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editoriali

Sul salario minimo il centrosinistra ottiene un successo. Serve sfruttarlo bene

Redazione

Incassata la disponibilità del governo, costretto a negoziare visti i consensi ottenuti dalla proposta, ora serve mettere da parte gli slogan per non trasformare la misura in un tema di bandiera

Il salario minimo sarebbe molto difficile da applicare nella realtà con risultati in grado di migliorare la condizione di un numero maggiore di persone rispetto a quello di chi ne sarebbe danneggiato, ma è un efficacissimo strumento di iniziativa politica e di comunicazione. L’opposizione, in questo caso con il Pd che guida e i 5 stelle che seguono, ha portato la proposta all’attenzione pubblica e l’ha imposta nell’agenda, con perizia propagandistica. Operazione facilitata dalla natura semplicistica della proposta. Replicare nel merito avrebbe richiesto tempo e spiegazioni e pochissimi esponenti della maggioranza e del governo sarebbero in grado di darne. Ma anche quei pochi soccomberebbero di fronte al dilemma (falso) tra la scelta se favorire o no il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita di un singolo lavoratore, messo magari in diretta davanti a una telecamera. Meglio incassare il colpo dell’opposizione e cercare una strategia di contenimento. Ieri i capigruppo di maggioranza hanno diffuso una nota congiunta in cui evidenziavano i due aspetti più negativi della proposta sul salario minimo, quello sul lato dei lavoratori più deboli, probabilmente avviati verso il lavoro nero, e quello sulla parte in grado di contrattare, con tanti rinnovi in corso per i quali il rischio di appiattimento verso il minimo legale diventerebbe molto concreto. Ma, nello stesso documento, si dava la disponibilità a un confronto sul tema per un “intervento normativo volto al superamento dell’attuale situazione in cui versano alcuni settori del mercato del lavoro”. Sulla base di questa disponibilità la maggioranza ha chiesto nuovamente di rinviare la discussione sul tema di sessanta giorni. Ora a dover fare un passo è l’opposizione. Due  scelte. La prima è il mantenimento della proposta così com’è e senza rinvii. La seconda è una maggiore disponibilità a discutere nel merito in cambio dell’inserimento del tema nell’agenda di governo. Probabilmente sceglieranno la prima, con il rischio di trasformare definitivamente il salario minimo in un tema di bandiera.

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