Presidenzialismo

Alcatraz Casellati. Riforme annunciate e falò di leggi. I prigionieri della ministra delle Riforme

Carmelo Caruso

Taglia decreti regi, rilancia sul presidenzialismo ma teme che Marcello Pera possa diventare presidente della Bicamerale (e cerca ancora un portavoce)

Sono lettere dal carcere, il “carcere Casellati”. Un prigioniero ci ha scritto: “Era sera quando ho sentito queste voci: ‘La ministra della Riforme sono io! Io! Maria Elisabetta Casellati. Vogliono scipparmi la riforma del presidenzialismo. Sciagurati! Ah, una pera! Avvelenamento! Non lo sapete che Pera (Marcello) vuole prendere il mio posto?”. Gli sciagurati sono i funzionari sopravvissuti al carattere della Casellati, ex presidente del Senato e ora ministra del governo Meloni. Le parole di chi non ce l’ha fatta: “Sono in analisi”. Un altro: “Voglio dimenticare”. Un terzo: “E’ Full Metal Betty”. Ieri, alla Camera, lo ha rifatto: “A luglio arriva il presidenzialismo. Ci siamo”.

 

Trascurata, dimenticata. Inspiegabile. Dall’archivio. Era fine gennaio e ogni giorno, sotto il suo ufficio, sfilavano delegazioni di partito come a Milano durante la Settimana della Moda. Erano incontri che servivano a preparare la riforma delle riforme: il presidenzialismo. La riforma nessuno l’ha vista. Il contenuto di quelle riunioni nessuno lo conosce. Al capo di gabinetto, Alfonso Celotto, era stata infatti assegnata un’altra missione (impossibile): “Mi serve un portavoce! Trovalo! Selezionalo!”. Sarebbe stato il suo ottavo portavoce in una manciata d’anni. Una malalingua: “A un certo punto qualcuno lo avrebbe detto: ‘Ministra, nulla. Preferiscono andare a lavorare nelle campagne”. E lei: “Ah! Preferiscono il ministro Lollobrigida!”. Celotto si è dimesso e da quel giorno, dopo mezzanotte, balla sul cubo insieme a Sabino Cassese. Chi vuole bene a Betty suggerisce: “Ministra, facciamo noi”. Al posto di Celotto viene chiamata Giulia Zanchi, con un cv da capo di segreteria all’Antitrust e all’Autorità di Regolazione dei Trasporti. Serve tuttavia un vice capo di gabinetto. E di nuovo: “Ministra, anche per lui, facciamo noi”. Viene spostato Claudio Tosi, che era capo della segreteria tecnica. A quel punto Casellati: “Ma il posto del bravissimo Claudio chi lo prende?”. E in coro: “Ministra, non fa niente. Poi ci pensiamo”. Lei: “Dite?”. Di nuovo, in coro: “Ma certo, ministra”. E ancora, lei: “D’accordo”.

 

Un secondo dopo è scattata una festa con le trombette. Sembrava che l’Italia avesse vinto il Mondiale. L’ufficio principesco della Casellati, che affaccia su Piazza Colonna (era destinato al ministro Nello Musumeci, ma Casellati, come minino, gli dichiarava guerra) stava esplodendo. Nei bagni si tracannava spumante. Illusi. Pensavano che il peggio fosse passato. Si sbagliavano. Trascorrono le settimane e il ministro Roberto Calderoli si prende la scena con la riforma dell’Autonomia. Lei, Full Metal Betty: “Ma non sono io il ministro delle Riforme?”. In ufficio: “Ma certo ministra, sei tu”. Il diavolo si insinua e fa il resto. Casellati è un simbolo di Forza Italia, ma Meloni ha ben due campioni, ex di Forza Italia, e che campioni. Uno è Giulio Tremonti, venerato dalla premier. L’altro è Pera. Secondo tutti meriterebbe la presidenza della Commissione Bicamerale per le riforme. Ma se Pera fa il presidente della Bicamerale per le Riforme, la ministra delle Riforme cosa fa? Lo sgomento. Un pomeriggio: “Voglio un’idea! Facciamo qualcosa”. I funzionari si guardano, stanno per piangere, quando uno si ricorda: “La botanica! Se la legge sul presidenzialismo non si può ancora fare, perché non tagliare le leggi inutili? Potare. Ricordate Calderoli quando bruciò le leggi?”. Full Metal Betty sorride. Significa “grazia”: “Ottimo. Potiamo leggi”.

 

I giuristi della ministra preparano la proposta di abrogazione di 2.535 decreti regi che essendo regi sono, di fatto, già leggi morte. Esempio: “Vitalizi ai postiglioni lombardi” (i guidatori di carrozze). Il testo di abrogazione dei famosi 2.535 decreti regi viene presentato in Cdm lo stesso giorno del Codice degli Appalti di Matteo Salvini. I giornali si occupano ovviamente di Salvini e si dimenticano della Casellati. Ieri, al Senato, la ministra rilancia: “Aboliremo 33 mila decreti regi e faremo pure il presidenzialismo. L’Italia è pronta”. E’ lo stesso paese dove da cinque mesi, in un ministero, vengono violati i diritti dell’uomo e del funzionario. E’ Alcatraz Betty. Sui muri delle celle sono impressi i nomi di chi ce l’ha fatta. Sono gli evasi dal Casellati bis.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio