cosa hanno detto le urne

Comunali, niente effetto Meloni. Ma il centrodestra è vivo, Schlein ride e Conte no

Simone Canettieri

Il Pd conferma Brescia e Teramo, ma perde Latina. La coalizione di governo porta a casa cinque capoluoghi. I comizi della premier non hanno fatto la differenza. I grillini ininfluenti ovunque

Dove aveva puntato forte, con la sua presenza, Giorgia Meloni rimane mezza delusa. Non c’è stato “l’effetto Giorgia”. Il centrodestra perde a Brescia (perché vince Laura Castelletti, anche senza il M5s) e va al ballottaggio nella cara Ancona, altra tappa della premier giusto lunedì scorso. Nelle Marche, regione felix governata dal fratello d’Italia Francesco Acquaroli, l’obiettivo era chiaro: strappare il comune rosso al primo turno, onde evitare sorprese al secondo, e cioè il meccanismo della gioiosa macchina da guerra con il Pd che proverà a raccattare voti unendo candidati e liste civiche, a partire dai grillini, qui in corsa solitaria, sperando nel ribaltone. In generale, il centrodestra forza di governo non esce con le ossa rotte dal primo round delle amministrative, test per il governo al netto delle immancabili dinamiche locali. Anzi. 

Si registrano dunque quattro squilli (sicuri) di tromba melonianiana. Il primo nella fatal Latina con Matilde Celentano che strapazza il giallorosso Damiano Coletta toccando quota settanta per cento. Stesso discorso, suppergiù, a Imperia con l’immarcescibile Claudio Scajola che si conferma sindaco della città ligure. Poi Treviso e Sondrio. Un poker di capoluoghi – con l’ex Littoria espugnata – tutti confermati al primo giro di valzer dal centrodestra. Meloni punta ora tutto su Ancona, anche se il candidato Daniele Silvetti è di Forza Italia. Per Brescia, invece, è iniziato lo scaricabarile con Fratelli d’Italia che accusa la Lega di aver puntato sul cavallo sbagliato. Attenzione: per il partito della nazione di Via della Scrofa queste sono anche elezioni particolari. Le prime gestite interamente, o quasi, da Giovanni Donzelli, coordinatore unico di FdI, visto che Meloni fa la premier e Francesco Lollobrigida il ministro. In attesa dei voti di lista la politica rimane comunque abbastanza acquattata.

Il Pd di Elly Schlein brinda per Brescia e Teramo e poi rimane in attesa dei ballottaggi. La segretaria ha messo al centro del suo primo tour da leader la Toscana da dove arrivano notizie così così. A Siena è avanti con Anna Ferretti, e si vedrà fra due settimane, come finirà: facile immaginare un accordo con il M5s, che si è presentato da solo, con il rischio che le altre civiche e i duri e puri dell’extra sinistra aiutino in qualche modo Nicoletta Fabio a confermare a destra la città di Mps. Ancora più agra la vita a Pisa, per Schlein dove in nottata si intravede una vittoria sul filo di lana al primo turno per Michele Conti, nonostante lo sforzo di Paolo Martinelli di unire tutto il campo largo: dai grillini ad Azione passando per i dem. Per il centrodestra sarebbero cinque capoluoghi portati a casa. Pure a Vicenza, nel Veneto che non perdona, i dem proveranno un’intesa con il partito di Giuseppe Conte: fra due settimane sarà sfida fra il già lettiano Giacomo Possamai e Francesco Ruocco. A Terni la sinistra ormai è finita fusa nelle acciaierie come dimostra l’unico caso di queste amministrative in cui il Pd non è andato nemmeno al ballottaggio, con due esponenti del mondo di destra che si contenderanno il comune di San Valentino. Ultime due cartoline dai capoluoghi al voto: a Brindisi il centrodestra è avanti, nonostante l’accordo Pd-M5s, ma qui c’è la dinamica rossoverde, con una lista Fratoianni-Bonelli che da sola è andata in doppia cifra. E infine c’è il simpatico caso di Massa: qui il centrodestra si è presentato diviso, il candidato di Fratelli d’Italia è arrivato terzo e quella del M5s ha toccato un sontuoso 5,9 per cento (insieme a Rifondazione). Per i grillini niente di nuovo: i voti per i sindaci dimostrano lo scarso appeal che nemmeno Giuseppe Conte, dunque il nuovo corso, è riuscito a ribaltare (in compenso c’è chi se la prende con Paola Taverna, vicepresidente con delega agli enti locali, mai salita su un palco: ultimo post lo scorso gennaio). Ma il M5s è un comprimario in questa partita. Appuntamento fra due settimane.     

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.