Da Villa Gernetto
Berlusconi invita Giorgia Meloni ad Arcore: "Vogliamo il presidenzialismo"
Una riforma "in cui crediamo profondamente", dice il Cav. presentando i candidati delle regionali in Lombardia. Nessun commento sull'autonomia differenziata
Durante la presentazione dei candidati forzisti alle prossime elezioni in Lombardia, Silvio Berlusconi ha annunciato di aver invitato Giorgia Meloni a un incontro nella sua tenuta ad Arcore: un invito che, stando sempre alle sue parole, sarebbe stato accettato. La dichiarazione del presidente di Forza Italia fa così da sponda alle affermazioni, rilasciate in diverse interviste, di alcuni suoi ministri: tutte vanno, almeno sulla carta, nella direzione di una riappacificazione dei rapporti con la premier dopo giorni di tensione su diversi dossier.
Berlusconi però, come sempre, lo fa a modo suo: “Noi sosteniamo e sosterremo lealmente il governo Meloni e le decisioni che assumeremo collegialmente”, ha dichiarato. Salvo poi sottolineare che “Forza Italia è il partito cardine di questa maggioranza”, e aggiungere che la lealtà dev'essere “reciproca”. Come a dire che ai suoi non lesinati complimenti – “Giorgia Meloni è una persona assolutamente intelligente e capace e non vedo in circolazione altre persone che possano a lei paragonarsi” – debba poi ribattere la premier coinvolgendo di più Forza Italia nelle decisioni di governo.
Nel lungo discorso pronunciato dalla cattedra di Villa Gernetto a Lesmo, Berlusconi non si è però limitato a una disamina dei rapporti con gli alleati: è entrato anche nel merito delle più divisive questioni su cui si sta dibattendo nel centrodestra. La nota che salta subito all'occhio è sulla riforma in senso presidenzialista, auspicata soprattutto da Fratelli d'Italia: “Noi lo vogliamo”, ha detto il Cav. “Non è altro che la possibilità per gli elettori di scegliere direttamente, saltando la mediazione dei partiti: una riforma in cui crediamo profondamente”. Il 'via libera' è quindi chiarissimo.
Diverso è invece il tema dell'autonomia differenziata, riforma di cui si sta facendo portavoce la Lega e soprattutto Salvini. Tanto che Berlusconi non la cita neppure: difficile credere che nelle dieci pagine del suo discorso non ci fosse spazio per parlarne. La sua dimenticanza diventa pertanto un caso e l'incognita resta legata alle posizioni dei tre presidenti di regione azzurri Vito Bardi, Donato Toma e Roberto Occhiuto, rispettivamente governatori di Basilicata, Molise e Calabria.
In ultimo, Berlusconi è tornato a parlare anche della Russia, dopo le discusse dichiarazioni sulla guerra in Ucraina. Le parole del Cav. sono infarcite di rammarico: “Sono angosciato per i rapporti con la Russia. Io avevo cercato di convincere Putin a entrare nella nostra Europa. Non ci sono riuscito”.
Antifascismo per definizione
Parlare di patria è paccottiglia nostalgica e un po' fascista? Non proprio
cortocircuiti Nimby