Gianfranco Miccichè con Claudio Lotito (LaPresse) 

la fine di un'epoca

Forza Italia: finisce l'èra Miccichè, rimpiazzato da un fedelissimo di Schifani

Paolo Mandarà

L’ex manager di Publitalia non è più il commissario del partito in Sicilia. Paga la fitta contrapposizione con Musumeci e Schifani. Al suo posto Marcello Caruso. Berlusconi: "Continuerà a dare il suo prezioso contributo a me e al nostro partito”

Gianfranco Miccichè ha perso la sua battaglia e non è più il commissario di Forza Italia in Sicilia. E’ la fine di un’epoca e va ben oltre “le situazioni locali” addotte da Silvio Berlusconi nell’encomio consegnato sabato sera alle agenzie. E’ il risultato di una battaglia sanguinosa che Miccichè ha condotto dentro il partito, ma anche fuori, negli ultimi due anni. L’ex manager di Publitalia paga la fitta contrapposizione con l’ex presidente della Regione, il meloniano Nello Musumeci, tagliato fuori da una possibilità di riconferma alla vigilia dell’ultima campagna elettorale; e con Renato Schifani, col quale i rapporti si sono incrinati in maniera irreversibile all’indomani dell’affermazione del 25 settembre, che ha portato l’ex presidente del Senato a Palazzo d’Orleans (anche grazie ai voti del “rivale”, rieletto a Palermo con quasi 7 mila preferenze). Si era messo di traverso persino sull’elezione di La Russa a Palazzo Madama, Micciché, prima di dimettersi dal Senato per fare il parlamentare in Sicilia.

   

All’ex viceministro all’Economia – uno che nella vita ha fatto voto solo a Berlusconi – non è mai piaciuto arrivare secondo. E, di riflesso, nessuno ha voglia di condividere con lui il peso delle scelte e dell’azione di governo, perché prima o poi – com’è accaduto con Musumeci – finisci per essere travolto da un’onda di esuberanza che se non hai anticorpi ti annienta. Schifani l’ha escluso dalla giunta (Miccichè aveva richiesto il pesantissimo assessorato alla Sanità) e, in seguito, l’ha isolato pure all’Assemblea regionale, sfilandogli uno dopo l’altro i deputati d’area, persino i fedelissimi. Micciché, vistosi accerchiato, s’è iscritto al Gruppo Misto, ma fino a ieri non aveva ancora mollato il simbolo del partito, e anzi aveva cavalcato l’onda della protesta su ogni singolo atto del governo: aveva imputato a Schifani di voler privare la Sicilia di un super telescopio contro gli asteroidi da impiantare sulle Madonie. Erano le ultime cartucce prima del passo d’addio.

  

“Per l’amicizia che mi lega da 40 anni e per il bene che voglio a questo partito e alla mia terra ho ritenuto corretto rassegnare le mie dimissioni”, ha scritto Micciché al termine dell’ennesima telefonata infruttuosa col Cav., che con lui ha sempre evitato modi bruschi. Da romantico qual è, Berlusconi aveva riaccolto Schifani nella sua scuderia dopo la scappatella col Nuovo Centrodestra di Alfano, nominandolo suo consigliere politico; e non se l’era sentita di condannare Miccichè a causa di un carattere fumantino che nell’Isola gli aveva procurato più nemici che amici. Ma anche tante gioie sotto il profilo elettorale. Alle ultime Regionali, per dirne una, gli azzurri in Sicilia si sono fermati a poche migliaia di voti da Fratelli d’Italia, che non ha fatto il vuoto come nel resto del Paese. Miccichè è quello del clamoroso 61 a 0 alle Politiche del 2001 nei collegi uninominali; è quello che financo alle Europee del 2019, mentre Forza Italia sprofondava a percentuali da prefisso telefonico, in Sicilia faceva segnare un clamoroso 17 per cento.

 

Oggi Micciché - non ci poteva essere un contrappasso peggiore - viene rimpiazzato da un fedelissimo del presidente della Regione: si chiama Marcello Caruso, già responsabile Enti locali del partito. Caruso, ex assessore della giunta Cammarata a Palermo, è un uomo di sottogoverno dai lunghi servigi. Ma è, soprattutto, l’uomo-ombra di Schifani, che qualche giorno fa l’aveva messo a capo della sua segreteria particolare. Raccoglie un testimone scomodo, ma non poteva essere altrimenti: fra pochi mesi si torna al voto in quattro capoluoghi di provincia (fra cui Catania), e FI non poteva permettersi altre divisioni dopo quelle degli ultimi mesi che avevano portato alla creazione di due gruppi contrapposti al parlamento siciliano.

   

A Micciché, tuttavia, resta la riconoscenza dell’anziano leader: “Lo ringrazio per tutto il lavoro svolto per molti anni nella sua Sicilia come Coordinatore della Regione”, ha detto Berlusconi, ricordando che “Gianfranco è un esponente di Forza Italia dall’anno della fondazione (1994). Sono certo che continuerà a dare il suo prezioso contributo a me e al nostro partito”.