(foto Ansa)

l'intervista

“Europee? Il centrodestra si presenti federato”. Parla Lupi (Noi con l'Italia)

Luca Roberto

"C'è ancora un anno di tempo, ma correre alle elezioni insieme può essere una soluzione. La Lega? Dovrà scegliere se stare con i conservatori o con i popolari", ci dice il leader dei centristi

Io al partito unico non ci credo. Piuttosto, in previsione delle prossime elezioni europee, possiamo lavorare a un patto federativo tra tutte le forze che si riconoscano nei valori del Ppe, che rimane il pilastro politico del centrodestra europeo”. L’onorevole Maurizio Lupi ha chiara in testa la sfida che le forze di maggioranza dovranno sostenere da qui a un anno. E cioè imprimere una svolta alla politica europea puntando sull’asse conservatori-popolari. “E il modello non può che essere il centrodestra italiano, la grande eredità lasciataci da Silvio Berlusconi”, dice il leader di Noi con l’Italia. In sostanza, significa presentarsi insieme all’appuntamento elettorale? “Abbiamo ancora un anno di lavoro davanti, ne discuteremo. Se c’è un progetto di futuro condiviso, la federazione può essere una soluzione. Ma anche andare divisi, con il proporzionale, e coalizzarsi dopo il voto. Del resto è quello che hanno fatto popolari e socialisti. Ma un modello come il nostro che metta assieme conservatori, popolari e magari liberali è una sfida interessante”.

 

Secondo Lupi, a livello europeo è abbastanza evidente quale tipo di vento stia spirando. “Abbiamo visto le elezioni in Grecia, letto i sondaggi: i conservatori potrebbero crescere fino a oltre 80 seggi. Ci sono costanti segnali di un consenso in aumento. E’ per questo che credo che Meloni faccia bene a pensare ad allargare il suo gruppo. In realtà il vero tema è un altro: ridare forza e slancio, oltre che innovazione, alla proposta moderata. Che in questo momento è più debole: abbiamo perso milioni di elettori”. In effetti dopo la morte di Berlusconi molto s’e scritto su quale possa essere il futuro dell’area di centrodestra che riequilibra la coalizione attorno ai valori popolari, dell’europeismo. “Ed è chiaro che un ruolo importante ce l’abbia il primo figlio diretto di Berlusconi e cioè Forza Italia. Ma anche noi centristi dobbiamo fare il nostro. E alcuni primi segnali incoraggianti, a partire dalle elezioni in Molise, cominciano ad arrivare”.

 

Una federazione sarebbe un modo per permettere alla premier Meloni di appropinquarsi al Ppe, per guadagnare così una nuova centralità a livello europeo? “Ma io credo che invece il dibattito, all’interno della coalizione, riguardi anche altro. Per dire, quando si tratterà di scegliere, cosa farà la Lega? Deciderà di giocare la partita rimanendo nel suo gruppo d’origine o di aderire a uno tra popolari e conservatori?”. Di certo c’è che con il sistema elettorale proporzionale questi dilemmi verrebbero meno. E però  un accordo ex post per quanto pragmatico forse non avrebbe la forza simbolica del presentarsi tutti sotto allo stesso ombrello elettorale. Eppure, forse, la premier non ha dismesso del tutto i toni eurocritici che l’hanno contraddistinta nel passato. Manca ancora qualche tassello per essere la leader del centrodestra europeo. “A me però sembra che anche nell’informativa pre Consiglio europeo abbia ribadito la collocazione europeista e atlantica del governo. A sostegno dell’Ucraina, insistendo sul tema della sicurezza che non riguarda solo l’immigrazione ma anche la sicurezza sociale”, spiega ancora l’ex ministro. E’ così convinto che anche su Mes e Bce la posa del governo non possa avere effetti negativi in Europa? “Ma anche noi centristi, che siamo sempre stati favorevoli al fondo salva stati, abbiamo messo in dubbio la necessità di ratificarlo in questo momento. Siamo sicuri che entro l’autunno non sarà più un problema”.