Viale Mazzini

Rai Gaza. Conduttori contro direttori, Vigilanza out, l'ad Fuortes si rafforza. Qual è il piano Meloni?

Carmelo Caruso

La premier prende tempo ma l'azienda soffre. Cda contro ad, la presidente Soldi preoccupata del futuro. La tv pubblica spacca perfino Fratelli d'Italia

Giorgia Meloni deve decidere: vuole passare come la premier che lascia “appassire” la Rai o come la premier che vuole salvarla? La peggiore cosa che si possa dire di un leader è quella che si comincia a dire di lei: “Sta lasciando alla guida della Rai un ad del Pd come Carlo Fuortes, uno che non stima e di cui si possa lamentare in pubblico, ma sopportare in privato. Meloni cosa fa?”. La Rai oggi somiglia a Gaza. E’ una “striscia” di terra che fino a quando non viene “assegnata” non farà altro che generare ulcere, debiti, e prodotti televisivi “usa e getta”.

 

L’unico successo della Rai, dopo i Mondiali, è la fiction sul generale Dalla Chiesa e poteva perfino fare più ascolti, già ottimi, di quelli che ha registrato, se solo fosse stata difesa con forza e non rimandata di quattro mesi dalla data prevista. In Rai deludono le novità, i programmi di Drusilla Foer, Mia Ceran; fragile è il debutto di Alessia Marcuzzi. Su due grandi eventi, la morte di Benedetto XVI e il tentato golpe in Brasile, la Rai è stata superata, in velocità, da La7.

 

Se il suo Cdm lavorasse come lavora la Rai, Giorgia Meloni sarebbe soddisfatta? “Qui si fa l’Italia o si muore” ha promesso Meloni, ma l’Italia l’ha fatta la televisione come basta leggere in un buon libro di linguistica italiana. Un governo che non si occupa di televisione può avere l’ambizione di “fare l’Italia”?.

 

Fuortes nominato dal governo Draghi oggi sorride e balla la rumba. Non deve più rispondere a governi, partiti: si è affrancato. Si confronta con un Cda che oramai gli vota contro ma che attende la formazione della Commissione di Vigilanza. I tre consiglieri di Pd, M5s e dei dipendenti Rai, lo sfidano settimanalmente. Non vogliono precipitare con lui. Di Majo, indicato dal M5s, continua a chiedere perché un direttore come l’ex del Tg1, Giuseppe Carboni, non venga impiegato da un anno. Laganà e Bria si lamentano che Duilio Giammaria, ex direttore dei documentari Rai e conduttore di un programma come Petrolio, non venga valorizzato malgrado abbia ricevuto la promessa di condurre un nuovo programma.

 

Giammaria, su Twitter, alla domanda di uno spettatore che gli chiedeva quando sarebbe stato possibile rivederlo, ha risposto che lo rivedremo “quando riuscirò a convincere Di Bella, direttore dell’approfondimento e Ciannamea, direttore della distribuzione”. Sono passati tre mesi dalla nascita del governo e la Rai senza Commissione di Vigilanza è come la Comune di Parigi. L’ad ha un’ulteriore fortuna. Gli italiani che pagano il canone hanno “perso” Michele Anzaldi, l’unico deputato che aveva fatto della Rai una “questione morale”. E’ l’ex parlamentare di Italia Viva oggi fuori dal Parlamento che, va ricordato, della Rai, volenti o no, resta l’editore.

 

Tutta l’azienda sa che la presidente Rai Marinella Soldi non apprezza la piega presa, teme l’abbandono del governo che ha rimandato la firma del contratto di servizio e il mancato sostegno dell’operazione Rai Way, operazione industriale senza la quale la Rai rischia la catastrofe.

 

Fuortes ha due soli “consigliori” interni e fanno da staffetta di collegamento tra lui e i “nuovi riferimenti”. Sono la direttrice di Rai Cultura, Silvia Calandrelli, e il direttore dell’approfondimento, Di Bella, prossimo alla pensione (a marzo) e dunque prossimo a uscire dalla Rai per poi rientrarci. Di Bella avrebbe cercato la competenza della scuderia di Beppe Caschetto per gestire il suo “a rebours”, il suo a ritroso, il ritorno. Meloni di quali competenze si avvale per la Rai?

 

Se è vero che per FdI, l’esperto Rai è Giampaolo Rossi, ex membro del Cda in quota FdI, perché tutti i dirigenti Rai continuano a parlare con Gennaro Sangiuliano, il ministro della Cultura? Fino a quando Meloni non sceglierà ci saranno due correnti. Una che dice che Fuortes vive “come in una bolla”. E’ una corrente vicina a Rossi. Un’altra porta invece avanti una  collaborazione sotterranea con Fuortes. E’ una corrente vicina a Sangiuliano. In una televisione cambiare non è repentino. Fuortes sta pensando al palinsesto Rai del 2024 e disegnando quello del 2025. La Rai di domani si costruisce oggi. Meloni vuole che di lei si dica: “Aveva un’idea precisa sulla Rai” o che fra due anni si dica di lei “le sue idee sulla Rai erano cosi valide che sono rimaste idee”?

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio