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Il caso

FdI pronta a ospitare Italexit alle amministrative

Simone Canettieri

In diverse città il partito di Paragone sosterrà Fratelli d'Italia, che è pronto a ricambiare con l'inserimento nelle liste. "Ma non faremo accordi strutturali, siamo indipendenti" giura l'ex senatore grillino

Fiumicino. Ma anche Brescia. E poi Massa. E chissà in quanti altri comuni nelle liste di Fratelli d’Italia – ad andare a cercarli con il lanternino – spunteranno candidati di Italexit, il partito di Gianluigi Paragone che alle elezioni si è fermato al 2 per cento. Dunque: fuori dal Parlamento, ma affatto domo. Curioso rapporto, quello tra la creatura anti sistema dell’ex senatore grilloleghista (no Europa, no vax, no green pass, sì Russia) e il partito di Giorgia Meloni che ha fatto abiura di quegli ideali, di quelle battaglie, di quelle parole d’ordine, ora che sta al governo con l’obiettivo di essere il partito della nazione, moderato e conservatore pronto a piacere alla gente che piace. Dalle parti di Via della Scrofa, davanti a “questa ospitalità” fanno spallucce: sono dinamiche locali, spesso parliamo di liste civiche. 

 

Però alle prossime amministrative, qua e là, qualche spruzzata di Italexit ci sarà nelle liste di FdI. Paragone, contattato da questo giornale, spiega: “Niente di organico, nessun tipo di accordo. A Marcianise andiamo addirittura con il centrosinistra. Diciamo che, in generale, dove non siamo riusciti a presentare la lista per motivi burocratici, penso al caso di Massa, alla fine appoggiamo il candidato di Meloni: è vero. Ma niente di strutturale. A Catania andiamo con Cateno De Luca, per esempio”. 

 

E però forse c’è anche un comune denominatore tra il mondo spettinato di Paragone e quello di Meloni. Un antico richiamo della foresta sovranista. “Su alcuni argomenti andiamo d’accordo: penso al no alle case green e alla direttive sull’automotive, alla difesa della nostra filiera alimentare. Poi certo sulle armi all’Ucraina e sulla ratifica del Mes, mi trovo sulla sponda opposta di Giorgia”. Ancora vi sentite? “Ho fatto il giornalista e con lei abbiamo condiviso all’opposizione tante battaglie, quasi tutte”. Non è che alle Europee fate un accordo con Fratelli d’Italia? “Ma no, non penso. Però è vero che abbiamo lo stesso bacino elettorale. I delusi di FdI e Lega pensano a noi: i sondaggi ci danno sopra il 2,5 per cento”.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.