Il caso

Meloni porta il Cdm a Cutro, ultima sfida di Salvini sui migranti: "Basta buonismo"

Simone Canettieri

Oggi i provvedimenti: pugno duro contro i trafficanti, più ingressi regolari. Il leader della Lega vuole festeggiare il 50esimo compleanno con il ritorno dei decreti sicurezza. Intanto se la prende con il sottosegretario Mantovano "troppo condizionato dalla Chiesa"

Vorrebbe fare il guastafeste, anche se oggi è il suo compleanno. Matteo Salvini compie 50 anni e sogna di spegnere le candeline con il ritorno dei decreti sicurezza sull’immigrazione. L’appuntamento è a Cutro, in Calabria, dove con un discreto ritardo arriva Giorgia Meloni, con carovana di ministri al seguito. Nel primo pomeriggio, in un paesino blindato anche per il rischio di contestazioni, si celebra un Cdm “denso e multilivello”, come lo chiamano a Palazzo Chigi. E siamo insomma alle solite: dopo la tragedia dei migranti la premier vuole lanciare segnali di apertura verso chi scappa dalla morte. Salvini non  è proprio della stessa opinione. E fino all’ultimo sta cercando di guastare i provvedimenti. Sui quali vigila con ansia anche il Quirinale. Per merito e metodo. 


Il Colle non si aspetta un approccio “cattivista”, anche perché l’accoglienza dei profughi non ha colori politici. Allo stesso tempo gli uffici legislativi del Quirinale stanno cercando di capire i veicoli normativi sui quali viaggeranno i provvedimenti. Se cioè ci sarà un ricorso, senza criteri d’urgenza, ai decreti legge per tutte le norme che saranno varate. Il braccio di ferro è andato avanti fino a ieri sera. Motivo per il quale il pre Consiglio dei ministri è slittato a questa mattina alle 8.30. Poco prima della partenza per la riunione in trasferta in Calabria. L’aria che tira è abbastanza chiara, ormai. Con un’insolita soddisfazione addirittura da Palazzo Chigi si precipitano a dire che “il governo apre le maglie, e non le chiude: questa è la notizia”. Sarà. 


Da quanto trapela, nel mirino del governo finiranno i trafficanti, con un inasprimento delle pene: saranno più alte e sarà introdotta un’aggravante per chi provoca la morte di chi sale sulle barche. L’altro asse dei decreti Meloni sarà la semplificazione. E cioè: uno snellimento delle procedure per chi vuole entrare in Italia regolarmente, con la speranza di rendere più agili le richieste (e le risposte).  Si ragiona anche su norme che rendano efficaci le espulsioni, ma anche qui con una postilla: nessuno verrà rispedito in un paese considerato insicuro. A questi interventi vanno aggiunti nuovi corridoi umanitari, forse nuovi flussi (aumentando l’estensione temporale) e più investimenti per i centri di accoglienza. Insomma: pugno duro per scafisti, mano tesa ai profughi e più ingressi regolari. Indiscrezioni uscite già nel pomeriggio di ieri, alle quali Salvini ha risposto postando su Twitter una breve sintesi della politica migratoria di Rishi Sunak  a partire dal fatto che “se arrivi illegalmente nel Regno Unito non puoi chiedere asilo, non puoi beneficiare del nostro sistema di protezione dalla schiavitù moderna, non puoi pretendere tutele umanitarie fasulle, non puoi restare”.

Niente asilo per gli illegali. La giornata si preannuncia lunga e frizzantina perché in Commissione Affari costituzionali della Camera si discute della reintroduzione dei decreti Sicurezza, ma anche qui c’è il muro di Fratelli d’Italia. Lo scontro dunque è servito. A Palazzo Chigi sono convinti che lo vincerà Meloni perché “quando ci si mette è tosta”. Dal Carroccio, invece, insistono sul fatto che alla fine la premier non si scosterà più di tanto “in quanto già si è istituzionalizzata troppo e dunque dove vuole arrivare? La versione buonista non funzionerà”. Salvini ce l’ha con il sottosegretario Alfredo Mantovano “troppo condizionato dalla Chiesa”. E chiede che venga inserita una norma sulle cooperative, la chiama norma anti Soumahoro (non gli va giù nemmeno che Bruno Frattasi prenda il posto di Roberto Baldoni all’agenzia della cybersicurezza: oggi la nomina in Cdm.
La vigilia di questo Consiglio dei ministri a Cutro, dove è previsto anche un momento simbolico in ricordo delle 72 vittime del naufragio, ha registrato anche l’esplosione della strana coppia Meloni-Ruth (la chiamano “affinità personale e politica”). Il premier olandese Mark Rutte ha fatto capolino a Palazzo Chigi. Un caffè con l’inquilina è diventato un incontro di un’ora e trequarti. Il leader dei frugali, storicamente non proprio un alleato dell’Italia, ha annunciato un viaggio insieme in Africa (c’è l’ipotesi Libia). “Faremo tandem con Giorgia”. E’ chiaro come l’Italia cerchi partner per arginare l’asse franco-tedesco. E dunque l’Olanda va più che bene, soprattutto se dice che “il debito di Roma non è un problema”. Ma gli occhi sono tutti sul dl migranti. Auguri Salvini.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.