Il retroscena

Santanchè e la sfiducia: "Voglio parlare". Gelo del governo: "Meglio il basso profilo"

Simone Canettieri

Oggi in Senato la mozione di sfiducia alla ministra. I colleghi di FdI: "Non potremo difenderla per sempre". Archiviata la pratica Meloni partirà per gli Usa: domani l'incontro con Biden

“Io voglio parlare: ho già un discorso tosto”, diceva ieri Daniela Santanchè a chi la interrogava alla vigilia della mozione di sfiducia di oggi in Senato. A Palazzo Chigi, mentre facevano le valigie per il viaggio in Usa, una vocina le consigliava il contrario: non ti esporre, lascia correre, rimani in silenzio, prenditi la difesa d’ufficio della maggioranza senza strafare. Oggi pomeriggio Giorgia Meloni volerà in America direzione Casa Bianca per incontrare Joe Biden domani, ma farà in tempo a seguire, chissà con quanto interesse, lo scontato voto sulla “Santa”, nostra signora di Visibilia, inseguita dal fisco per chiarimenti, al centro di un’indagine che potrebbe portare anche alla truffa ai danni dello stato. Un ministro di FdI al Foglio: “Non so quanto potremo difenderla ancora”. 


Piccolo retroscena: la settimana scorsa a Palermo, dopo l’iniziativa di FdI sulla legalità un bel gruppo di parlamentari che pesano è andato a cena. Tra un boccone e l’altro di pasta alle sarde non ce n’era uno che difendesse la ministra. Il ritornello era: prima lascia, tanto dovrà lasciare, prima torniamo a parlare delle faccende del governo. Santanchè è consapevole di tutto, ma proprio per questo dice che oggi vuole parlare in Senato, per difendersi e contrattaccare. Un’eventualità che non fa stare serenissimi gli uomini più vicini alla premier, gli stessi che durante l’informativa di tre settimane fa, non gradirono l’uscita della ministra su chi in privato dall’opposizione le chiedeva di entrare al Twiga. Luca Ciriani, che è il ministro con delega al pallottoliere in quanto si occupa dei numeri da trovare in Parlamento, ieri era più che tranquillo: la mozione presentata dal M5s non avrà nemmeno i voti di tutta l’opposizione, visto che il Terzo polo si è tirato indietro. Non sono previsti scherzi, nemmeno dalla Lega. Matteo Salvini, per dire, sarà in Aula. Ma la Fiamma arde scontento. Anche in Lombardia, dove Santanchè è responsabile regionale di Fratelli d’Italia, in molti chiedono una svolta. La responsabile del Turismo non sarebbe compatibile con la carica di partito. L’europarlamentare Carlo Fidanza l’ha fatto presente diverse volte questo problema, ma un passo indietro adesso nel partito equivarrebbe a una chiara sconfessione della ministra.  

Preoccupazioni che Meloni intende congelare, concentrata com’è sullo sbarco negli Usa. Il programma è in via di definizione. Si sa al momento solo della visita di domani a Washington salutata dal think tank Atlantic Council come l’incontro tra “due presidenti più vicini di quanto si pensi”. Meloni parlerà a Biden di Africa e Mediterraneo, ma anche di come superare la Via della seta senza entrare in collisione con la Cina. Poi certo la guerra in Ucraina, la Nato e gli scambi commerciali. Tra la premier e Santanchè ci sarà in mezzo l’oceano.
   

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.