il caso

Il governo compatto contro la Bce: Meloni, Salvini e Tajani criticano l'aumento dei tassi

La premier va allo scontro diretto con Francoforte, legittimando le critiche già espresse dai due vicepremier. La convergenza con Confindustria e l'idea "dell'interesse nazionale" da difendere, mentre a giugno in Italia l'inflazione rallenta

Redazione

Finora era una polemica ancora trascurabile, lasciata in mano al capo della Lega Matteo Salvini, che si sa, a volte esagera. Ma dopo le dichiarazioni di questa mattina della premier Giorgia Meloni contro la politica monetaria della Bce, il livello dello scontro con Francoforte si fa serio. 

Da una parte c'è la presidente della Bce, Christine Lagarde, che ormai non esita più a confermare un nuovo rialzo dei tassi di interesse a luglio – il decimo consecutivo – dall'altra il governo che contesta la stretta monetaria, mentre in Italia l'inflazione segna una variazione nulla a giugno. I numeri però sono ancora lontani dal target del 2 per cento (su base annua, a giugno in Italia l'inflazione è al 6,4 per cento, ha comunicato proprio oggi l'Istat).

Eppure, dice la premier durante la sua informativa alla Camera, la ricetta di Francoforte è "semplicistica": "Certamente è giusto combattere l'inflazione con decisione ma la semplicistica ricetta dell'aumento dei tassi intrapresa dalla Banca centrale europea non appare agli occhi di molti la strada più corretta da perseguire, considerato che nei nostri paesi l'aumento generalizzato dei prezzi non è figlio di una economia che cresce troppo velocemente ma di fattori endogeni, primo fra tutti la crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina". La sintesi, dura, è che l'aumento dei tassi "non può finire per colpire più le nostre economie che l'inflazione: la cura non può diventare più dannosa della malattia".

Le parole di Meloni seguono i malumori degli altri partiti di maggioranza. Matteo Salvini, vicepremier e capo della Lega, aveva definito la stretta dell'Eurotower "una scelta insensata e dannosa" che colpisce "pesantemente famiglie e imprese", mentre "non favorisce la crescita". Le dichiarazioni di Antonio Tajani, ora presidente di Forza Italia, chiudono il cerchio nell'esecutivo che si compatta così contro la Banca centrale: "Non credo che vada in direzione della crescita continuare ad aumentare i tassi di interesse: si rischia la recessione", aveva detto il vicepremier nei giorni scorsi. Questa mattina in Parlamento è tornato a ribadire: "Interesse nazionale è anche contestare le scelte della Bce quando le si ritiene dannose per il proprio paese".

Le critiche a Christine Lagarde non arrivano però soltanto dal governo. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, era arrivato a chiedersi "se la Bce sia la banca centrale tedesca o la banca centrale europea". E intervenendo a un evento organizzato dal Foglio aveva detto: "C’è grande preoccupazione per questa corsa al rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Le politiche di contenimento dell’inflazione le comprendiamo ma non si può rischiare di uccidere il paziente per un accanimento terapeutico. Il rischio è la recessione e non solo tecnica". 

Di più su questi argomenti: