare assolutamente nulla – solo mangiare e dormire - in attesa di un responso. Per accoglierli vanno mobilitate risorse logistiche e organizzative dello stato, a partire dalle ex-caserme e da altri immobili dismessi, per poi favorire ovunque possibile l’accoglienza diffusa. Sesto: chi non ha diritto a rimanere va rimpatriato – davvero, non per finta –; ma chi non può essere rimpatriato va integrato, riportato nella legalità con permessi temporanei e dotato - attraverso la formazione linguistica e professionale – degli strumenti per guadagnarsi onestamente da vivere. Settim punto: questa organizzazione richiede una pianificazione che fino ad oggi è mancata, un forte coinvolgimento dello stato – un’organizzazione quasi militare – e non può essere totalmente delegata al mondo della cooperazione. Potrei continuare ma mi fermo qui. La parole chiave sono: legalità e sicurezza; innanzitutto per i migranti, ma anche perché sono queste le condizioni per rendere l’immigrazione accettabile – e anzi economicamente vantaggiosa – per la maggioranza dei cittadini italiani".

Questa, però, è la posizione di Gori. “Mi auguro che il Pd possa condividerla”.

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.