Il caso

E' la sera del discorso di Mattarella, ecco l'alfabeto quirinalizio

Simone Canettieri

Costituzione, Europa, giovani, ma anche guerra e pace. Le parole del capo dello stato e due incognite ancora da sciogliere. A partire dal richiamo al Covid e ai vaccini

 Ieri è toccato alla premier Meloni fare il discorso di fine anno con l’escamotage social degli appunti di Giorgia (“il 2023 sarà un anno di vittorie e di ripresa”), stasera alle 20.30 sarà la volta del capo dello Stato, come da abitudine. Quindici minuti, in piedi.  Sullo sfondo, una porzione dell’ala neoclassica del Quirinale. Eccoci all’ottava volta di Sergio Mattarella, la prima del suo secondo mandato.  L’incipit dell’intervento accennerà proprio alla rielezione, avvenuta lo scorso fine gennaio per acclamazione, senza però scudisciate al Parlamento (ora rinnovato e ristretto) che non riuscì a convergere su un altro nome. Di fatto, Mattarella il 31 dicembre 2021 iniziò il suo discorso così: “Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente”. E’ andata in maniera diversa, ed ecco l’alfabeto quirinalizio di questa sera. 

 

Ci sarà spazio ed evidenza per la C di Costituzione, intesa anche come A di àncora e B di bussola, che il primo gennaio festeggia i settantacinque anni dalla sua entrata in vigore. E poi certo la E di Europa, nell’accezione di D come destino comune e di P come unica prospettiva, nonostante gli scandali che la stanno squassando in queste ultime settimane. L’Europa come comunità di intenti. L’asse del discorso sarà poggiato sui giovani e dunque sul futuro. Mattarella, che fu anche ministro della Difesa, parlerà in maniera netta della guerra in Ucraina. Senza tralasciare la P di pace, ma con una sottolineatura: rimane certo l’obiettivo da perseguire e da realizzare nel 2023 purché sia sempre chiara la distinzione fra aggredito e aggressore. Cioè, personalizzando, fra Zelensky e Putin. Le parole sulla guerra faranno discendere tutte le conseguenze a cui gli italiani stanno facendo fronte ormai da mesi: la crisi, il rischio dell’inflazione, il boom delle bollette energetiche. Insomma i sacrifici, ma anche le sfide di indipendenza dal gas russo.

 

Non sono previsti, invece, passaggi diretti sul governo Meloni che si è insediato da poco più di due mesi e nemmeno sul Parlamento, uscito dalle ultime elezioni. Al momento ballano due incognite. La prima riguarda il Covid: il presidente si è da poco negativizzato e soprattutto il virus è tornato, via Cina, a mettere in apprensione l’Italia e l’Europa. Chissà dunque se ci sarà spazio per un appello legato all’importanza dei vaccini, visto che il capo dello stato non ebbe problemi a farsi immortalare in fila allo Spallanzani in attesa della sua dose. Un richiamo sull’importanza dei vaccini potrebbe spronare l’esecutivo, finora abbastanza timido sull’argomento, come dimostrato in conferenza stampa proprio da Meloni. 

 

Infine, l’ultima incognita riguarda le condizioni del papa emerito Benedetto XVI che stanno tenendo in angoscia e preghiera la Chiesa. Salvo brutte notizie nelle ultime ore non dovrebbe essere citato, ma il tema è ancora oggetto di riflessione.

 

Tutto pronto dunque per questi quindici minuti tanto attesi e trasmessi a reti unificate. Tra le righe ci saranno appunti per Giorgia?
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.