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L'analisi

Obbligo di Pos e marcia indietro del governo. E ora cosa succede?

Leonzio Rizzo

Le misure adottate da Meloni potrebbero prendere la forma di un credito d'imposta. Ma il risultato sarebbe comunque lontano da quello che si era prospettato abolendo il vincolo di accettare pagamenti digitali sotto i 60 euro

Dopo la marcia indietro del governo sulla norma che prevedeva la possibilità di rifiutare il pagamento con Pos per transazioni sotto i 60 euro, nella legge di Bilancio ai commi 385-387 si prevede di istituire un tavolo permanente per limitare l’incidenza dei costi delle commissioni sulle transazioni sotto i 30 euro per imprese con fatturato inferiore a 400 mila euro. Se entro la fine di marzo non verrà definito un livello dei costi equo e trasparente, è previsto un contributo straordinario pari al 50 per cento degli utili derivanti dalle commissioni per transazioni inferiori a 30 euro, pagate da tutte le imprese, comprese quelle con fatturato superiore a 400 mila euro. Tale contributo forma un apposito fondo destinato a misure dirette a contenere l’incidenza dei costi per transazioni inferiori a 30 euro a carico di imprese, i cui ricavi non sono superiori a 400 mila euro. Le misure potrebbero prendere la forma di un credito d’imposta, come proposto da queste colonne il 15 dicembre 2022.

E’ evidente come questa nuova formulazione porti comunque a un risultato distante da quello che si era prospettato con l’abolizione dell’obbligo di utilizzo del Pos per transazioni sotto i 60 euro. In tal caso, infatti, ci sarebbe stata la possibilità per gli esercenti di non pagare integralmente le commissioni per transazioni sotto i 60 euro. Ora invece rimane il pagamento delle commissioni per le transazioni tra i 30 e 60 euro e si ipotizza una mitigazione dei costi per i pagamenti sotto i 30 euro. In quest’ultimo caso non è chiaro se il governo intenda rimborsare interamente le commissioni o solo in parte, nel caso in cui al tavolo permanente non si raggiunga un accordo. Il rimborso sembra essere qundi solo l’ultima ratio nel caso in cui con il tavolo permanente non si riuscisse a stabilire un costo equo e trasparente per l’utilizzo del Pos, che implicherebbe comunque il pagamento di una commissione anche per transazioni inferiori a 30 euro.

Quanto potrebbe costare il rimborso delle commissioni nel caso in cui non si arrivi a un accordo? Secondo i dati dell’Osservatorio Innovative Payments relativi al primo semestre del 2022, ipotizzando che vengano replicati anche nel secondo semestre, l’ammontare di transazioni annue sotto i 30 euro sarebbe pari a 39,3 miliardi di euro. Se applichiamo la commissione media in Italia (dato Abi) di 1,1 per cento si ottengono commissioni per 432 milioni di euro. Poiché le imprese sotto i 400 mila euro di fatturato sono pari al 76,8 per cento del totale, possiamo in prima approssimazione dire che le commissioni potenzialmente rimborsabili sono pari a 332 milioni di euro.

Anche se il totale delle commissioni (432 milioni) per transazioni sotto i 30 euro fosse considerato tutto utile, lo stato, applicando il 50 per cento ricaverebbe 216 milioni. Questi non sarebbero sufficienti a rimborsare per intero le commissioni sotto i 30 euro alle imprese con fatturato inferiore a 400 mila euro. Nel caso in cui si fosse deciso di rimborsare le commissioni sotto i 60 euro per imprese con fatturato sotto i 400 mila euro il costo sarebbe stato ancora più alto e pari a 750 milioni e il contributo straordinario sarebbe stato pari a 489 milioni. Per l’integrale finanziamento delle commissioni sarebbe mancato un importo ancora più elevato che nel caso delle transazioni sotto i 30 euro. 

Ci si è quindi resi conto che il rimborso delle commissioni, tale da avere lo stesso effetto della norma iniziale sull’abolizione dell’obbligo di Pos sotto i 60 euro, avrebbe avuto un costo importante e si è optato per una norma che, solo in ultima istanza, implica un rimborso per commissioni sulle transazioni inferiori a 30 euro (la metà dei 60 euro inziali relativi all’abolizione dell’obbligo di Pos) e in teoria anche parziale. Questo costo ora risulta evidente in quanto potrebbe implicare un esborso per lo stato. Nel caso dell’abolizione dell’obbligo di Pos il costo era meno immediatamente visibile in quanto relativo all’evasione che avrebbe implicato la norma, se approvata, come documentato da queste colonne il 15 dicembre 2022.

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