Il caso

Migranti, la maggioranza vuole lo stop alla protezione speciale. Festeggia Salvini: "Tornano i miei decreti"

Simone Canettieri

Presentati due sub emendamenti al decreto Cutro in conversione in Senato. Scontro fra Piantedosi e la Cei: "Lo stato d'emergenza è solo uno strumento tecnico"

Addio protezione speciale per i migranti. La svolta è contenuta nel decreto Cutro in conversione in Senato. La bandierina la pianta, con la premier Giorgia Meloni in missione in Etiopia, Matteo Salvini, vicepremier leghista. Ecco la nota trionfante del Carroccio: "È stato depositato un emendamento di maggioranza che recepisce quelli della Lega che danno una stretta alla protezione speciale introdotta dal ministro Lamorgese e dalla sinistra nel 2020. Era diventata una sanatoria, un pull factor di immigrazione. La protezione speciale ha creato sovraffollamento in tribunali e questure e non ha prodotto integrazione. Si ritorna ai decreti Salvini". 

Il dl Cutro, che riguarda i flussi dei migranti e nasce dopo la tragedia in mare dei migranti davanti alle coste calabresi, si appresta ad approdare nell'Aula del Senato martedì, senza relatore. Nessuna decisione, da parte del governo, è stata ancora presa sulla possibilità di apporre la questione di fiducia. I sub emendamenti alle modifiche presentate nelle scorse ore dall'esecutivo sono, si apprende, circa 347. La norma reclamata dalla Lega riguarda i richiedenti asilo. Su questo aspetto all'inizio c'erano state delle perplessita fatte trapelare dal Quirinale.

Il viceministro dell'Interno Nicola Molteni (Lega), parlando a Milano con i giornalisti a margine delle celebrazioni per il 171 esimo anniversario della fondazione dalla Polizia di stato, ha motivato la scelta così: "La protezione speciale introdotta dal governo Pd-Ms ha creato problemi a tribunali e questure e verrà tolta con la conversione del decreto immigrazione. Daremo un giro di vite sulla protezione speciale che verrà azzerata".

La gestione dei migranti in senso più generale ha provocato anche un botta e risposta fra la Cei e Matteo Piantedosi, il ministro dell'Interno. La conferenza episcopale italiana ha criticato lo stato di emergenza sui migranti e la stretta sulla protezione speciale, invitando il governo a concentrarsi su Lampedusa. Secondo il cardinale Zuppi, presidente della Cei, già da diversi mesi l'emergenza vera è a Lampedusa. A queste parole Piantedosi ha risposto così: "Ho profondo rispetto per la Cei, sono d'accordo se il discorso emergenza viene visto in maniera tecnica; non esiste in Italia un allarme immigrazione. Esiste un tema più acuto di gestione nei luoghi di sbarco, ma lo stato di emergenza di cui si è parlato, il provvedimento che ha adottato il governo, altro non è una formula tecnica di cui peraltro si è fatto anche ricorso in modo meno controverso come il modello utilizzato per i profughi ucraini, e non credo che nessuno volesse dire che ci stesse un'emergenza sugli arrivi degli ucraini".

 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.