Giorgia Meloni (Ansa)

le parole della premier

A Catania Meloni torna all'attacco sulla Rai: "Libero la cultura italiana da un sistema intollerante"

Paolo Mandarà

"Nella tv pubblica non lavoravi se non eri di sinistra. Se qualcuno si deve misurare con il merito e non ce la fa, non è un problema nostro”, dice la presidente del Consiglio durante il comizio per il candidato sindaco di centrodestra Trantino

Con quasi due ore di ritardo sulla tabella di marcia, Giorgia Meloni si intrufola sul palco di Piazza Università, di fronte a una folla impaziente ma sempre più numerosa. Accompagna il sindaco in pectore, il patriota Enrico Trantino, presta il fianco a Matteo Salvini per un abbraccio a favore di telecamere e scatta un selfie con i colleghi di coalizione: Tajani si prende la scena al centro, lei sfodera il sorriso delle occasioni importanti. Poi attende il suo turno, è l’ultima della lista.

Fare sbarazzino, qualche convenevole, il pensiero che corre in Emilia-Romagna. Ma si cala nel clima di festa – tutti danno Trantino vincente al primo turno – e comincia a parlare: “Ho sempre bisogno di tornare in piazza e chiedere ai cittadini, non ai giornalisti schierati, ma a voi, agli italiani, cosa pensate di noi. Questa regione è strategica”, esordisce la premier.

Che è più brava degli altri a capire dove si trova. A parlare di pregi e virtù della terra ospitante come fosse una Garbatella qualunque. Individua i problemi e, ora che non sta più all’opposizione, le soluzioni: “Stanno arrivando investimenti importanti, penso ai pannelli dell’Enel, ai semiconduttori. La Sicilia, Catania possono diventare luoghi convenienti dove portare lavoro e sviluppo”. “Il voto di domenica e lunedì è molto importante" - riprende. "Non dimenticate che se fosse stato per altri”, e qui il pensiero corre subito a Enzo Bianco, lo storico sindaco di sinistra, “la città sarebbe rimasta nel dissesto finanziario. Grazie a quel lavoro”, e qui invece si può leggere mezzo elogio a Matteo Salvini, che da ministro dell’Interno si fece interprete di un cospicuo aiuto finanziario, “Catania oggi è una città metropolitana che è un esempio. Se ci date una mano può diventare locomotiva della rinascita della Sicilia”.

Ricominciano le lodi. “Enrico Trantino è una persona onesta, trasparente e competente - continua Meloni -. Figlio di uno dei padri della destra siciliana a cui mandiamo il nostro abbraccio (Enzo, parlamentare per nove legislature, ndr). Enrico ha fatto tutta la trafila: è una persona seria e concreta. Se domenica e lunedì ci aiutate a completare questa filiera che porta fino al governo romano, darete grande valore a questa isola che merita”.

Poi allarga la prospettiva, soddisfa le curiosità della stampa, agita il vessillo del buongoverno, alimenta la fiamma: “Siamo in un’emergenza continua, ci salveremo solo tutti insieme. Noi come governo faremo la nostra parte, come in Emilia. Sappiamo che non abbiamo tanti amici, non tutti sono contenti che siamo al governo, ma alla fine vinciamo grazie al consenso. E ora cresciamo più della media europea”.

La folla, di fronte alla prima presidente del Consiglio donna, pende dalle sue labbra. Viene toccata nelle corde, la esalta a sua volta. Gli applausi sgorgano, a differenza di quelli un po’ forzati (e quasi disinteressati) rivolti a chi l’ha preceduta. Meloni si sofferma sui migranti, per i quali Salvini aveva chiesto più attenzione all’Europa: “Vogliamo soluzioni strutturali e alla fine la spunteremo noi”, dice la premier all’indomani del vertice bolognese con von der Leyen. Nessun passo indietro sulla riforma fiscale: “La sinistra dice che gettiamo la spugna sulla lotta all’evasione. Mai. Ma la lotta si fa dove sta davvero l'evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato”. 

Impossibile, infine, sfuggire al tema del momento: la Rai. “Non intendo sostituire un intollerante sistema di potere con un altro intollerante sistema di potere - chiarisce subito -. Voglio liberare la cultura italiana da un sistema in cui non lavoravi se non eri di un’idea politica. Noi vogliamo meritocrazia e pluralismo. Se anche nella Rai qualcuno si deve misurare con il merito e decide che non ce la fa, non è un problema che possiamo porci noi”. Altro giro, altro selfie. Buonanotte Catania. 

 

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