(foto Ansa)

l'intervento in parlamento

Santanchè si difende in Senato. Ma il governo teme che la soap opera vada avanti per tutta l'estate

Luca Roberto

La ministra del Turismo tiene un'informativa a Palazzo Madama per rispondere alle accuse di Report. Malan: "Le siamo e le saremo al fianco". Ma nell'esecutivo s'agita il timore che la partita non si chiuda in Parlamento e diventi un tormentone estivo

A Palazzo Chigi sussurrano un timore: quello di oggi è solo un antipasto. Ché in effetti la soap opera su Daniela Santanchè potrebbe arricchirsi di chissà quante nuove portate: prime serate sulla tv di stato, paginate di giornale, instant book dati alle stampe sotto l’ombrellone. E insomma la premier Meloni un po’ si inquieta quando i suoi fedelissimi le ricordano che la storia non avrà una conclusione quest’oggi. Tutt’altro. Alle 15 la ministra del Turismo comparirà in Aula al Senato per quell’intervento parlamentare che le opposizioni, ma non solo, le chiedono di tenere almeno da quando è andata in onda la puntata di “Report” che ha svelato tutta la serie di incongruenze che avvolgono le sue aziende.

“Santanchè spiegherà in Aula: una scelta di trasparenza e serietà non scontata e che dimostra la sua buonafede”, aveva detto Meloni intervistata lunedì dal Corriere. E in effetti era stata la stessa presidente del Consiglio a premere con fermezza sulla sua ministra: ti difendo, ma solo se spieghi per filo e per segno ogni addebito, sciogliendo tutti i dubbi. E’ per questo che Santanchè, in pieno stile Pitonessa, ha assoldato un pool di avvocati per rispondere punto su punto, “mettendoci la faccia, come faccio sempre”. E però è evidente ai suoi stessi colleghi del governo e della maggioranza come gli effetti di questa storia potrebbero protrarsi ben oltre la discussione politica di oggi.

 

L’informativa nell’Aula di Palazzo Madama non prevede alcun tipo di voto finale. E quindi, fanno notare dai diversi gruppi della maggioranza, non è certo l’unità della coalizione quella che potrà essere messa in discussione in queste ore. “La decisione del ministro Santanchè di chiarire in Aula, senza che ne fosse obbligata, le questioni sollevate da un’inchiesta di ‘Report’ le fa onore e conferma il suo rispetto per l’istituzione parlamentare”, dice a tal proposito al Foglio il capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia Lucio Malan. “Ascolteremo la sua informativa e siamo convinti che il polverone sollevato si rivelerà come una semplice raffigurazione suggestiva ma fuorviante della realtà dei fatti. Le siamo e le saremo al fianco”. 

 

Ma se la narrazione ufficiale non contempla imprevisti, a molti non sfugge un particolare: nell’ultima informativa pre Consiglio europeo i leghisti hanno scelto di disertare il banco del governo, da cui parlava la premier Meloni: in un qualche modo si smarcheranno simbolicamente anche quest’oggi? Interrogativi attorno a cui dal Carroccio minimizzano, perché, come ha spiegato anche ieri lo stesso Matteo Salvini, “ho assoluta fiducia nei colleghi. Viviamo in un paese dove sei innocente fino a prova contraria”. Anche perché “non sono abituato a confrontarmi con la sinistra sulla base delle inchieste”. Eppure proprio la Lega, per bocca del capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, era stata tra i gruppi più attivi a chiedere che la Santanchè riferisse in Parlamento. Anche se poi lo stesso deputato piemontese s’era affrettato a chiarire quanto “i processi non si fanno in televisione con le inchieste giornalistiche”.

 

Come detto, però, lo spauracchio è la vasta pubblicistica che il caso Santanchè potrebbe ingenerare anche dopo il passaggio parlamentare. Un esempio lo ha dato la puntata di “Report” andata in onda lunedì sera: nuovi dettagli sull’esposizione di Visibilia con le banche, tra cui il Monte dei Paschi di Siena, a partire dal 2011. Per rendersi conto di quanto il tema sia sentito, basta googolare Daniela Santanchè e provare a stare appresso alla gran quantità di contenuti che si spalanca tra multe con la Maserati, piscine, bagni turchi, casse Covid, ville milionarie, presunti pignoramenti. Un romanzare che ha convinto Meloni che no, non bisogna cedere alla presunzione di colpevolezza. Ma che pure ci voglia un sovrappiù di attenzione perché la vicenda potrebbe portare, prima o poi, all’apertura di qualche fascicolo giudiziario.  Non è un problema di oggi, ma potrebbe diventare il tormentone dell’estate. Quando la maggioranza, che adesso ostenta compattezza e non tenterà alcun tipo di spallata nei confronti della ministra per regolare conti interni, potrebbe essere costretta a fronteggiare una mozione di sfiducia. “E solo a quel punto ci porremo il problema di eventuali smarcamenti”.