Foto LaPresse

Viale Mazzini

Rai spagna, Fuortes magna (con Salvini e Gianni Letta) e resta a cavallo come ad

Carmelo Caruso

Il cda approva il bilancio. Fallito il trasloco alla guida del Teatro San Carlo di Napoli (il sovraintendente Lissner ha minacciato guerra) l'ad Rai resiste ancora grazie alla sponda della Lega. E per Meloni va bene così

Rai Spagna, Fuortes magna. À la guerre! I francesi si sono presi la Gioconda, ma l’ad Rai, Carlo Fuortes, per una notte intera, ha lottato, per strappargli il San Carlo (Real teatro di Napoli). Italiani, popolo occupato, vi scriviamo dal fronte di Viale Mazzini, dove ieri è stato approvato il bilancio Rai, all’unanimità. La nazione (Gianni Letta e la Lega) si sono infatti stretti a sostegno dell’intrepido Fuortes. Forse non lo sapete, ma più a sud, nella città che fu di Don Benedetto Croce, i francesi, la notte del 19 aprile, con una mossa repentina, sono avanzati. Il sovrintendente di quel Teatro, è Stephane Lissner, un francioso di un francioso, che ha una tigna che non vi diciamo. Ha 70 anni e non molla. Il ministro Sangiuliano/Armando Diaz, nostro altro generale, voleva liberare il teatro assediato e anche liberarsi di un problema Fuortes. Vabbé, sì, al solito: collocare Fuortes, l’amministratore pluridecorato da Mario Draghi che non riesce a trovare asilo. Napoli era il bagnasciuga ideale, la colonia, il posto al sole. Sangiuliano/Diaz aveva escogitato una leggina di tre righe (a 70 anni i sovrintendenti vanno in quiescenza). Purtroppo, si sono determinate  complicazioni. Per la leggina serve tempo (commissione parlamentare, avvocatura dello stato) e il nostro Fuortes non intende togliersi gli stivali. Ne vuole un altro paio altrimenti si tiene quelli. Non c’è verso: “Non escono, si sono incastrati”.

 

La svolta. Il francioso Lissner, addi 18 aprile, aveva aperto le ostilità con una lettera recapitata al sindaco di Napoli, Manfredi, e al governatore De Luca. L’abbiamo pubblicata, non appena pervenuta, sul sito del Foglio, piccola Radio Londra. Minacciava rappresaglie legali. Tuonava: “Se mi cacciano, sono pronto a ricorrere in Europa”. Aveva avvertito: “Chi prenderà il mio posto si macchierà di qualcosa di illegittimo”. Che francioso! Il nostro generale Sangiuliano/Diaz è stremato da tanta pugna, tanta lotta dura. La regina Giorgia Meloni non ne può più di questi dispacci Rai che, ignobilmente, i giornali vergano, ivi compresi il nostro: “A Gennà (Sangiuliano) qui ce stanno a percular. Tieniamoci lontano dalla Rai. Per carità”. Sono giorni in cui il popolo italico deve pensare alla natalità. Procreare, procreare, procreare. Dal comando generale di Palazzo Chigi sono partite dunque le seguenti chiamate. In napoletano: “Fuortes, ‘mo ‘a scucciato. A rutt”. I favoriti della nostra regina Meloni raccontano che la sovrana “ha tanti libri da leggere. Il Def, le informative di Nordio, il dl Concorrenza. Come potrebbe, sua regalità, occuparsi della Rai. Ma siete tonti?”. Ecco che allora, il pluridecorato Fuortes, in versione Alberto Sordi, si è mosso da solo: “Devo trovare nuovi alleati. Muovere la mia diplomazia. Urca”. Il genio italico, Fuortes, ieri, ha presentato un bilancio con 580 milioni di euro di sofferenza Rai, ma come inchiostrato nel cartiglio (che i membri del Cda, con il monocolo, hanno supervisionato) “la sofferenza è comunque attestata a livelli di sostenibilità”. I sindacati della Rai, ma anche quelli dell’Adrai (i dirigenti), noti bolscevichi, sono pronti a scioperare il 26 maggio. Ma il condottiero Fuortes non può certo adesso pensare a tale periglio. Ha chiamato Gianni Letta, il Churchill di Forza Italia, ma ha anche sondato la disponibilità di Salvini che ha promesso la sua portaerei. “Io e Gianni ti possiamo garantire i nostri due voti in cda. Vai avanti”. La regina Meloni è stata avvisata dalle spie di tale singolare inciucio, ma ha risposto: “Adesso faccio un pisolino”. Fuortes le continua a mandare telegrammi che la resistenza ci gira: “Io disponibile a fare nuove nomine telegiornali, stop. Io lascio i direttori di rete attuali, stop. Io ottimo ad Rai se tu vuoi, stop”. Ma nello stesso tempo, da abile doppiogiochista, Fuortes ha mandato altri telegrammi a Salvini: “Io garantire centro di produzione Rai a Milano, stop. Io tutelare programmi quota Lega, stop. Io, come te, ho sempre mangiato crauti e nutella, stop”. Tale disposizione d’animo, tale impegno Fuortes, si è dunque tradotto con l’approvazione, da parte del cda Rai, del nuovo progetto colonico  “Centro  produzione Rai di Milano”. Salvini, noto aviatore della comunicazione, ha immediatamente rivendicato la solenne vittoria. La battaglia con i franciosi viene in questo momento sospesa. Sangiuliano/Diaz torna al suo accampamento: la soffitta di Prezzolini. Fuortes, al settimo piano di Viale Mazzini, anche ieri, ha allentato la cravatta, la sua uniforme, e chiamato la moglie: “Tutto bene, tutto bene. Solita giornata tranquilla”. L’eroe ha così raggiunto il focolare.

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio