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l'editoriale del direttore

Quella misera idea che la destra italiana ha dei propri elettori

Claudio Cerasa

Ancora un po’ fascisti, omofobi, amici di Putin e nemici dell’innovazione: con l’eccezione di Giorgia Meloni, così vede gli italiani la maggioranza di governo, che tende anche a fare dell’opposizione una macchietta. Il piatto potrebbe risultare indigesto

Nei suoi primi cinque mesi di governo, Giorgia Meloni ha dimostrato di aver ben chiaro il modo in cui la maggioranza di governo deve rappresentare i suoi avversari politici. La destra italiana, da anni, tende ad autopresentarsi sulla scena pubblica come l’argine di qualcosa che non esiste, come l’argine a qualche pulsione illiberale che spesso esiste solo nella testa del centrodestra, e nei primi mesi di governo, anche con una certa efficacia, la destra ha compiuto un’impresa non semplice: ha costruito con l’opposizione una astuta dialettica politica grazie alla quale è riuscita a rafforzare nell’immaginario dell’opinione pubblica un’idea di opposizione che esiste solo nella testa della classe dirigente del centrodestra. Un’opposizione, per capirci, fatta di politici che divorano farina di grillo, che si abbuffano di carne sintetica, che passano il giorno a farsi le canne, che prendono diligentemente ordini da Soros, che passano le notti a organizzare rave illegali, che  dedicano molto tempo a trafficare esseri umani, che alla sera tendenzialmente giocano a scopone con gli scafisti, che al pomeriggio tendenzialmente pagano uteri in affitto in giro per il mondo e che alla mattina passano in rassegna la rubrica per scambiarsi idee con gli anarchici.

Ciascuno, ci mancherebbe, è libero di descrivere gli avversari come meglio crede e se l’immagine macchiettistica che la maggioranza dà dell’opposizione non riesce a essere smentita dall’opposizione, la colpa più che del governo è proprio dell’opposizione che spesso non riesce a schivare gli abili tranelli costruiti dal governo per macchiettizzarla. Fin qui, naturalmente, nulla di male. Ciò che risulta però curioso, e se volete persino inquietante, non è l’immagine del centrosinistra che il centrodestra cerca ogni giorno di costruire disegnando nell’aria nemici che non esistono. Ma è un’altra immagine che riguarda un’idea distorta che il centrodestra sembra avere dei propri elettori. A giudicare da alcune battaglie che il centrodestra ha scelto di portare avanti nei primi cinque mesi di governo, battaglie per lo più dal valore simbolico, ma sono quelle le battaglie che poi diventano oggetto di divisione, di polemica, di scontro, di dibattito nei talk-show, il centrodestra sembra considerare i propri elettori come qualcosa di leggermente superiore a semplici mentecatti. Li considera come dei nemici della scienza, ma per fortuna poi gli elettori di centrodestra, rispetto ai vaccini, hanno regolarmente disatteso le indicazioni dei propri leader. Li considera come degli appassionati di fascismo, ah quanti busti del Duce ho a casa, e la dedizione con cui alcuni esponenti del centrodestra cercano costantemente di ricordare gli scantinati che la loro destra ha frequentato nel passato lascia intendere che la destra di governo vede negli elettori di destra quello che la sinistra vede negli eletti della destra. Li considera, Meloni a parte, come dei trogloditi della democrazia, come degli indefessi amici del putinismo, e se non fosse per la presidente del Consiglio risulterebbe chiaro che i due alleati della premier considerano i propri elettori come degli odiatori seriali dell’Ucraina di Zelensky. Li considera come dei nemici dell’innovazione, dal Pos allo Spid passando per ChatGPT, e il luddismo di governo sta diventando un filo conduttore inquietante dell’attività del governo. Li considera naturalmente degli omofobi, in buona sostanza, salvo poi, vedi il sondaggio del Corriere della Sera di venerdì scorso, scoprire che un terzo dei propri elettori sui diritti non ha idee così diverse dagli elettori di sinistra. Li considera, neanche a dirlo, come amici della conservazione, tutti desiderosi di avere più tassisti e meno Uber. Li considera come degli illiberali pronti a governare il presente a colpi di nuove multe, dalla carne sintetica ai rave passando per il linguaggio eccessivamente forestiero, come dice Meloni, l’elenco delle cose che Meloni vuole vietare è talmente ampio da meritarsi una rubrichina.

L’idea che la destra mostra di avere dei suoi elettori è spesso misera ed è spesso lontana dalla realtà ed è un’idea che la destra tende però ad alimentare per provare a spingere l’opposizione a dirottare ogni dibattito rilevante dal punto di vista mediatico sul terreno delle battaglie inutili dove ciò che conta è semplicemente rispondere a un grande sondaggio di piazza e dire sì oppure no. E’ un diritto tenere in casa il busto di Mussolini? E’ un diritto diffidare dell’Europa? E’ un diritto ribellarsi alle tecnologie? E’ un diritto dire di no ai rave? E’ un diritto ribellarsi alla farina di grillo, o forse era carne sintetica? Lo schema è ormai ricorrente e più i problemi per il governo si faranno seri, come sono seri i problemi che riguardano il Pnrr, più le battaglie che troveranno spazio all’interno dei media si faranno meno serie e tenderanno sempre di più a riguardare le formidabili armi di distrazione di massa che il centrodestra custodisce nel suo fodero per evitare di mostrare le proprie difficoltà, per evitare di mettere in luce le proprie incoerenze e per evitare di discutere troppo di ciò che conta davvero per l’Italia. Macchiettizzare l’opposizione può avere un suo senso, fino a che l’opposizione ci casca, ma trattare gli italiani, e i propri elettori, come dei mentecatti, alla lunga anche per la destra potrebbe essere più indigesto della farina di grillo. O forse era carne sintetica?

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.